Gabriele Parpiglia (intervista): «#Laportadelcuore? Un libro che lascia un pugno nello stomaco, una carezza nel cuore e qualche scappellotto…»


di NICOLA RICCHITELLI – E’ uscito lo scorso 22 maggio in tutte le librerie il romanzo #Laportadelcuore, l’attesissimo sequel di #Formentera14 di Gabriele Parpiglia, edito Mondadori Electa.

Si riparte dalla isla, ma questa volta non è più il tempo della spensieratezza. Jack, il protagonista, e i suoi amici sono diventati adulti, ma sono ancora tormentati dal rimorso e dal dolore per la morte della dolce Gloria. La vita ha presentato il suo conto: si balla con gli argomenti seri della vita e con una nuova protagonista. Anche lei, stranezze del destino, si chiama Gloria.

La perdita del grande amore, il lutto, l’elaborazione e la consapevolezza amara, che ciò che era non potrà tornare mai più e che il film della vita non si può riavvolgere. La ricerca costante e forzata della rinascita attraverso un’eterna dannazione e poi, le sorprese della vita stessa che metteranno, nuovamente, il protagonista di fronte a più scelte. Anzi, di fronte a una porta blu con un cuore rosa disegnato al centro: la “porta del cuore”, quella che esiste davvero sul paseo di Formentera, vicino al mare, e che non passa mai inosservata. Jack dovrà decidere se aprire quella porta e passarci attraverso. Una porta che potrebbe cambiare il destino non solo suo, ma di tutti i protagonisti del sequel di #Formentera14. Questa volta, ad accompagnarli ci sarà una nuova Gloria, che con la sua presenza darà un senso rinnovato soprattutto alla parola responsabilità. Sarà la responsabilità la chiave giusta per salvarsi? O per annegare? La verità è sempre scritta sull’Isola, dietro e oltre quella porta con il tramonto che colora il cuore disegnato e il mare che la accarezza.

«Ho scritto questo libro guardando al futuro ma pensando al presente – dichiara l’autore Gabriele Parpiglia – #Laportadelcuore rappresenta non solo un cerchio che si chiude per il protagonista, ma anche la chiusura di un mio ciclo personale di vita. Non è un banale gioco di parole, non ci sarà nulla di scontato. Sarà un romanzo-verità: nessun dubbio, solo risposte. Nessun personaggio nato dalla penna, ma scritti con la pancia, conosciuti con il cuore. Con questo libro voglio invitarvi ad aprire quella porta, e a metterci dentro i vostri sogni. Tutti. Anche quelli che vi dicono di no. Il “no” assoluto non esiste. Io ho raccontato il mio legandolo al sequel di #Formentera14 . Con me per questo giorno speciale, ho scelto una grande amica, l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace, persona che stimo da quando ho messo piede a Milano. Donna unica, dalla forza travolgente, e con un cuore che conosce tutti i segreti dell’amore ».

Gabriele Parpiglia, classe 1979, giornalista professionista, firma di “Chi” da sedici anni, si occupa di spettacolo, attualità, cronaca e sport. Autore di numerosi programmi televisivi come Verissimo, Maurizio Costanzo Show, L’intervista, Tikitaka, L’isola dei famosi, per citare i più recenti, collabora inoltre con la struttura di Maria De Filippi per altre trasmissioni della conduttrice. Nel maggio del 2017 è uscito il suo primo romanzo #Formentera14.

Gabriele, andiamo subito al cuore del discorso e parliamo della tua ultima fatica letteraria #Laportadelcuore. Così come hai spiegato nel presentare il libro è un cerchio che si chiude, non solo per il protagonista del romanzo ma anche per lo scrittore. Da dove nasce questa esigenza?  
R: «Quando mi è stato chiesto di fare il sequel di #formentera14 ho detto subito “ok”. Ma in realtà fare il sequel di un romanzo, non é un gioco. Non capivo quale fosse il centro, il cuore, il punto per ripartire. Poi scrivevo e cancellavo e a un certo punto è apparsa la svolta ovvero nel raccontare una nuova storia, c’era solo una porta: usare la penna e mettere dentro tanta verità. Sono partito dalla verità del racconto, dalla verità della mia vita, di un pezzo della mia vita e poi è andata. Innescando tanta verità, parlo di me stesso. La chiusura del cerchio? Beh dovrei anticipare il contenuto del libro. Dico solo che non è un libro dove si gioca con l’amore. Ma c’è il rispetto verso questa parola declinato in tutte le sue forme. E non sono solo forme piene di sorrisi...».

Sempre tenendomi agganciato alla presentazione del tuo libro nella stessa parli di diritto di scelta. Cosa significa ai giorni d'oggi avere il diritto di scegliere?
R: «La scelta in questo caso è il centro del racconto. Scegliere se avere e di conseguenza rinunciare. Godere o sopprimere. Andare avanti o fermarsi a respirare. Parlo di scelta in un mondo dove ormai scegliere equivale ad apparire e apparire non è il tutto. Non è la vita. Forse mostrarsi meno invincibili, più vulnerabili, riportare in alto le parole: amore, bellezza, sconfitta e malinconia non è così brutto. Gli esempi che provengono dall’esterno sono: violenza, aggressività, bullismo, offese... e no; non è questa la vita che sognavo da bambino...».

