Laura Adriani (intervista):"La mia svolta artistica? La devo a Giuseppe Piccioni, mi ha fatto ricordare perché amo così tanto quest’arte"

di NICOLA RICCHITELLI - La nostra prima chiacchierata con la bella attrice romana avvenne precisamente sette anni fa, erano gli anni di Miriam e della fortunata serie de i “I Cesaroni”: «… li ricordo con grande tenerezza. Ero ancora molto inconsapevole di chi fossi e di cosa stessi facendo. È stato un periodo bello, sicuramente… a volte becco in giro per Roma Matteo Branciamore, sono andata a vedere Giulia Luzi a teatro con Romeo e Giulietta, ho visto diversi spettacoli di Elda Alvigini, Daniele La Leggia è il mio migliore amico quindi ci vediamo e sentiamo molto spesso... insomma sono rapporti che non finiscono mai. Abbiamo girato per tanto tempo insieme e c’è qualcosa che ci legherà sempre. Un periodo di vita, che nessuno di noi scorderà».

https://www.giornaledipuglia.com/2011/09/un-saluto-da-giornale-di-puglia-laura.html

Ne è passata di acqua sotto i ponti per Laura Adriani - nonostante la sua giovane età - dall’esordio nella miniserie “Caravaggio” nel 2007: «…mi sono sentita immersa in un sogno… non capivo molto bene cosa stesse succedendo, quali fossero i ruoli, stavo lì e cercavo di fare bene la mia parte, di divertirmi, mi sentivo a casa. Sentivo che quello fosse il posto giusto per me…»,  passando per la serie di cui sopra che la fatta conoscere al grande pubblico, e quindi “Tutta colpa di Freud”, “Questi giorni”, “Il colore nascosto delle cose”, vestendo molti ruoli e mettendo piede in svariati set tra cinema e televisione.       

Laura, le tue prime esperienze nel mondo della televisione risalgono a più di dieci anni fa. Che ricordi conservi della tua prima volta su un set? 
R: «La prima volta che sono stata su un set stavo girando “Caravaggio”, con Alessio Boni ed Elena Sofia Ricci. Mi sono sentita immersa in un sogno. Persone che andavano da una parte all’altra, vestiti ovunque, gente che mi prendeva e mi diceva di fare questo e di fare quello. Non capivo molto bene cosa stesse succedendo, quali fossero i ruoli, stavo lì e cercavo di fare bene la mia parte, di divertirmi, mi sentivo a casa. Sentivo che quello fosse il posto giusto per me».

Negli anni hai recitato con grandi attori del cinema e della televisione. Quanto è difficile così giovani ritrovarsi dinanzi a gente così affermata? 
R: «Sicuramente da piccola era molto più difficile. Ero sopraffatta dall’attore adulto. Adesso no. Nonostante provi una grande stima per molti attori con cui lavoro, che siano questi giovani o più grandi, cerco sempre di instaurare un rapporto paritario, altrimenti non posso fare un buon lavoro e, di rimando, neanche loro. Se trovo un attore che stimo cerco di rubare il più possibile, di farmi dare consigli, di creare qualcosa di bello insieme. Questo, per esempio, con Valeria Golino ne “Il colore nascosto delle cose” è stato possibile. E ne sono contentissima».

Dieci anni passati tra cinema e televisione, come sei cambiata in tutto questo tempo?
R: «Sono cambiata tantissimo. E continuo a cambiare continuamente. Probabilmente non la smetterò mai, è un vizio. Cerco sempre qualcosa di più, di capire di più, di andare a fondo, di fare esperienze nuove, di non lasciare che la vita scorra, ma di viverla e goderne ogni giorno. Il mio lavoro mi ha cambiata tanto, come anche i miei studi e il percorso di psicoanalisi che ho fatto da adolescente, ma soprattutto ciò che mi cambia sono le persone, i rapporti, il confrontarsi negli occhi dell’altro».

Un diploma con tanto di 100/100 come voto finale. Come sei riuscita a conciliare studio e recitazione?
R: «Basta organizzarsi, volerlo, e capire quando si ha bisogno di una pausa, di rilassarsi. Bisogna rispettarsi sempre. Questo l’ho imparato con lo yoga. Bisogna cercare di superare i propri limiti, sì, ma nel rispetto di se stessi, del proprio corpo, della propria mente, perchè altrimenti non è più qualcosa che ci fa del bene, ma solo del male».

Quindi la scelta di iscriversi a Psicologia, come mai questa scelta? “E’ tutta colpa di Freud”?
R: «È sempre colpa di Freud! (ride) In realtà la psicologia è entrata a far parte della mia vita come la recitazione. Mi si è parata davanti e io ho solo dovuto ascoltare me stessa. Quando sento che qualcosa mi piace, che mi fa stare bene, che è come se facesse parte di me da sempre, o semplicemente è un mezzo attraverso il quale riesco ad esprimere ciò che sento dentro, non posso che perseguirlo. E così ho fatto. E continuo a fare, con l’arte, le persone, lo sport, le esperienze della vita in generale».

