Facebook, algoritmi e politica: quali rischi corriamo?

Può veramente Facebook ed il suo algoritmo in base alla quale ci vengono visualizzati o meno post sul nostro account davvero essere un pericolo per la democrazia? La nostra privacy è davvero in pericolo se siamo iscritti ai social?

Ad entrambe le domande, dispiace dirlo, la risposta non può che essere affermativa. Ma attenzione, non confondeteci per catastrofisti perché così non è. Come per ogni altro strumento tecnico o tecnologico, anche Facebook e gli altri social bisogna saperli usare e con la giusta consapevolezza e conoscenza possono essere del tutto innocui e trasformarsi in risorse utili.

Insomma, noi sappiamo che se tocchiamo il motore di una macchina accesa ci scotteremo ma se invece rimarremo tranquilli al volante non ci accadrà nulla e riusciremo a percorrere distanze che senza auto sarebbero impensabili.

Il tutto può essere facilmente traslato all'utilizzo dei social network. Facebook e compagnia se utilizzati nel verso giusto possono essere utilissimi, divertenti, dando modo di metterci in contatto simultaneamente con tantissime persone, magari di cui condividiamo gusti musicali, culturali o semplicemente la stessa passione calcistica.

Al tempo stesso però dobbiamo anche considerare Facebook come una piazza virtuale più o meno pubblica. Se terrete ad esempio il vostro profilo aperto a tutti e avete messo un like ad una delle tante pagine della SNAI sappiate che questa informazione rimarrà in memoria e che può venire a conoscenza di qualsiasi persona al mondo.

Le informazioni di miliardi di persone vengono registrate da Facebook che sanno quali sono i trend del momento, i gusti di ogni singola persona in ogni campo, proponendogli sempre pubblicità ad hoc ovviamente per aiutare gli inserzionisti a vendere. Niente di male, la pubblicità è l'anima del commercio. Però poi si scopre che un'altra società, Cambridge Analytica, tramite una app ha raccolto dati di milioni di utenti per comprendere aspettative e desideri con cui conquistarli in campagna elettorale ed aiutare i candidati che si rivolgevano a questa società.

Pur essendoci molte voci contrastanti su questo episodio in merito alla precisione dei dati acquisiti ed al livello di violazione della privacy raggiunta, di certo Facebook ha subito un colpo molto forte, presentando subito pubbliche scuse e prendendo l'impegno di migliorare la sicurezza dei dati dei propri utenti.

Rimanendo in tema di spot però forse prevenire è meglio che curare e dunque utilizzare i social network con la giusta prospettiva, ricordandosi sempre che, se pur materialmente si è di fronte ad uno schermo da soli, in realtà quella è una finestra del nostro io che apriamo al mondo, allora sarà opportuno dosare con la giusta moderazione le nostre parole ed i nostri commenti.

Spesso sui social network ci si sente come a casa. La metafora migliore invece, secondo la nostra opinione, è quella di sentirsi come in una piazza dove, se non siamo in uno stato alterato, non ci metteremo ad esempio ad imprecare in modo volgare contro questo e quello. Prendiamo dunque Facebook come una nuova piazza virtuale dove tutelare la nostra privacy e magari anche il buon gusto ed il rispetto degli altri.

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