Dario Vergassola (intervista) in 'Sparla con me': "Nella comicità la malinconia mi ha aiutato"

di PIERO CHIMENTI - La stagione teatrale a Grottaglie è stata chiusa da Dario Vergassola che porta nel Teatro Monticello lo spettacolo 'Sparla con me', in cui il comico ligure parla di sé e del rapporto con le donne, oltre a raccontare vari aspetti della vita, alternando il tutto alle sue canzoni come la celebre 'Non me la danno mai'.

Prima di salire sul palco lo showman spezzino, con la consueta ironia e brillantezza che lo contraddistingue, ci ha parlato del suo spettacolo e della sua mancata carriera da cantante.

'Sparla con me' è stato l'unico libro che ha dato nome ad uno spettacolo teatrale. Come mai questa esigenza di trasposizione sul palcoscenico? 
Perché non sapevo come chiamarlo. Ho fatto 'Parla con me' con la Dandini, e per conoscere la sua età è stato necessario fare il carbonio 14 del Ris di Parma, ma in 'Sparla con me' ho portato in giro le interviste di belle gnocche per poi raccontarle tutte assieme. Adesso ho fatto golem, che non so manco io cosa vuol dire, di roba tutta appiccicata tra canzoncine che manco mi ricordo, battute, robe e racconti. Come dice mia moglie, finché non se ne accorgono, io continuo.

Nello spettacolo ti sei definito 'uomo guado', quanto ti ha aiutato nella comicità? 
L''uomo guado' è quello che porta in giro le donne degli altri, loro le trombano e noi le portiamo in giro, e quindi non mi ha mai aiutato in nulla. Però nella comicità un po' della malinconia degli sfigati mi ha aiutato. Raul Bova non la può raccontare. Una volta ho visto un film in cui Raul Bova faceva quello che tacchina uno in discoteca e lei non ci va perché era goffo, capisci che è un film di fantascienza. A noi che non ce la danno veramente, cantiamo 'Non me la danno mai', e anche se ce la danno non la prendiamo per non deludere i fans che ci sono. Ci aiuta a raccontare le cose che ci succedono e sono cose negative che sono poi diventate positive. Chi è bullizzato nella vita dovrebbe fare uno spettacolo, così prende in giro chi l'ha bullizzato e non va a lavorare.

Hai inciso solo due album nel 1992 (Manovale gentiluomo) e nel 1999 (Lunga vita ai pelandroni) come mai hai deciso di puntare poco nell'ambito discografico?
Perché non funzionava bene. Quando devi fare discografia, io essendo molto pigro non so mai cosa fare realmente. Il primo album era piaciuto, quindi il secondo disco è stato il Meglio di..., però il fatto che non ne abbia venduti, anche se la gente è venuta in teatro per sentirli dopo vent'anni, è significativo. Se invece questi album avessero avuto successo, come i personaggi straordinari come Pupo, la gente non sarebbe venuta più a sentirmi perché li aveva già comprati. Sono costretti così a venirmi a vedere per ascoltare le cazzate, pensa un po' come siamo ridotti, è un po' come uno spaccio di canzonettaro porta a porta, per non citare Vespa.

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