Ministri (intervista): «'Fidatevi', nel nostro nuovo album cantiamo il difficile sentimento della fiducia»

di NICOLA RICCHITELLI - I MINISTRI fanno il loro ingresso nella musica italiana nell’autunno del 2006, e non possono certo passare inosservati: il loro esordio autoprodotto 'I Soldi Sono Finiti' è un’anomalia rock in un panorama dominato da hip hop e musica elettronica, e l’originale e ironica copertina (che contiene una vera moneta da un euro) fa parlare di loro oltre i confini della scena indipendente.

A far girare il nome non solo le provocazioni e le tematiche non comuni: i loro live trascinanti conquistano tutti e attirano anche l’attenzione della Universal, che mette subito la band sotto contratto. È la volta quindi dell’ep 'La Piazza' (che contiene la hit 'Diritto Al Tetto', nata dalla storia di un senzatetto costretto ai domiciliari sulla panchina di un parco) e nel 2009 di 'Tempi Bui', l’album che, trascinato da una title-track che omaggia Brecht e dal singolo Bevo, consacra a livello nazionale il trio milanese - che, tra le altre cose, suona per la prima volta in uno stadio (a Udine prima dei Coldplay) e viene chiamato per un featuring da Caparezza.

Un anno più tardi pubblicano 'Fuori', che esplora nuovi territori sonori e ribadisce un percorso personalissimo - che li porterà in tv con Morgan e sui palchi accanto ai Foo Fighters. Il quarto capitolo in studio, 'Per Un Passato Migliore', è un ritorno alle loro radici più elettriche, e i singoli tratti dall’album - 'Comunque', 'Spingere' e 'Una Palude' - conquistano un pubblico crescente e li costringono a tour sempre più fitti, anche oltre i confini italiani.

Nel 2015 pubblicano quello che è ad oggi il loro ultimo album, 'Cultura Generale' - registrato in presa diretta a Berlino da Gordon Raphael (già produttore degli Strokes) - e partono per un nuovo tour che farà registrare il tutto esaurito nei superclub italiani. Nell’autunno del 2016 festeggiano il decennale del loro primo album con dodici concerti speciali e quindi scompaiono (dalle scene e dai social) per mettersi al lavoro sul uovo materiale.

Ragazzi, partiamo dal nuovo album uscito qualche mese fa, “Fidatevi”, che album è?
R: «E' un album terapeutico, è stato un modo per buttare fuori una fase scura, densa e cruciale delle nostre vite, e cercare nuova luce. Ma è anche semplicemente un disco rock, suonato, vissuto, voluto».


Cosa c’è da fidarsi in questi giorni e di questo tempo che stiamo vivendo?
R: «Il punto non è "di cosa", il punto è sapersi fidare - senza garanzie. La fiducia di cui parliamo nel disco non è un'oculata valutazione su quale yogurt scegliere al supermercato o su quale partito votare o su cosa pensare della sicurezza nelle nostre strade. Quella di cui parliamo è una fiducia che si avvicina più alla Fede, anche se secolarizzata e slegata dal divino. E' la fiducia del sapersi affidare agli altri, sia nella vita privata e affettiva sia in quella pubblica. E' il riconoscere che non possiamo chiuderci nella nostra testa e nelle nostre convinzioni, è il capire che l'unico modo per crescere è uscire da sé stessi. Fidarsi, in fondo, è riuscire ad amare - un sentimento difficilissimo e decisamente senza garanzie».

Il vostro album d’esordio è datato 2006, “ I soldi sono finiti”. Quante le difficoltà per pubblicare quel lavoro e di far conoscere la vostra musica al grande pubblico?
R: «Come dopo un viaggio, le difficoltà una volta superate diventano belle storie da raccontare: ci ricordiamo bene come al tempo non avessimo un soldo e come ci sembrasse impossibile mettere la testa fuori e farci notare. Ma furono anni vissuti a fondo e con un'incoscienza e una tenacia bellissime. Nel frattempo i media sono cambiati completamente, e oggi le difficoltà - anche per chi esce ora col suo progetto - sono diversissime e forse identiche. Il punto rimane, semplicemente, volerlo - con la pancia e con la testa».

Come nacque l’idea della monetina da un euro messa sopra ogni cd?
R: «Nasceva da una riflessione circa il trovare un oggetto o un'immagine che attirasse immediatamente l'attenzione del cervello. Discutendone, ci accorgemmo che forse erano proprio i soldi, proprio quando camminando per strada a terra vediamo con la coda dell'occhio qualcosa che a prima vista sembra denaro: ci accorgemmo che era un impulso più forte di ogni altro. E allora osammo: invece che semplicemente raffigurare il denaro, lo mettemmo concretamente in ogni disco, legandolo anche a uno dei pezzi (I Soldi Sono Finiti) che a sua volta sembrava negare il gesto stesso. Insomma, un paradosso - ma funzionò».

In cosa e se sono cambiati in qualcosa I Ministri da quell’album là…
R: «Sanno suonare meglio, reggono meno l'alcol, hanno qualche capello bianco. Sintetizzando, questi sono i cambiamenti più grandi».

E’ di un mese fa la vostra partecipazione al concertone del 1 maggio a Roma. Come mai a distanza di anni è rimasto ancora un appuntamento così importante?
R: «L'Italia ha due momenti per confrontarsi con la propria musica: Sanremo e il Concertone del Primo Maggio. Il primo non ha molto a che fare con noi, il secondo invece coincide con un giorno che sentiamo molto e con tematiche che hanno sempre attraversato la nostra produzione. E non è la solita questione di gruppo impegnato o meno, di parole come sociale o politico usate a vanvera, è semplicemente che sentiamo molto il tema del lavoro - perché crediamo che sia un punto cruciale nella definizione e consapevolezza (e quindi felicità) di ogni uomo».

Che emozione si prova nel ritrovarsi a suonare dinanzi ad una piazza cosi gremita e così importante?
R: «Una forte responsabilità e ovviamente hai il cuore a mille, ma dalla prima partecipazione del 2013 a questa molto è cambiato nel nostro modo di salire sul palco. Oggi siamo molto convinti e pacifici con ciò che diciamo e facciamo, quindi questa volta salire su quel palco per noi è stato proprio un modo per dire "ecco cosa siamo, ecco cosa diciamo", senza bisogno di fuochi d'artificio».

Il tour si è concluso il 30 aprile all’Afterlife live club di Perugia, dopo undici tappe che hanno toccato le città più importanti del nostro bel paese. Che tour è stato e come ha accolto la gente il vostro lavoro?
R:«E' stato un tour intenso e importante, anche perché aveva dietro un lavoro più massiccio di tutti gli altri tour che abbiamo affrontato. Credo che la gente lo abbia notato e apprezzato, e a volte il suo modo per comunicarcelo è cantare e spingersi. E non potremmo chiedere di più».

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