Don Tonino, da Terlizzi la prima opera sul 'Sentiero della Pace'

di FRANCESCO GRECO - ALESSANO (Le). Da Terlizzi ecco la prima opera per il “Viale dei Portali” (o “Sentiero della Pace”) al Cimitero Monumentale di Alessano, dove riposa don Tonino Bello (1935-1993). Si intitola “Terra” e ne fa dono l'artista Giovanni Morgese. Riecheggia un passaggio del celebre discorso (in più lingue, terminava con “En marche!”) che il vescovo di Molfetta, Terlizzi, Giovinazzo e Ruvo di Puglia tenne il 30 aprile 1989 all'Arena di Verona, in difesa della terra e del creato: una sorta di testamento spirituale.
 
Parla di una terra aggredita e offesa, intrisa di veleni, sottomessa “alla nostra ingordigia”, arsa dalla sete, screpolata, da noi stessi resa matrigna.
 
E' la prima di una serie di 12 che, nell'intenzione degli ideatori del progetto “20 alle 20” (date simboliche), riempirà le nicchie del “Viale” allineate come su uno scorcio di deserto e che esteticamente si nutre degli infiniti messaggi sparsi ovunque come semi negli anni della breve parabola esistenziale e pastorale di don Tonino, talvolta profeticamente in anticipo sui tempi: pace, accoglienza, deserto da arare, convivialità delle differenze, integrazione, Maria donna dei nostri giorni, fratello marocchino, Chiesa del grembiule, pietra di scarto, ecc., incisi sul bronzo del portone dell'entrata sud.
 
Sono al lavoro artisti da tutto il mondo. Fra gli altri: Vincenzo Congedo e Gigi Mangia da Galatina, che stanno lavorando all'idea di “Chiesa del grembiule” (7 lamelle di terracotta), una delle solari metafore, destrutturanti “provocazioni” del vescovo di Alessano, che era anche una bella penna. E poi: Roberto Russo, che rifletterà sull'icona del crocefisso, la sorella di don Gionathan De Marco, tema: “Alla finestra la speranza”, forse lo scultore Vito Russo.
 
“Mi piacerebbe affiancare un artista palestinese a uno israeliano...”, sorrideva tempo fa l'ex sindaco Luigi Nicolardi che ebbe l'idea e una sera ne parlò in piazza con i fratelli di don Tonino.

Ebbene, se tutto andrà come si pensa, Alessano avrà anche le opere di un'artista di Israele e un palestinese.
 
Alla fine sarà una galleria d'arte cosmopolita, che parlerà più lingue: inglese, arabo, anche il braille: c'è chi lo legge l'ennesimo “miracolo” di don Tonino.

Renderà gioioso e pieno di vita e di input semantici un luogo di silenzio e tristezza. Un messaggio forte, al tempo del razzismi insulsi e la xenofobia, della caccia alle streghe e degli orrori quotidiani, delle chiusure e gli egoismi, dell'Aquarius e i porti verboten (ma come si fa a chiudere i porti?), dei bambini messicani separati dai genitori e chiusi in gabbia: barbarie delirante che rievoca tempi e tragedie sconfitti dalla Storia e dalle coscienze e sensibilità.
 
Il primo portale si trova a un passo dal cedro donato nel 2010 in Libano dall'Assessore agli Sfollati a Talabaya (poco distante da Beirut) all'allora sindaco Nicolardi, a cui confidò: “Conosco bene il pensiero di don Tonino...”.
A significare la contiguità ideale e l'ansia di pace e di uguaglianza che unisce Oriente e Occidente, di cui Akessano, nel nome di don Tonino, è crocevia. 
 
Il piccolo evento, a due mesi dalla visita di Papa Francesco, è stato intenso. Reso lieve e gaio dalla dolcezza della sera mediterranea, poi sconfinata in una notte tiepida, carezzata dalla musica della violinista Miriam Baffi e il pianista Fabrizio Longo e arricchita dalle letture di Giuseppe Sergi e di frate Marco dall'opera sconfinata di don Tonino, colma di riflessioni e di utopie (“arare il deserto per renderlo fertile”).
 
Il progetto dei “Portali” (la porta è un archetipo della cultura dei popoli affacciati sul Mediterraneo, noi inclusi, vuol dire anche scambio di diversità e arricchimento reciproco) è costato 200mila euro, è firmato da Nicolardi (laurea in architettura a Venezia) e l'ing. Antonella Carluccio (al Politecnico di Torino, che ha diretto i lavori).
 
Il gruppo di lavoro nato per curare il progetto è guidato da don Gionathan De Marco, composto dallo stesso ex sindaco, Stefano Bello (nipote) di don Tonino, Giuseppe Alessio, Federico Ceschin e il sindaco Francesca Torsello.
 
“Sono felice di aver dato la mia opera al vostro paese”, ha detto l'artista che era accompagnato dalla moglie Maria. Ha poi spiegato l'etimo che regge “Terra”, il significato della doratura (“avvicina la terra al cielo”), i materiali poveri che solitamente usa (in questo caso la terra rossa, poi il legno di risulta, il ferro).
 
Il sindaco gli ha donato una pergamena-ricordo (“Attraverso l'arte, il pensiero di don Tonino ha coniugato poesia e persone”).

Sono intervenuti anche don Stefano Ancora (“E' un sentierro che unisce etica ed estetica”) in rappresentanza del vescovo della diocesi Ugento-S. Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli, frate Marco, francescano del Convento Madonna dei Martiri di Molfetta (“Sarà la via del bello”), il presidente della Fondazione don Tonino Bello Giancarlo Piccinni (“E' un percorso di riconcilazione fra le persone”), don Gigi Ciardo, parroco di Alessano (“Don Tonino ci porlava della terra, diceva che la natura va contemplata... In seminario ci portava sotto gli ulivi secolari...”), Stefano Bello, i fratelli Trifone e Marcello con le famiglie. 

Appuntamento al 20 luglio e, tempo un anno, da città dei morti il cimitero diverrà un luogo di vita dove arte e spiritualità si intrecceranno in un solo mistero che, artefice don Tonino, farà riflettere i pellegrini in cerca di una risposta ai tanti perché di un mondo “liquido” e sfuggente, che combatte col relativismo dei valori.

(Ph Luigi Calsolaro)

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