'Serve l’amore', a scuola da don Tonino

di FRANCESCO GRECO - Iperboli, parabole, metafore, allegorie, analogie: una ricchezza ontologica di messaggi, illuminazioni, rimandi, “visioni”, anche subliminali: proprio come nel Vangelo. Negli scritti di don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, Ruvo di Puglia, Terlizzi e Giovinazzo,  ce n’erano a profusione. Un’opera monumentale di cui, col 25mo anniversario del “dies natalis” (20 aprile 2018), è iniziata la rilettura, per trovare spunti di attualità, di ancoraggio al XXI secolo, per provare a decifrare un tempo ispido e confuso, cosparso di “nuove e vecchie povertà”.
 
Don Alessio Albertini ha scandagliato l’opera del vescovo con l’ossessione della pace e degli “ultimi”, usando una password pedagogica, da offrire agli educatori (oratori, gruppi, associazioni, movimenti, aggregazioni ecclesiali, ecc.).
 
Il suo lavoro certosino è visibile in “Serve l’amore” (Educatori alla scuola di don Tonino Bello), Fondazione Diocesana Oratori Milanesi (Gruppo Ambrosiano), Milano 2018, pp. 56, euro 4. 
 
I brani sono tratti da testi pubblicati da Edizioni San Paolo, Edizioni Insieme, Luce e Vita. Bello l’articolo di Renato Brucoli apparso su “La Gazzetta del Mezzogiorno” (8 agosto 2011), che rievoca i giorni del 1991, l’esodo di massa (in 25mila) della gente albanese nel porto di Bari, sul “Vlora”, e le riflessioni di don Tonino al ritorno dal molo 12: “C’è stato un momento in cui mi è sembrato di vedere meglio: non quella turba indistinta, ma i volti, uno per uno, di quanti la componevano… quelli delle loro madri… di chi ha generato quelle persone: la figura delle loro madri gravide… chissà quante carezze su quei ventri, quante tenerezze…”.

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