I Decibel (intervista): "La musica? È un sottofondo per chi la ascolta è una rivalsa sociale per chi la suona"

di NICOLA RICCHITELLI - E’ uscito lo scorso 16 febbraio “L'ANTICRISTO” - dopo la fortunata esperienza del 2017, con l'album Noblesse Oblige – il nuovo album de I Decibel. Un album che così come tengono a sottolineare nell’intervista rilasciata al Giornale di Puglia: «… è realizzato in una maniera unica: abbiamo suonato le canzoni…quando ci siamo ritenuti soddisfatti abbiamo cominciato a registrarle senza sovra incisioni. Oggi è un metodo rivoluzionario», ma è soprattutto un album – stando al giudizio di chi ha avuto modo di ascoltarlo – destinato a cambiare il cammino del rock italiano.

Nel nuovo lavoro della band milanese - formata da Silvio Capeccia e Fulvio Muzio e capitanata dall’inossidabile Enrico Ruggeri – è contenuto il brano con cui il I Decibel sono tornati a Sanremo dopo trentotto anni, “Lettera dal Duca”: «…il pretesto narrativo è un'immaginaria missiva scritta al mondo da David Bowie, maestro di autonomia artistica capace sempre di elevarsi al di sopra delle miserie artistiche di questi poveri tempi», il cui video è stato girato proprio a Berlino così come spiega la band: «L'avventura di "Lettera dal Duca" non poteva che partire da Berlino, dove i Decibel sono approdati per girare il video della canzone, con la regia di Giacomo Triglia. I mitici Hansa Studios, a due passi dal punto nel quale passava il muro, dove David Bowie scrisse e registrò Heroes e le canzoni della "trilogia berlinese" sono stati il punto di partenza per un "corto" nel quale la band si muove nella parte est della città, tra vecchi fantasmi e nuove suggestioni.»

Nella copertina de “L’ANTICRISTO” Silvio Capeccia, Fulvio Muzio ed Enrico Ruggeri appaiono come tre manager in un futuro apocalittico: hanno gli occhi da rettile e l'aria di chi sta manovrando occultamente i destini dell'umanità.

Ragazzi, perché I Decibel sono ritornati insieme?
R: «Era da tempo che pensavamo a una reunion ma avevamo paura di non essere all'altezza dei primi due album "storici". Quando i nostri collaboratori ci hanno giurato che eravamo andati ben oltre abbiamo cominciato a pubblicare il materiale».

Che effetto vi ha fatto ritrovarvi uno dinanzi all’altro dopo tanti anni?
R: «Non ci eravamo mai persi di vista. Certo tornare sul palco è tutta un'altra cosa...».

Che effetto vi ha fatto rivedervi sul palco dell’Ariston dopo più di trentacinque anni – anche se a dire il vero un primo ritorno avvenne nel 2010 – in quel tempo cantavate ad una certa contessa. In questa occasione è un Duca che scrive? 
R: «Il palco dell'Ariston non ci provoca particolare emozione, ma naturalmente il Festival è stato un momento chiave per la diffusione dei nostri nuovi progetti».

Come nasce ”Lettera dal Duca”?
R: «"Lettera dal Duca" è una canzone sulla spiritualità e sul distacco dalle cose terrene. Il pretesto narrativo è un'immaginaria missiva scritta al mondo da David Bowie, maestro di autonomia artistica capace sempre di elevarsi al di sopra delle miserie artistiche di questi poveri tempi».

Vi aspettavate il sedicesimo posto?
R:« Ci aspettavamo che la nostra canzone muovesse le coscienze e piacesse a persone di livello superiore».

Come è nata la collaborazione con Midge Ure, celebre frontman degli Ultravox?
R: «Abbiamo puntato il più in alto possibile e siamo stati fortunati: abbiamo mandato il pezzo a Midge e si è dichiarato entusiasta. Sono nate una grande collaborazione e una bella amicizia. Per Enrico è stata una gioia ben superiore ai tanti premi vinti a Sanremo».

Enrico, andare a Sanremo da solo o in gruppo. La differenza più grande?
R: «Al Festival si va sempre in gruppo, non sono mai sceso sotto alle 10 persone, tra collaboratori, promoter e manager. Cambia solo il numero di persone che per tre minuti salgono sul palco».

Andiamo al vostro ultimo album di inediti, “L’Anticristo”. Qualcuno lo ha definito un lavoro destinato a segnare il cammino del rock italiano. Cosa raccontate e di cosa parlate in questo vostro ultimo lavoro?
R: «"L'Anticristo" è un album realizzato in una maniera unica: abbiamo suonato le canzoni nel mio studio, quando ci siamo ritenuti soddisfatti abbiamo cominciato a registrarle senza sovra incisioni. Oggi è un metodo rivoluzionario».

Come è cambiata la musica rispetto ai vostri esordi?
R: «Oggi la musica è un sottofondo per chi la ascolta è una rivalsa sociale per chi la suona. Quando noi frequentavamo le cantine milanesi nessuno pensava "spero di diventare ricco e famoso": volevamo solo esprimere la nostra creatività».

E il rock? Il punk? Cosa è rimasto new wave?   
R: «Il rock oggi è un'elite. Il fatto che ad Enrico abbiano conferito una cattedra al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano (uno degli atenei migliori al mondo) dimostra che il rock è la musica classica stanno da una parte e il pop di facile ascolto dall'altra».

Chiudiamo con la tournée. Quali città toccherà e vi chiedo se avremo modo di vedervi prossimamente anche in Puglia?
R: «Speriamo di venire presto nella vostra bellissima regione. Dipenderà dalla bravura e dal livello dei vostri organizzatori locali».

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