Operation Smile e Marina Militare a Taranto per donare nuovi sorrisi


di PIERO CHIMENTI - La Onlus Operations Smile, che è attiva con 5000 volontari nei 60 Paesi in tutto il mondo, svolge la sua attività in Italia dal 2000 con 120 volontari composti da anestesisti, chirurghi selezionati. In occasione dell'iniziativa "Un mare di sorrisi", ha rinnovato la collaborazione con la Marina Militare, nata ad Haiti nel 2010 durante l'operazione "White Crane".

La portaerei Cavour, attraccata nella Stazione Navale Mar Grande di Taranto, ha ospitato l'equipe medica della Onlus per operare, grazie alla sala operatoria in dotazione a suo intero, i bambini pugliesi affetti da labio palatoschisi, mentre a causa di un'infiammazione alla gola è stata rinviata l'operazione al piccolo abruzzese.

Dal 2013 la nave ha ospitato circa 160 visite a piccoli pazienti per 80 operazioni chirurgiche, mentre prima di tale data, lo staff del dott. Scopelliti, vice presidente della Onlus e chirurgo maxillo-facciale primario dell'Ospedale Filippo Neri di Roma, operava in case di cura private convenzionate.

Di recente la Marina Militare ha 'raddoppiato' il suo impegno per curare i piccoli pazienti, mettendo a disposizione anche la sala operatoria della nave Etna. La tensione che si respirava nella sala d'aspetto della nave da parte dei familiari del piccolo sotto i ferri si è trasformata in commozione quando ha fatto capolino il chirurgo che col suo staff a comunicare il buon esito dell'operazione per poi dedicarsi insieme all'Ammiraglio di Squadra Donato Marzano, Comandante in Capo della Squadra Navale, a rispondere alle nostre domande. A rispondere per primo è stato l'Ammiraglio:

Quanto ha contribuito il vostro sodalizio con Operation Smile per 'avvicinare' la Marina militare alla gente comune?

Operations Smile è sicuramente un centro d'eccellenza del settore. E' un'attività in cui noi crediamo e questa, assieme a tutte le attività operativa che i nostri uomini e donne conducono nei vari mari del mondo, avvicinano i cittadini con le stellette ai cittadini che le stellette non le hanno.

Per quale motivo il terremoto di Haiti del 2010 ha suscitato l''esigenza' di stringere una stretta cooperazione con Operations Smile?

Ci siamo trovati sul campo ad operare insieme. In particolare ad Haiti abbiamo operato insieme, loro già c'erano, mentre noi siamo arrivati con altre organizzazioni internazionali ed è nata questa collaborazione che prosegue da allora; quindi è stato l'evento, è stata l'esigenza che c'ha consentito di conoscerci, stimarci e lavorare insieme.

Il dottor Scopelliti ha risposto ai seguenti quesiti:

Con quale criterio, se c'è, viene data la priorità dei piccoli pazienti da operare per risolvere per sempre il problema della labiopalatoschisi?

Il programma si rivolge a bambini con malformazioni del volto, quindi hanno priorità i bambini piccoli con malformazioni gravi che, se operati in maniera corretta, crescendo non avranno neanche memoria della malformazione. Naturalmente non possiamo curare solo i bambini, perché la realtà che incontriamo normalmente sono bambini con esiti, cioé adulti che portano ancora i segni di malformazioni corrette ma non seguite adeguatamente nello sviluppo. Sottolineo che una malformazione pediatrica presenta dalla nascita bisogna seguirla fino alla fine dello sviluppo. Molti interventi che non vengono fatti in maniera adeguata o nei tempi giusti, in momenti particolari della crescita, non dico solo gli interventi chirurgico ma dico anche di ortodonzia, ortopedia facciale, logopedia, vengono posizionati strategicamente in momenti particolari, in cui la crescita necessita di un intervento correttivo. E' una patologia pediatrica, ma anche una patologia dell'adulto, quindi il centro d'eccellenza che noi proponiamo non si occupa solo di 'riparare' il difetto che si presenta dalla nascita, ma che si propone di seguire il bambino fino allo sviluppo con tutte le conseguenze che la malformazione determina a carico della fonazione, della masticazione non ultimo l'aspetto estetico finale del volto.

Con il numero crescente di adozioni ed immigrati, Operations Smile come si è organizzata per rispondere al meglio ai problemi dei piccoli pazienti?

Noi siamo già presenti sul territorio italiano nella realtà di Milano con la 'Smile House', un connubio tra l'ospedale San Paolo e Operations Smile, che ha consentito di dare maggior assistenza numerica ma anche maggiore qualità con questo obiettivo di seguire i bambini. Molti di questi programmi sono legati alle relazioni internazionali, che sono rese più facili qualora si accetti un bambino con una malformazione e ciò ha generato un aumento dell'incidenza anche nel nostro Paese. Noi ne abbiamo osservati tanti, e molti di questi bambini sono stati operati su questa nave, molti di questi bambini che oggi possono godere di un sorriso appieno.

Quali nuovi obiettivi si prefissa Operations Smile?

Abbiamo un programma vastissimo: in primis perché facciamo parte di un'organizzazione internazionale, quindi diamo un contributo con i nostri volontari nella realizzazione delle attività nei 77 Paesi, quindi siamo iper attivi come gruppo che viaggia verso l'estero, ma soprattutto abbiamo deciso da diversi anni di fare investimenti sul territorio italiano proprio perché questo problema, appunto, dell'assistenza pediatrica e non pediatrica rappresentava per noi una differenza dal punto di vista del trattamento dell'applicazione dei protocolli rispetto ad altri Paesi meno evoluti del nostro, quindi il nostro impegno parte dal nostro progetto Smile House che vede per prima Milano e seguirà poi Roma, con lo stesso modello organizzativo, presso il San Filippo Neri; ma anche qui nell'Ospedale militare di Taranto c'è un progetto che consentirà di aprire un ambulatorio multidisciplinare e avere quindi nave Cavour o nave Etna a disposizione e le Forze armate, con la Marina in particolare al nostro fianco, rappresenta per noi l'idea della continuità. Questo per noi è un progetto che ha dimostrato nel tempo, essendo ormai datato quasi 4 anni, che non era un evento meramente mediatico. Noi lo stiamo continuando ad utilizzare con l'idea che sia un progetto destinato a continuare.

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