Un libro tra l’altro dove la parola responsabilità dà un senso rinnovato a questo parola. Che peso ha questa parola in questo tempo che stiamo vivendo?
R: «La responsabilità è racchiusa nel gesto di aprire ed entrare dentro la porta. La responsabilità è contare fino a dieci. La responsabilità è non ferire: nè con la penna, nè con la parola. La responsabilità è riflettere: giusto o sbagliato? Nel libro c’è chi si immedesimerà nel personaggio e troverà la sua risposta,  ne sono sicuro».

Cosa vuole lasciare al lettore questo romanzo?   
R: «Un pugno nello stomaco, una carezza nel cuore e qualche scappellotto nella testa per gli errori fatti. Ma dagli errori nascono anche i fiori. Quindi a volte sbagliare può essere anche la soluzione giusta a mano a mano...».

Gabriele, mi viene facile riproporti la domanda fatta a te da Fabrizio Corona. Cos'è l'amore?
R: «L’amore è il più bel colpo di culo che nella vita possa capitare. Ma ci vuole tanta testa, troppa. Il cuore, quando c’è l’amore, danza già da solo. La testa firma il patto per dire: “Ok, si parte, partiamo nell’avventura di una nuova storia d’amore’. Possibilmente per la vita».

Qual è il tuo rapporto con l'isola di Formentera?
R: «Non è un libro spot per Formentera. Ognuno attraverso questo libro deve trovare la sua porta del cuore felice o infelice. O la sua isola o luogo del cuore, dell’errore, dell’amore, del dolore. Io a Formentera ho vissuto un periodo di vero amore, di grande dolore, poi è arrivata la contaminazione. E tutto è diventato lavoro, vacanza (poca), malinconia (tanta)».

Da dove è nato l'input di un romanzo che avesse Formentera come sfondo?
R: «Dal fatto che nessuno avesse mai scritto un libro ambientato nell’isola dove tutto accade, dove ci sono tantissimi italiani in vacanza senza una generazione ben precisa. Famiglie, pischelli, i motorini degli innamorati, insomma c’è tutto un po’. In quel mondo ho raccontato una storia,  un piccolo mondo. Forse il mio, forse il loro».

Che differenza c’è tra lo scrivere un programma di successo e scrivere un libro?
R: «Il libro è un viaggio che ti devasta psicologicamente. Non è semplice o facile da descrivere. Ti porti dietro la stesura il tutto. Quando per esempio schiacci l’ultimo punto; senti una sensazione assurda. La prima volta ero adrenalinico, questa volta ho pianto come un pazzo. Nei programmi di solito piangi o ti emozioni quando senti le dichiarazioni dei protagonisti per cui costruisci un servizio o di cui racconti una storia. Nei programmi lavori per gli altri, nel libro lavori su te stesso».

Quali sono gli elementi che tengono a mente e che si tengono in considerazione nella scrittura di un programma?
R: «La notizia è il motore di tutto. La notizia, l’attualità, il cuore del fatto, il saper riconoscere un protagonista della storia in toto che poi si racconta nelle sfumature totalizzanti; questi sono gli elementi principali. Poi costanza e fortuna fanno il resto per una buona riuscita. Ma soprattutto bisogna ‘non dormire’ mai. L’insonnia in certi casi aiuta. A me per esempio: serve per far nascere le idee. Le migliori idee nascono di notte, da solo, quando la testa va in cerca dei suoi perchè...».

E cosa rende un programma di successo?
R: «Dovrei rispondere gli ascolti... ed è così. Ma gli ascolti senza contenuto dopo un primo momento di esultanza si azzerano e valgono zero. Quindi direi il successo è un programma dove più teste collaborano in simbiosi, dove più persone puntano al prodotto e alla qualità senza mai dimenticare il pubblico. Ma attenzione: successo è anche fare un programma dove ci siano sesso, tradimenti, storie di cuore e caos. Dove si sviluppa una fanbase fatta di numeri enormi. Il successo è ‘C’è posta per te...’. Quando raggiungi un 50 percento del programma di Maria De Filippi, significa che sei sulla buona strada. Tutte le trasmissioni oggi in onda sono frammenti estrapolati in un lungo, in largo, in minima o massima parte da... c’è posta per te. Parlo ovviamente delle prime serate».

In futuro possiamo aspettarci un film che partendo da #Formentera14 arrivi a #laportadelcuore?
R: «Se fossi un mago o un produttore, potrei risponderti. Io ho scritto due storie, diverse, forti, non leggere e piene di contenuti legati alla vita. Questo per me è già un film che sto vivendo. Un film fantastico che la vita mi ha regalato. Anzi che Mondadori mi ha offerto come opportunità. Posso solo dire grazie. Ecco: questa sì che la sognavo da bambino».

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