Possiamo dire che devi un po’ a Miriam Di Stefano, e quindi ai “I Cesaroni”, la svolta in questo tuo percorso. Cosa ti manca di quegli anni lì?         
R: «Dipende cosa si intende per svolta. Sicuramente è stata una svolta a livello lavorativo, nel senso che non avevo mai fatto una serie così importante con un ruolo da protagonista. Ma la mia svolta artistica la devo a Giuseppe Piccioni. Quando mi ha diretta nel film “Questi giorni” è riuscito a farmi capire cosa vuol dire veramente stare in una scena e viverla, mi ha fatto ricordare perché amo così tanto quest’arte. Da quel film ho molto più chiaro chi sono e cosa voglio dal mio lavoro. Ho vissuto uno dei periodi più felici e intensi della mia vita mentre giravamo. Ogni volta che ci penso c’è un pizzico di malinconia che mi prende il cuore, ma allo stesso tempo c’è un’immensa gratitudine per aver avuto l’opportunità di viverlo. I Cesaroni, invece, li ricordo con grande tenerezza. Ero ancora molto inconsapevole di chi fossi e di cosa stessi facendo. È stato un periodo bello, sicuramente, ma sono contenta di essere cresciuta, sia a livello personale sia a livello artistico».

Capita di risentirti di tanto in tanto con i tuoi ex colleghi che hanno recitato con te sul set de “I Cesaroni”?
R: «Sì, a volte becco in giro per Roma Matteo Branciamore, sono andata a vedere Giulia Luzi a teatro con Romeo e Giulietta, ho visto diversi spettacoli di Elda Alvigini, Daniele La Leggia è il mio migliore amico quindi ci vediamo e sentiamo molto spesso...insomma sono rapporti che non finiscono mai. Abbiamo girato per tanto tempo insieme e c’è qualcosa che ci legherà sempre. Un periodo di vita, che nessuno di noi scorderà».

Laura, da dove nasce il sacro fuoco per la recitazione?
R: «Non lo so, dal mio istinto credo. È la mia natura. Poi sono testarda. Se sento che una cosa è giusta (per me) metto la quinta e vado a prendermela. Questo sicuramente ha aiutato a intraprendere e continuare questo percorso. Sono stata soprattutto fortunata però. Innanzitutto ad avere due genitori splendidi che mi hanno supportata, che non mi hanno mai fatto mancare nulla, dandomi la possibilità di studiare. E fortunata ad essere notata da registi importanti. La fortuna è importante forse tanto quanto il talento nel cinema. O forse nella vita in generale».

Guardandoti indietro puoi dire che ce l’hai fatta? 
R: «A fare cosa? L’attrice? No, cioè non so bene cosa voglia dire farcela. Quando uno ce la fa? Quando fa un bel film? Quando vince un David? Un Oscar? Due Oscar? Penso che nella vita ce la si faccia sempre e non se la si faccia mai allo stesso tempo. Dipende dai punti di vista. Sono grata per aver avuto l’opportunità di fare questo mestiere. Grata di riuscirci a “campare”. Grata di aver lavorato con persone che stimo, di aver partecipato a progetti di cui vado fiera, di aver conosciuto persone fantastiche, di aver vissuto mille emozioni, ma sono una persona molto curiosa e non vedo l’ora di sapere cosa verrà. Pretendo molto da me stessa e spero di migliorare sempre di più, ma soprattutto spero di rispettarmi e di fare ciò che mi piace. Sempre. Non dimentico mai che la vita è solo una».

Laura, il caso Weinstein ha aperto ferite anche nel cinema italiano tu che idea ti sei fatta?
R: «Ci sono tante cose da dire a riguardo, e alcune, come accade spesso, potrebbero essere non capite o fraintese. Quello che io denuncio è l’omertà che ha sempre fatto da sfondo a questi eventi. Penso che una persona che sfrutti il proprio potere per portare a letto una donna, consenziente o meno, sia una persona malata, insicura, che ha bisogno di aiuto. Coloro che sanno e che tacciono sono dei vigliacchi. È l’omertà che bisogna combattere. Dare coraggio ai più deboli, al popolo, questo bisognerebbe fare. E forse questa lotta lo sta facendo, forse no. Non lo so. Sicuramente ad oggi un regista/produttore o altro ci penserà dieci volte prima di abusare di te. E credo che questo sia già un enorme passo in avanti».

Ti è mai capitato di dover rifiutare avances e dover dire di no?
R: «No, non mi è mai stato proposto un ruolo in cambio di sesso. Chiaramente non avrei mai accettato. Penso di valere molto di più della mia vagina. Ma, ripeto, sono stata fortunata nella mia vita. Sono una privilegiata e per questo posso parlare così. Non tutte le donne però vivono la mia stessa situazione. E quindi non mi permetterò mai di giudicare chi invece è stata costretta dalla vita o da se stessa a scendere a questo compromesso».

Quali sono i tuoi prossimi impegni?
R: «A breve comincerò una serie per la Rai e un programma Sky. Non posso dirvi di più al momento!».

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto