Da Taviano al Quirinale, il Duca torna in passerella


di FRANCESCO GRECO - ROMA. Il Duca è tornato, e promette di sorprenderci svelando la donna del XXI secolo, le sue infinite facce, il “mistero senza fine bello”. Lo farà con 40 abiti, che a settembre (la data è ancora da definire) sfileranno nei giardini del Quirinale, alla presenza del padrone di casa, il presidente Sergio Mattarella, ambasciatori, diplomatici da tutto il mondo, oltre ai buyers sempre attenti alle ultime innovazioni del made in Italy.

Nessuno stilista, nemmeno il più titolato, aveva mai sfilato in una location così prestigiosa, identificata come “la casa di tutti gli italiani”.
 
Questo privilegio tocca a un salentino, “un ragazzo del Sud” (autodefinizione). Il Duca Antonio Ventura Coburgo de Gnon infatti è nato a Taviano, a due passi da Gallipoli, nel Leccese.   

Studi e laurea in Medicina a Roma, passione per l’alta moda, il Duca ha passato la vita in Rai firmando i costumi di trasmissioni popolari (“I fatti vostri”), per esempio.

E nel frattempo ha firmato alcune collezioni che hanno fatto il giro del mondo, l’ultima (2013) è stata applaudita anche in Argentina e venduta in Russia. Anche stavolta sarà coadiuvato dai suoi valenti collaboratori: allestimento e regia Giuseppe Racioppi, casting director Patrizia Ceruleo, trucco e pettinature Sergio Valente, pubbliche relazioni Marina Bertucci.
 
Il format della sua arte e della creatività è sempre personale e visionario, immediatamente riconoscibile: evoca infiniti mondi e mood, offre mille password per avvicinarsi al mistero della donna, contagia intense emozioni, seduzioni, sedimentazioni.

E’ così anche per la collezione in progress. Di cui il Duca non vuole svelare molto: come dice il poeta, “qualcosa di segreto/ convien sempre serbare”.
 
Se non sapessimo della riservatezza e timidezza del personaggio, diremmo quasi che trattasi di strategia di marketing.

E da quel poco che trapela nel mondo dell’alta moda capitolina, dove già ferve l’attesa, si sa che offrirà una “lettura” di alcuni “volti” della donna d’oggi: romantica, bambola, minimalista, da red carpet.

Abiti che prescindono dall’aspetto fisico e spostano il “fuoco” sulla personalità e il gusto. Tenendo sempre ben presente che per una donna l’abito dovrebbe essere un gioco di seduzione che esalti la femminilità e dia enfasi a ogni ruolo che la donna decide di giocare. Creando una sintonia fra uno stato d’animo e ciò che lei decide di essere in un determinato momento della vita, come della giornata e del luogo ove si propone: una cerimonia importante, un ricevimento esclusivo, una serata di gala, un incontro che conta e può decidere della sua vita, ecc.
 
Dall’epoca degli Egizi ai Greci e ai Romani, l’abito rappresenta mille cose, fra cui anche il biglietto da visita di una donna.

Ventura in fondo chi è se non una sorta di Sheherazade che attraverso i suoi abiti narra storie da mille e una notte che hanno le donne di ieri, oggi e domani per protagoniste assolute?

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