Malocchio e fascinazione, antico sapere pugliese

di MARIO CONTINO - La credenza sul “Malocchio” e sulla “Fascinazione” rappresenta uno degli aspetti più suggestivi del folklore italiano, ovviamente anche in Puglia sono vivi i ricordi di tali superstizioni che hanno originato forme di vero e proprio “esorcismo” popolare. É in un misto tra sacro e profano che tali concezioni si originano e danno vita al fenomeno che tutti noi conosciamo, magari per “sentito dire”, per esperienza diretta o semplicemente per cultura folkloristica.

Il progetto “pugliafolklore.it” punta a preservare anche queste antiche usanze, ciò che potrebbe essere studiato (come in effetti lo è) in ambito storico e sociologico, oltre che psicologico e addirittura teosofico.

Cosa sono il “malocchio” e la “Fascinazione”? In entrambi i casi possiamo far riferimento ad una vera e propria maledizione, lanciata volontariamente o involontariamente, in grado di causare danno e sofferenza al malcapitato di turno. Questo ciò che, in linea di massima, ci tramanda il folklore italiano.

I due fenomeni, a dire il vero, spesso vengono confusi, perdono i loro già fragili tratti distintivi, cosicché solo il giudizio delle “guaritrici” sembrerebbe poter sciogliere l'arcano e decretare l'origine del “male” mistico che, sempre secondo il folklore, deriverebbe da una maledizione lanciata attraverso lo sguardo.

Il termine “malocchio” deriva dall'unione di due parole: “Malevolo - Malvagio” e “occhio”. L'occhio malvagio, dunque, rappresenta uno sguardo colmo di invidia e cattiveria che, volontariamente o casualmente, incrocia quello della vittima. Vittima e “iettatore” (termine forse improprio ma abbastanza esplicativo) finiscono per fissarsi negli occhi, anche per pochi minuti, e tanto basta per lanciare il malocchio.

La vittima accuserebbe malessere, nausea, mal di testa continuo e martellante. Un tempo solo l'antico rituale mistico-religioso, tramandato tra le guaritrici di madre in figlia, avrebbe potuto spezzare la maledizione e guarire il malcapitato. Formule che non potremmo definire magiche, ma neppure sarebbe corretto chiamare preghiera, ciò in quanto strutturate mescolando particolari preghiere cristiane (spesso pronunciate nel dialetto locale), ad invocazioni e all'utilizzo di strumenti quali forbici, coltelli, piattini, candele.

Tra sacro e profano, la guaritrice operava il suo rituale e guai a chiamarla maga o fattucchiera, spesso la convinzione generale era quella di operare per volontà divina contro il potere del demonio, che si celava dietro ogni malocchio o fascinazione.

Da Foggia a Santa Maria di Leuca, in tutta la Puglia, come del resto in tutta Italia, tali conoscenze erano rispettate, non solo dal “popolino” ma anche da uomini colti, uomini di scienza che, se pur non inclini a credere nell'effettivo valore medico-terapeutico dei rituali, né nella causa di ciò che oggi forse chiameremmo “cervicalgia”, rispettavano gli anziani e le loro credenze.

Oggi? Oggi tutto è rinnegato, la nostra storia, le nostre tradizioni, le nostre origini, ogni cosa che non rientra nell'ottica del materialismo scientista che assale tutto e tutti, riducendo gli uomini in burattini privi di personalità.

Pochi gli studiosi che si occupano di folklore e antiche tradizioni, pochi e spesso attaccati senza ritegno, da uomini che non sono in grado di riconoscere l'importanza primaria dell'antica cultura alla base della nostra odierna società.

Così oggi se si chiedesse ai giovani, e non solo, cosa pensano del malocchio, questi risponderebbero con una risata, citando maghi, ciarlatani, imbonitori. Nulla di più errato, nulla di più pericoloso che l'ignoranza delle proprie origini.

Sono ancora molte le donne che custodiscono il sapere popolare di un tempo, nascoste, terrorizzate dallo stupido e fastidioso ghigno di chi è pronto a giudicare tutti tranne che se stesso, da chi celandosi dietro linguaggi complessi ed assolutamente decontestualizzati non perde tempo ad additare chi invece dovrebbe essere accompagnato tra i banchi di scuola, per donare ai fanciulli quel pizzico di mistero e magia che la nostra malata società gli ha negato.

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