Franco Pistoni (intervista): "Come nasce lo Iettatore? Dalla mente di Paolo Bonolis strizzando l’occhio a Totò"

di NICOLA RICCHITELLI - Divenne personaggio televisivo nel 2012 vestendo la maschera della Iettatore nella famosa trasmissione ideata e condotta da Paolo Bonolis – assieme a Luca Laurenti – dopo aver esordito nel 1986 in un set cinematografico – quello del “Nome della rosa” -  non proprio ordinario e alla portata di tutti, al fianco di gente quale Sean Connery e Murray Abraham: «Mi sentivo come se avessi oltrepassato, da spettatore, lo schermo della sala di un cinema e ne fossi stato risucchiato all’interno, in bilico tra un’immensa emozione gioiosa e, ovviamente, un pudore estremo. Una sorta di ‘Alice nel paese delle meraviglie’: sono stati mesi intensi e profondamente istruttivi».

In seguito arriverà a lavorare con registi del calibro di Massimo Troisi: «Un Uomo rarissimo: impressionante la sua capacità improvvisativa, era capace di creare una scena dal nulla…», ma anche Giulio Base, Alessandro Baricco, Luigi Magni e tanti altri per un totale di quasi venti pellicole cinematografiche, affiancando a questi, tra l’altro, un'intensa attività teatrale che negli anni lo ha portato a lavorare al fianco di gente del calibro di Julian Beck, Marco Baliani, Giorgio Barberio Corsetti, Mario Martone e con la Socìetas Raffaello Sanzio di Romeo Castellucci – ottenendo tre “Nomination” al premio Ubu per il Teatro – ma anche poeta attività che lo porta a pubblicare  quattro raccolte di poesie: ”L'acustica del Mar Egeo”, “Emporio di Razza”, “Risonanze di Costola” e “Delle Nuvole ogni Sera, Resiste”.

Franco, tutti ti conoscono come lo Iettatore, ma Franco Pistoni ha alle spalle una lunga carriera teatrale e cinematografica. Proprio nel cinema il tuo esordio è datato 1986, “Il nome della rosa”. Che ricordi conservi di quel momento?
R:«Era la prima volta che mi trovavo sul set di un film e, soprattutto, un film internazionale con grandissimi professionisti. Mi sentivo come se avessi oltrepassato, da spettatore, lo schermo della sala di un cinema e ne fossi stato risucchiato all’interno, in bilico tra un’immensa emozione gioiosa e, ovviamente, un pudore estremo. Una sorta di ‘Alice nel paese delle meraviglie’: sono stati mesi intensi e profondamente istruttivi».

Soprattutto che ricordi conservi di quel set dove figuravano nomi quali Sean Connery, Murray Abraham, Christian Slater?
R:«Christian muoveva, come me, i suoi primi passi d’attore e, come me, sentiva molto il peso della responsabilità che aveva e questo ci ha, in qualche modo, uniti; Connery era, ai miei occhi di ragazzo, una sorta di divinità dalla straordinaria esperienza e la mia timidezza mi ha impedito ogni contatto, mentre con Murray ho avuto modo di stringere una bella amicizia: artista fenomenale e uomo di grande semplicità. Praticamente ho passato il tempo cercando di osservarli recitare più che potevo, nel tentativo di carpire le loro doti recitative, i loro ‘segreti’ interpretativi».

Altro monumento con cui hai lavorato in questi anni è stato Massimo Troisi, nel film “Le vie del signore sono infinite”. Franco chi era Massimo Troisi? 
R:«Un Uomo rarissimo: impressionante la sua capacità improvvisativa, era capace di creare una scena dal nulla, partendo semplicemente da poche frasi come un pittore dall’immaginazione gigantesca. Fuori dalla scena, poi, era commovente per l’umanità, la modestia, la gentilezza di cui era ammantato».

Franco, sono note le tue fortune nel mondo del teatro. Cosa significa calcare le tavole di un palco teatrale?
R:«Per me perché ogni attore ha il suo modo, è un senso di dolorosissima libertà. Purtroppo, appartengo a coloro che non riescono ad essere ‘tecnici’, non riesco a recitare se non entro profondamente nel personaggio e questo comporta, in me, grande fatica e grande sofferenza».

Poi arriva la trasmissione “Avanti un altro”, Franco, come hai conosciuto Paolo Bonolis?
R:«Avevo bisogno di cambiare una certa meccanicità che si stava impadronendo del mio vivere e, dato che non avevo mai lavorato in un ambiente televisivo, quando mi telefonarono per un provino con Paolo andai, così come un esploratore cambia territorio per accrescere le proprie esperienze».


E lo Iettatore? Da dove è nata l’idea di creare questa maschera?
R:«Ovviamente dalla mente di Paolo e dei suoi collaboratori con una strizzatina d’occhi al famoso Iettatore di Totò tratto dalla ‘Patente’ di Pirandello».

Hai mai pensato ad un film sullo Iettatore? 
R:«In realtà, nel cinema, ho avuto già modo di ricoprire questo ruolo più di una volta: con Luigi Magni nel film ‘O’Re’ accanto a Giannini ed a Ornella Muti e, più recentemente, accanto a Gigi Proietti in ‘Tutti al mare’. Persino in un lontanissimo episodio nei ’Ragazzi della IIIC’, fui un giovanissimo e divertente causa guai».

Come vivi il contesto televisivo, un habitat assai diverso da quello teatrale e assai diverso dai set cinematografici da te vissuti in tutti questi anni?
R:«Non ho termini di paragone, però devo dire che ‘Avanti Un  Altro!’, in fondo, se non tecnicamente, non è poi così lontano dagli altri ‘habitat’, anzi, non c’è alcuna preparazione attoriale, tutto è improvvisato puntata dopo puntata, ho completa libertà recitativa, finalmente, vivo tutto come se mi trovassi a fare il clown in un grande circo».

Franco, quali sono i tuoi progetti futuri?
R:« Dopo più di quarant’anni di mestiere inizio un poco a rallentare, sono entrato nell’imbrunire della mia vita e l’energia diminuisce: è tempo di lasciar sempre più spazio alle nuove generazioni ed avendo una figlia che percorre questi stessi sentieri, ma dietro la scena non davanti come me, i miei progetti iniziano a coincidere con i suoi: quale occasione migliore, dopo una vita da zingaro, per fermarmi in famiglia e vederla cominciare a muovere i suoi passi?».

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