Jesto (intervista): «Buongiorno Italia!!! Il mio album social e sociale dedicato a mio padre Stefano Rosso»

di NICOLA RICCHITELLI – E’ uscito lo scorso 11 maggio “Buongiorno Italia”, il nuovo album del rapper romano JESTO dedicato al padre Stefano Rosso, cantautore rivoluzionario della scena romana degli anni ’70, di cui ha preso in eredità il carattere e la poesia: «Amo definire questo disco sociale e social, un dualismo che si cannibalizza a vicenda. Un disco dove prendo in giro quella che è la società attuale, e quindi le ripercussioni che i social hanno sulle persone…», ma è soprattutto un concept album che vuole raccontare con ironia il nostro Paese e far riflettere l’ascoltatore sulle contraddizioni e abitudini che volenti o nolenti abbiamo ormai consolidato. In questo disco Jesto affronta per la prima volta tematiche sociali: disoccupazione, jobs act, programmazione televisiva, crisi economica. Fonde le influenze derivate dall’hip hop e dalla black music con chitarre portanti, dando vita a un nuovo genere, “la sua rivoluzione” che coniuga la tradizione della musica degli anni ’70 con quella attuale, un sound che non si limita a imitare le tendenze d’Oltreoceano.

Il singolo “Buongiorno Italia” è accompagnato da un video che racconta il nostro Paese, rappresentato da un televisore a tubo catodico dove scorrono le immagini goliardiche di un Jesto trasformista che diventa il protagonista di alcuni tra i programmi più famosi della nostra tv.


Jesto, che disco è "Buongiorno Italia"?
R:«Io amo definire questo disco sociale e social, un dualismo che si cannibalizza a vicenda. Un disco dove prendo in giro quella che è la società attuale, e quindi le ripercussioni che i social hanno sulle persone. L’album è una fotografia ironica della situazione attuale, ma il modo di comunicare ironico non vuol dire che è un album leggero, anzi, tutto il contrario. Questo è tra i miei album con più contenuti di sempre, mi sono davvero concentrato sui contenuti, cosa che è un po’ in controtendenza nel mondo dello spettacolo, così come lo è quello di fare un disco di contenuti senza fronzoli e intrattenimento. La cosa importante da valutare quando si ascolta questo album è che dietro ogni battuta c’è qualcosa di tragico. Anche dietro il video di “Buongiorno Italia”, in apparenza sembra un video buffo, divertente, comico, ma in realtà nasconde tragedie, nasconde contenuti molto più di critica dietro, ma nascosta dietro una veste comica, quasi teatrale».                 

"Buongiorno Italia" dà l'idea che il nostro paese si deve svegliare da qualcosa?
R:«Assolutamente!!! A svegliarsi dalla lobotomia generale in cui siamo indotti, in quanto chiaramente io vedo che oggi stiamo dormendo, stiamo vivendo al di sotto delle nostre possibilità, e questo a tutti quanti va bene. Siamo rincoglioniti da media, dai social, dalla tv e dai suoi personaggi, quando questa è una fase in cui più che mai bisognerebbe guardare al concreto, alla realtà, è come se fossimo costantemente distratti apposta, quindi la mia risulta essere una voce fuori dal coro, una voce controcorrente, una voce che semplicemente invita a  svegliarsi e lo fa mettendo in risalto le contraddizioni soprattutto di media e social».

Il concetto e quindi questo rapporto tra sociale e social viene abbastanza ironizzato nella canzone “A casa con l’influencer”…
R:«Si, la canzone – la terza del disco – è vestita di un appeal quasi radiofonico, quasi commerciale tra virgolette, ma sempre con il linguaggio della parodia, ma che in realtà nasconde contenuti molto più seri. Nel pezzo immagino di conoscere questa influencer, la invito per una sera a venire da me ma con lo smartphone spento, magari facendo altro, come si usava un tempo, creando una dimensione molto intima, con una bottiglia di vino facendo diventare una serata normale in una serata speciale, atipica quasi in un certo senso, visto anche la descrizione che dò della influencer in questione, essendo lei una tipa mondana, tutta foto e quant’altro, ecco una serata senza telefono diventa una serata speciale. Però alla fine si rivelerà tutto un fallimento perché se ne starà tutta la sera al telefono, mentre mi bacia fa la foto, e finisce con io che gli spacco l’iPhone».

Altro brano che mi ha incuriosito è “Essere italiani”. Che significa oggi essere italiani?
R:«Non ti nascondo che quel pezzo l'ho scritto e composto prima di quel famoso 13 novembre contro la Svezia, la sera che decise la nostra estromissione dai mondiali, quindi è stato un pezzo scritto tra fine settembre, inizio ottobre, la mia idea era appunto di una presa in giro dei Mondiali di calcio, un momento che in qualche modo fa mettere da parte i nostri problemi visto che siamo distratti da altro, e che non ci fa pensare più al concreto, ai problemi reali. La mancata qualificazione dell’Italia mi ha messo un po’ in fuorigioco, un po’ come tutti, però è un pezzo che rispecchia molto quel momento, “tutti amici…se si perde non ci sto…”, alla fin fine ci abbracciamo solo se si fa goal, poi però i problemi ognuno se li risolve da solo. In realtà il brano ruota tutto attorno a questo concetto qui, è un proseguo del brano “Buongiorno Italia” , è un brano dove in fondo celebro questa nostro essere italiani, la nostra genialità, le nostre intuizioni, il nostro modo di risolvere i problemi in maniera del tutto originale, le nostre mille contraddizioni. Poi però il pezzo parla principalmente di tematiche sociali, ristoranti pieni con la crisi, di perdere ai rigori la partita I.V.A., che poi è un po’ la metafora del pezzo, un pezzo che ritengo essere un piccolo gioiello di scrittura».

Jesto, che significa essere rapper e che significa fare rap?
R:«Domanda interessante…io sono figlio di un cantautore, quindi ho sempre avuto questo contrasto in famiglia, la figura del cantautore con tutto il suo peso intellettuale dietro, e quello del rapper che sembra essere quello più semplice da fare. Io attualmente in questo momento della mia carriera non mi considero nemmeno più un rapper, sto esprimendo a 360° la mia creatività, il disco tra l’altro non è prettamente rap, ci sono musicisti che hanno suonato, musicalmente è un genere praticamente nuovo, unico, fatto di bassi molto forti, sintetizzatori, fusi con la chitarra, con il mandolino suonai dal vero, con la fisarmonica, dando vita a un genere che va oltre il rap, una fusione se vogliamo tra anni '70 e musica attuale, insomma sono molto orgoglioso del sound. Quindi che significa essere un rap non lo so, forse me lo avresti dovuto chiedere un mese fa quando ero semplicemente quello, sempre folle, sempre genialoide. Adesso mi sto evolvendo verso una figura che non saprei definire, sto facendo tante altre cose, sto scrivendo una serie, un fumetto, insomma non sono un rapper e forse neanche un cantante, diciamo semplicemente che Jesto è una figura non etichettabile».

Jesto seguirà un tour al disco?
R:«Si, il tour partito lo scorso 11 maggio toccherà le città più importanti come Milano, Torino, Firenze, Bologna, Roma, Napoli, poi tornerò in estate, e non vedo davvero l’ora perché per la prima volta potrò mescolare la chitarra e un mandolino con il dj, era una cosa che non avevo fatto prima d’ora, sarà una chimica con molti più elementi. Un tempo salivo su un palco e rappavo, ora la mia musica dipende da tutta una serie di persone». 

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