Le aziende tornano a crescere in provincia di Lecce

LECCE - Le aziende tornano a crescere in provincia di Lecce. A conferma che la recessione sembra ormai alle spalle. Si contavano 72.694 imprese a fine giugno (secondo trimestre 2017); poi 72.979 a fine settembre (terzo trimestre) e 73.078 al 31 dicembre scorso.

A parte l’analisi sul trend di crescita, l’Osservatorio economico di Davide Stasi ha condotto un’indagine sull’incidenza dei settori maggiormente rappresentativi (agricoltura, manifatturiero, costruzioni, commercio e turismo) nei Comuni della provincia di Lecce. Sono state stilate cinque graduatorie, una per ciascun comparto.

L’agricoltura caratterizza il tessuto economico della provincia di Lecce per il 12,5 per cento, come media (9.107 su 73.078). In particolare, a Cannole incide per il 47,2 per cento (110 aziende agricole sul totale di 233); a Leverano per il 41,7 per cento (679 su 1.628); a Carpignano Salentino per il 41,3 per cento (161 su 390); a Giurdignano per il 39,9 per cento (77 su 193); a Giuggianello per il 36,9 per cento (38 su 103); a Vernole per il 36,5 per cento (218 su 598). In fondo alla speciale classifica si trova Sogliano Cavour con il 3,8 per cento (11 su 289).

Le attività manifatturiere sono 6.391 e rappresentano l’8,7 per cento del dato complessivo. In dettaglio, a Seclì incidono per il 24,2 per cento (43 su 178); a San Cassiano per il 19,6 per cento (32 su 163); a Melissano per il 19,3 per cento (138 a 715); a Melpignano per il 16,8 per cento (35 su 208); a Miggiano per il 16,7 per cento (41 su 246); a Tiggiano per il 16,5 per cento (40 su 243).

Il settore delle costruzioni corrisponde al 13,9 per cento del totale (10.139 su 73.078). I Comuni dove si registra una maggiore incidenza sono Muro Leccese: 102 aziende su 342, pari al 29,8 per cento. Seguono Neviano con il 27 per cento (99 attività edili su 367); Martignano con il 26 per cento (33 su 127); Aradeo con il 24,8 per cento (182 su 735); anche Castrì con il 24,8 per cento (54 su 218); Montesano Salentino con il 24,5 per cento (47 su 192).

Sono circa un terzo le attività commerciali (per la precisione, 22.574 ovvero il 30,9 per cento). Le percentuali più elevate si registrano a Castrignano de’ Greci con il 44,5 per cento (142 su 319); a Novoli con il 42,9 per cento (295 su 687); a Spongano con il 41,7 per cento (120 su 288); a Galatone con il 40,9 per cento (550 su 1.345); a Cavallino con il 40,8 per cento (388 su 950); a Poggiardo con il 38,2 per cento (195 su 510).

Le attività di alloggio e ristorazione che rispecchiano una porzione importante dell’offerta turistica sono 5.866, pari all’8 per cento del totale. La regina è Castro con il 23,6 per cento (42 su 178). Seguono Otranto con il 21,2 per cento (191 su 903); Porto Cesareo con il 21 per cento (158 su 751); Santa Cesarea Terme con il 20,1 per cento (50 su 249); Gallipoli con il 18,2 per cento (339 su 1.859); Castrignano del Capo con il 17,3 per cento (74 su 427); Melendugno con il 15 per cento (154 su 1.030).

«Ecco quali sono i Comuni a maggiore vocazione agricola, manifatturiera, commerciale e turistica», spiega Davide Stasi. «Grazie a questi “numeri” è possibile comprendere dove si registra una maggiore incidenza di un particolare settore e magari orientare le politiche a sostegno della nostra economia». Si tratta di «una “fotografia” nitida e dettagliata delle attività avviate in provincia di Lecce. Ne emerge, ancora una volta, un territorio che mantiene la propria vocazione imprenditoriale, la propensione a mettersi in proprio, in gioco, a scommettere su talento e passione. Tutto questo fa nascere una nuova impresa, con la speranza in un futuro di sviluppo e crescita. Non mancano, però, gli ostacoli che rallentano o fermano proprio l’agognata ripresa economica», sottolinea. «La vitalità imprenditoriale, infatti, si scontra contro numerosi adempimenti e tante inefficienze: dalla burocrazia alla tassazione, dalle infrastrutture ai servizi pubblici».

A questa prima indagine sull’incidenza dei principali settori, ne seguiranno altre monotematiche su capitale sociale, valore della produzione e numero di addetti. «L’economia – ricorda Stasi – ha attraversato un periodo difficilissimo che ha portato ad una crisi economica e sociale, senza precedenti, che ha fatto vacillare le certezze, generando e diffondendo depressione e disorientamento negli imprenditori, nei lavoratori, nelle famiglie. Ora, finalmente, alcuni indicatori economici iniziano a dare segnali di ripresa».

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