di VITTORIO POLITO - Ricorre il 6 dicembre la festa di San Nicola, la più importante ricorrenza per i baresi. Infatti, dall’alba la città si affolla di devoti e curiosi che si recano alla Basilica per assistere alle Sante Messe, che si celebrano numerose, e si concludono con una solenne cerimonia presieduta solitamente dall’Arcivescovo di Bari. Moltissime anche le giovani in cerca del loro “principe azzurro” che, nel solco della tradizione nicolaiana, che vede il Santo attento alla sorte delle fanciulle, la Basilica dona per l’occasione la dote maritale ad alcune ragazze povere della città vecchia.
La ricorrenza di dicembre è sentita soprattutto nei paesi del Nord Europa, dove la figura del Santo, in seguito alla Riforma protestante del XVI secolo, si identifica con quella di “Santa Claus”.
L’anniversario della Traslazione è celebrato particolarmente nel mondo russo-ortodosso. San Nicola è considerato anche il protettore dei bambini, forse per il noto miracolo dei tre piccoli ragazzi che il Santo salvò dall’oste malvagio.
La storia del Santo di Mira è anche ricca di aneddoti e mi piace ricordarne uno in particolare, con l’aiuto di Vito Maurogiovanni, riportato nel suo libro “Cantata per una città ” (Levante Editori). Molti anni fa fu deciso il restauro della statua ed il compito fu affidato al pittore barese Umberto Colonna. La statua lignea fu portata di sera, sempre avvolta nei suoi paramenti, nello studio dell’artista, il quale accertò che l’imponente immagine si riduceva nella magnifica testa, realizzata nel 1794 da Giovanni Corsi, magistralmente scolpita con la maestosità di un pensatore o filosofo greco e a due splendide mani. Ogni sera Colonna ed i familiari, di fronte alla statua, recitavano il Rosario, ma il maestro non riusciva a dormire, dal momento che San Nicola era ‘accampato’ nella sua casa, ove fuori facevano buona guardia i carabinieri. I Domenicani, invece, seguivano attentamente i lavori, intanto che il vecchio pittore dava nuovo lustro alla scultura di uno dei Santi più noti in questo e nell’altro mondo.
Anche le tre palle raffigurate nelle immagini del Vescovo di Mira, sono in realtà tre sfere, simboli delle borse donate a tre ragazze in procinto di essere prostituite e salvate da quel provvidenziale intervento che peraltro pare sia autenticamente avvenuto.
Padre Gerardo Cioffari o.p., il noto storico della Basilica barese, in una nota pubblicata su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 9 maggio 2005, ricorda tre miracoli di San Nicola legati al mare. Il primo si riferisce a dei naviganti sorpresi da una tempesta e che invocano San Nicola, il quale appare improvvisamente e, «rapido soccorritore» precipitandosi ad aiutarli portandoli sicuri nel porto; il secondo miracolo avviene in tempo di carestia. San Nicola convinse alcuni capitani di navi che trasportavano grano da Alessandria a Costantinopoli, a lasciarne un po’ nel porto di Mira salvando così molte persone dalla fame. Ma le navi al loro arrivo a Costantinopoli, dopo un controllo, recavano lo stesso quantitativo di grano caricato ad Alessandria. Il terzo miracolo avviene dopo la morte del Santo. La sua tomba diviene meta di pellegrinaggi per la devozione e per portare a casa la Santa Manna (myron). Uno dei diavoli da lui scacciato quando abbatté il tempio di Artemide, vuole vendicarsi e così sotto le sembianze di una devota vecchietta consegna un vasetto d’olio ad un pellegrino, chiedendogli di ungerne le pareti della Chiesa di San Nicola. Durante la traversata Nicola convinse il pellegrino a gettare in acqua il vasetto d’olio malefico. E l’olio appena toccata l’acqua scatena una terribile tempesta con alte fiamme che lambiscono la nave. Invocato dai naviganti, il Santo appare e calma la tempesta, rivelando come li ha liberati dal diabolico maleficio.
Forse anche Bari è stata sede di un miracolo di San Nicola. Infatti, l’8 maggio 2003, alcune imbarcazioni che assistevano alla tradizionale processione in mare, furono colpite, per un incidente, dagli spari dei fuochi pirotecnici e si capovolsero, mentre altri si gettarono in mare. Ci furono solo una trentina di feriti e nessuna vittima. L’immagine allegata, che rappresenta l’evento, è sistemata su un palazzo di via Venezia, la strada che sovrasta la Muraglia nei pressi del Fortino.
Sta di fatto che le sue azioni di “campione” della cristianità – come sostiene Vito Maurogiovanni – i miti e le leggende legate al suo nome sono così fortemente radicate nella tradizione, nell’arte, nelle scritture tramandate per cui anche il narratore dei giorni nostri non può sfuggire ai fervorosi racconti che, da secoli, si accumulano sul Santo così caro agli uomini d’Oriente e d’Occidente.
Ma al di là di curiosità e leggende sta di fatto che Bari, nella sua triplice dimensione di città ecumenica, europea e mediterranea, reca nella sua storia i tratti del sovrapporsi di molteplici civiltà e culture identificando il suo destino in quello di San Nicola, “che ha illuminato il cuore di milioni di fedeli d’Oriente e d’Occidente”, quale simbolo di pace e di riconciliazione fra gli uomini e segno di unità nella chiesa. Insomma un Santo universale.
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