Antonella Arpa (intervista): «Vi racconto il mondo del Cosplay e dei cosplayer. La mia passione per il Napoli? Grazie a Higuain»

di NICOLA RICCHITELLI – Entriamo quest’oggi nel colorato mondo di Antonella Arpa, e attraverso lei conosciamo il mondo del Cosplay: «…Si tratta di un fenomeno, nato in Giappone, secondo cui le persone vestono i panni di un personaggio di un cartone animato, un manga, un videogioco o una serie tv, interpretandone il carattere».

Ma forse è grazie alla maglia azzurra del Napoli e alla sua passione per Gonzalo Higuain che deve la sua notorietà la bella tifosa napoletana. Infatti tutto nasce da una foto, tutti ricordano quella sexy con addosso la maglia di Hamsik, ma in realtà…: «In pochi sanno che prima di Hamsik avevo fatto lo stesso due anni prima con la maglietta di Higuain (ovviamente quella azzurra). Quel giorno Gonzalo realizzò una memorabile tripletta. Da lì nacque un po' la voce che farmi indossare la maglietta di un calciatore portasse fortuna…».

Antonella, cos’è il Cosplay?
R: «Il cosplay è un clipping che unisce le parole inglesi "costume" e "play", ovvero "interpretare con un costume". Si tratta appunto di un fenomeno, nato in Giappone, secondo cui le persone vestono i panni di un personaggio di un cartone animato, un manga, un videogioco o una serie tv, interpretandone il carattere».

E quindi un o una Cosplayer quale tu sei?
R: «Il cosplayer è appunto una persona che fa cosplay, ossia che crea, indossa ed interpreta i panni del proprio eroe».

Un qualcosa che fa pensare al divertimento ma di cui tu ne hai fatto un lavoro…
R: «In Italia siamo veramente in pochi ad averlo tramutato in lavoro. E' un fenomeno che solo recentemente è stato importato in Italia, infatti molti cosplayer italiani popolari all'estero non sono invece conosciuti in Italia. Questo proprio perché in Italia viene ancora visto come fenomeno di nicchia, seppur in continua espansione».

Un campo inoltre dove arte e divertimento si mescolano…
R: «Assolutamente. C'è chi concepisce il cosplay come pura arte, non a caso esistono numerose competizioni a livello internazionale che decretano i costumi e i cosplayer migliori. Conosco numerosi cosplayer che hanno studiato nell'Accademia delle Belle Arti e realizzano armature spettacolari. Quindi sì, assolutamente il cosplay può essere visto come un'arte. Nel mio caso e in quello della maggioranza dei cosplayer è divertimento, è l'originalità di sentirsi un personaggio fantastico per un giorno. Spesso i cosplayer si organizzano in gruppi anche di 10 o 20 persone per fare cosplay di un'intera serie o manga, solo per la gioia di una passione comune. Al Festival del Nerd di Foggia, ad esempio, c'era un gruppo meraviglioso di 'My hero Academia', il manga del momento, che contava più di 20 persone. L'ho trovato uno splendido esempio di aggregazione e condivisione».

Come è arrivata la chiamata da parte della trasmissione 'Avanti un Altro'?
R: «Non sono così celebre da essere chiamata da un programma, ho semplicemente fatto un provino. Ed è andato inaspettatamente bene».

Antonella, un'altra tua passione è quella per i colori azzurri del Napoli. Da dove nasce il tifo per la squadra partenopea?
R: «E' sempre triste da ammetterlo, ma, ahimé, la mia passione per il Napoli nasce con Gonzalo Higuain. Due anni fa per i napoletani Gonzalo poteva rappresentare il nuovo Maradona. Andavo al San Paolo solo per vederlo, sperando nel tanto agognato scudetto. Ero follemente ammaliata da quel giocatore, tanto da diventare una vera tifosa partenopea, presente ad ogni partita. Poi tutti sappiamo com'è andata, ma la passione per una squadra prodigio come il Napoli è rimasta, ancora più accesa di prima».

Via Sarri ecco Ancelotti, quale il tuo pronostico per la prossima stagione?
R: «Non dimenticare che sono napoletana e, come ogni napoletano, sono profondamente scaramantica. Nessun pronostico, solo tanta concentrazione!».

Da dove è nata l’idea di quella foto hot con la maglia di Hamsik?
R: «In realtà in pochi sanno che prima di Hamsik avevo fatto lo stesso due anni prima con la maglietta di Higuain (ovviamente quella azzurra). Quel giorno Gonzalo realizzò una memorabile tripletta. Da lì nacque un po' la voce che farmi indossare la maglietta di un calciatore portasse fortuna. Era da un bel po' che il nostro capitano non segnava e così provai a ripetere quel rito. Insomma, quel giorno Marechiaro realizzò il suo 117esimo gol, entrando nella storia del Napoli. Poco tempo dopo, indossai la maglia di Icardi, giacché la partita Inter-Juventus sarebbe stata determinante per la vittoria partenopea di questo campionato. L'Inter perse, però Icardi segnò. Sarà stata la giusta punizione per aver indossato la maglia di un'altra squadra. *ride*».

A differenza di tante web star, il tuo rapporto coi fan è fantastico e i tuoi profili social crescono a dismisura. È il segreto del tuo successo?
R: «Credo proprio di sì. Penso ci sia una differenza enorme tra "fan" e "follower". Vedo tanti cosplayer che si limitano a scattare foto e pubblicarle sui social. Per quanto siano belli, il pubblico dopo un po' si annoia e resta un "follower". Ci vuole empatia, dialogo, abbracci durante i raduni per far capire loro che il successo web è un concetto profondamente astratto e che, in realtà, sono una persona normalissima come loro. E' a quel punto che il "followrer" diventa "fan" e si sente parte di una grande famiglia. Posso dire orgogliosamente di avere 300mila fan e non 300mila followers. Non ricorderò mai tutti i loro nomi, ma ho un'ottima memoria fotografica. Generalmente quando vengono ad un evento, e si sono già presentati a qualche evento precedente, ricordo i loro volti. Penso che il contatto con loro sia la parte più bella della mia carriera».

Antonella, quali sono i tuoi progetti futuri?
R: «Sono napoletana e, da buona scaramantica, ho sempre il terrore di parlare dei miei progetti futuri. Diciamo che qualcosa di tanto grosso bolle in pentola e sto studiando per la realizzazione di esso, giacché richiede ancora almeno altri 3 mesi di studio. Se tutto va bene, dovrei partire a settembre con questo ambizioso progetto. Incrocio le dita e... acqua in bocca!».

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