Elio e le Storie Tese (intervista): "Siamo l'unico gruppo al mondo a fare una tournée dopo esserci sciolti"

di ALESSANDRO NARDELLI - Oggi sul Giornale di Puglia gli Elio e le Storie Tese, una band che ha fatto la storia della musica italiana. Di fatto si può dire che con il brano “La Terra dei Cachi”, portato a Sanremo nel 1996, la band milanese ha aperto la strada a tutti quei gruppi che forse mai avrebbero immaginato di avvicinarsi al sacro palco sanremese. Parliamo dei Marlene Kuntz, degli Afterhours e non ultimo Lo Stato Sociale.

D:  Elio, come ci si sente ad essere stati dei precursori di un genere che voi definireste in che modo?
R: Non si può dire che le band citate frequentino il nostro stesso genere. Oltretutto noi non abbiamo genere, siamo musicisti a 360°, e anche a 361°, nel senso che siamo sperimentatori, ci piace esagerare. Però è vero che abbiamo mostrato a persone che non avrebbero mai pensato di farlo che era possibile presentarsi al Festival in un altro modo, rompendo le barriere che fino a quell’epoca c’erano.

D: A giugno gli Elio e le Storie Tese si sciolgono definitivamente (per la tristezza di chi intervista). Qual è stato il percorso che vi ha portato a maturare questa decisione?
R: Innanzitutto devo precisare che noi ci siamo già sciolti il 19 di Dicembre del 2017, con l’indimenticabile concerto del Forum di Assago, che proprio perché non ha soddisfatto la grandissima quantità di persone che volevano presenziare, ha causato l’organizzazione di un tour. Stiamo facendo questa tournée da ex Elio e le Storie Tese, da gruppo sciolto, e anche questo è un motivo di interesse, un unicum. Non penso che esista un altro esempio in Italia, ma neanche al mondo, di gruppo che ha fatto una tournée dopo essersi sciolto.

D: State quindi girando l’Italia con il vostro tour di addio, che terminerà al Festival Collisioni il 29 Giugno, evento che vedrà la presenza di tanti ospiti straordinari sul palco. Con quale spirito state vivendo questi concerti?
R: Le sensazioni sono di vario tipo; naturalmente ci sono la malinconia e la tristezza. Però c’è anche la consapevolezza di aver fatto tutto e anche di più. Veramente anche pensandoci non ci viene in mente cosa potremmo fare di più di quello che abbiamo fatto già. A fianco a questi sentimenti c’è, però, anche una grandissima gioia e allegria. Sembra di essere a quei funerali in cui si parte tristi e si finisce allegri. Ci si ritrova tutti, facce che non si vedevano da tanto tempo. Secondo me, comunque, è anche bello chiudere quando sei ancora in forma, anzi forse non siamo mai stati in forma come adesso.

D: Il 19 Maggio, in una delle vostre tappe, vi esibirete al Palaflorio di Bari. Perché la Puglia? Cosa rappresenta per voi la nostra meravigliosa regione, e scusate il campanilismo?
R: E’ un’opinione che abbiamo anche noi, perché ci siamo stati così tante volte. Devo dire che siamo stati una band di azione centrosettentrionale, ma ci sono state delle città dove siamo stati davvero bene, e una di queste è proprio Bari, storicamente dal 1989/90, quando abbiamo inciso il nostro primo disco. Qui abbiamo subito incontrato un pubblico entusiasta e curioso.

D: Tocchiamo ora un tasto dolente. Gli Elio e le Storie Tese hanno partecipato all’ultimo Sanremo con la canzone “Arrivedorci”, che è arrivata ultima in classifica. Un brutto modo per celebrare il vostro addio. Cosa è potuto accadere? Un disinteresse del vostro pubblico verso il format di Sanremo, vista l’esplosione delle piattaforme di condivisione musicale online?
R: Si tratta semplicemente di un grandissimo obiettivo raggiunto, dopo aver partecipato altre tre volte al Festival senza riuscirci. Come si è visto per lo Stato Sociale, che ha annunciato ai quattro venti che volevano arrivare ultimi e quasi vincevano, conta molto l’inesperienza. Anche noi la prima volta avremmo voluto arrivare ultimi, e quasi arrivavamo primi. Per noi essere arrivati, questa volta, ultimi, è una medaglia, forse l’ultima, che ci appuntiamo al petto.

D: Un tuo giudizio sull’ultimo festival di Sanremo, come lo hai trovato?
R: Chi partecipa al Festival, di fatto non lo vede, in quanto dietro le quinte non si capisce molto. Si sentono degli echi in lontananza, e poi all’improvviso sei proiettato sul palco. Mi sembra, comunque, che questo Festival continui in un percorso di una serie di Festival ben organizzati, anche come selezione dei concorrenti. Noi di Elio e le Storie Tese siamo stati, come sempre, un po’ rivoluzionari, quindi, visto il grande successo, ancora una volta, quest’anno, del presentatore, delle vallette, dei valletti, degli ospiti, e degli spot pubblicitari tra un blocco e un altro, abbiamo pensato di proporre alla RAI un Festival di Sanremo senza canzoni, di soli ospiti. In questo modo, secondo noi, si farebbero degli ascolti molto più alti, perché la gente cambia canale quando c’è la musica, e si ridurrebbe la durata del programma, con lo spettatore che sarebbe invogliato a restare davanti alla tv. Da una serata di quattro ore si passerebbe a una serata di due ore circa.

D: Infine parlateci della vostra ultima fatica musicale, la canzone Arrivedorci e la canzone “Il circo discutibile”, un testamento discografico della vostra band.
R: Arrivedorci è il nostro saluto, il nostro commiato a chi ci ha voluto bene e ce ne vuole ancora. Il circo discutibile è una canzone che è stata scritta interamente da Rocco Tanica che non si esibisce con noi dal vivo da qualche anno, anche ha sempre fatto parte di Elio e le Storie Tese. Il brano è un featuring, che quest’anno vanno molto forti.

FASO

D: Faso, il vostro ultimo album sarà a tiratura limitata nella versione vinile, composta da 4 LP 180 grammi più un 45 giri. Come mai questa scelta?
R: E’ una chicca, una specie di cofanettone bellissimo, e non te lo dico perché sono di parte. E’ stato un piacere vedere trasportato sulla vecchia materia del vinile il concertone dal vivo del Forum di Assago, in cui mi sono reso conto che abbiamo suonato alla grande considerando che non c’era playback, più i due inediti Arrivedorci e “Il circo discutibile”.

D: Sembra che ci sia un ritorno al vinile a livello di produzione musicale. Cosa rappresenta secondo te questo voler ritornare al passato?
R: Io ci ho riflettuto, perché avevo notato cinque o sei anni fa da Feltrinelli o da Ricordi l’apparizione quasi misteriosa di un banchettino con dentro una cinquantina di vinili, con scritto “I grandi classici in vinile”. Adesso c’è una parete enorme con tantissimi vinili, e allora mi sono detto: “Che succede, torna il vinile?”. Poi mi sono documentato e ho avuto modo di comprendere che il vinile assorbe una funzione che nessun file, nessuna chiavetta, nessun download al mondo può assolvere. Cioè, è un oggetto fisico, che diventa feticcio e oggetto del desiderio.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto