La Bari di Mascellaro dal borgo torna in… città

di  LIVALCA - Grande è stata la sorpresa quando ho avuto fra le mani l’ultima fatica letteraria di Nicola Mascellaro (questo responsabile dell’Archivio fotografico e di documentazione della ‘Gazzetta del Mezzogiorno’ per trenta anni, ormai ci regala un volume ogni 12 mesi e per le sue ottanta primavere, nel 2019, sta lavorando ad un testo  cui mi permetto suggerire un titolo provvisorio  «Una Storia uscita dalla ‘finestra’» ) nello scoprire che l’introduzione era stata affidata a Egidio Pani, un barese acquisito, essendo nato a Cosenza verso la metà degli anni trenta, con studi a Napoli e primo lavoro retribuito a Pavia, quindi a Bari funzionario di banca, di regione, vice-sindaco e prolifico scrittore oltre che rinomato critico teatrale.

Di Egidio voglio raccontarvi una storia vissuta che testimonia come una volta le ‘battute’ fossero frutto di arguta intelligenza e non  ferissero  la dignità di nessuno.  Pani era venuto nella nostra azienda per lasciare un articolo per uno dei tanti giornali che uscivano dalla tipografia e mio padre colse l’occasione per presentarlo ad uno dei tanti giovani giornalisti in erba - diventato famoso!  - che fu oggetto di un piccolo, innocente  scherzo ideato da uno dei direttori di testata presenti.  Al giovane cronista  fu fatto credere che fosse il fratello di quel  Corrado Pani ( Egidio era ed è un uomo piacente!) famoso per il figlio con la cantante di Cremona e, quando il giovane chiese che mestiere facesse Egidio, l’artefice del motteggio rispose:’... la Mina vagante… (per la statistica tra Egidio e l’attore Corrado vi erano pochi anni di differenza). Per chiudere il volo pindarico  - tanto ‘centellinato’ dal  direttore Ferri -  devo dire che ancora oggi mi sembra una trovata tanto brillante, quanto ingegnosa, insomma una di quelle mine che non solo non fanno danni ma si ‘sminano’ da sole.

Mascellaro ha pubblicato a luglio, presso l’editore DI MARSICO LIBRI, il volume «BARI dal borgo alla città. I protagonisti» e Pani, senza inutili fronzoli e giri di parole, ci sottopone una semplice sacrosanta verità: «I giornali condizionano la storia delle città e ne diventano il quotidiano diario politico, sociale, culturale. E danno - ciò che importa - forte evidenza nazionale  negli anni quando sui tavoli del potere, a Roma,  era la carta stampata ad avere la massima attenzione»  e conclude «Un volume denso stimolante che spinge a riaprire pagine della Bari di ieri con qualche rimpianto, una emozione, un sorriso».

I protagonisti di cui si occupa Mascellaro sono quindici ( G. Murat, A. Perotti, S. Dioguardi, G. Di Vittorio, W. Gorjux, L. De Secly, A. Violante,  F. Babudri, M. Cassano, F. Menotti, G. Di Vagno,  A. Di Crollalanza, A. Giovine, G. Giacovazzo e A. De Palo) e chiaramente si tratta di  una scelta soggettiva  che può non ‘appagare’ tutti.  Il sottoscritto proprio perché aveva vissuto l’esperienza di Vito Maurogiovanni (‘Cantata per una città’ e ‘Come eravamo’) aveva suggerito all’autore di precisare in copertina ‘ alcuni protagonisti’ e non ‘i protagonisti’ che suona  ‘accosissì’;  affermava Lorenzo Gentile ‘Chèsse  jè Bare’ e, come si mormora in giro ( chiaramente dipende dai ‘giri’ frequentati) da chi pensa di sapere tutto,  coloro che hanno prestato la loro opera presso  ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’ sono persuasi non di aver fatto la storia, come è giusto che sia, ma di essere la…Storia.  L’autore di questo libro dietro quella apparente mitezza di carattere, avvalorata da una capigliatura candida ancora molto  folta, dimostra di avere tutti i pregi di coloro che, nati in una cittadina ( Civitas Gravinae… per tutti Gravina in Puglia) situata oltre i 300 metri s .m.  che taglia intensamente l’altopiano delle Murge, hanno formato le loro certezze e scavato il loro sapere  nella roccia, che è pur sempre una massa compatta e…’dura’ ( A titolo personale devo dire che fin dal ginnasio mi porto dietro gli insegnamenti della docente di inglese - La Tegola ?- che un giorno con la sua amabile ironia mi  regalò : ‘Cavalli lei che ha studiato così bene  J. Swift  dovrebbe sapere che lo scrittore irlandese affermava che un uomo non dovrebbe mai vergognarsi di avere torto che, in sostanza, significa  che oggi è più saggio di ieri’.  Solo per  me stesso  voglio precisare che io avevo ragione anche allora, ma da quel momento mi sono convinto che il torto fosse in me  e mi sono fatto carico di tanti torti inesistenti, per cui ‘obtorto collo’ sono un  eccesso di saggezza).

Tanto per restare in argomento anche con il cantastorie di Bari Alfredo  Giovine  - un ritratto che è un piccolo riuscito saggio, completo e pregno di notizie (descritta con grande semplicità la voglia di fare di anni in cui tutti, nei rispettivi campi,  davano  il meglio nell’interesse generale ) che descrivono quanta fosse amata la nostra Gazzetta e, se posso, seguita con ‘fedeltà’ assoluta -  mi sono preso un affettuoso : «…ricordi male».

Nei primi anni ’80 parlai al telefono con Giovine per una questione che riguardava il giornale di Papandrea Aurelio, il quale, per giustificare il ritardo con cui mi ero avvicinato alla cornetta, disse : «Il nostro bersagliere oggi ha perso il passo». Ero fresco di militare - 1 Reggimento Bersaglieri Corazzato  di stanza ad Aurelia - e mi ritrovai a  parlare con uno che era stato bersagliere, oltre mezzo secolo prima, a Torino.  Chiaramente parlai con un signore che era orgoglioso della divisa indossata  da volontario - anch’io contento anche se avevo provato a non farlo  -  nel  lontano 1925 per il 4 Reggimento.   Io dal momento che avevo passato il periodo di leva in ‘maggiorità’ e avevo contribuito a preparare uno scritto su una piccola storia del corpo ricordavo ( oggi con qualche dubbio in più) che il 4 Reggimento era stato sciolto al termine della 1 Guerra Mondiale, ma contro la ferrea determinazione di don Alfredo nulla si poteva e fu «…ricordi male» .  Sul libro di Mascellaro è riportata la data del 1925 in cui  Giovine si arruola nel  4° Reggimento di stanza a Torino per cui chiedo alla memoria storica vivente dei Bersaglieri di Puglia, Giorgio Riccio, una sua autorevole precisazione, evitando magari di dare ragione ad entrambi a meno che come affermava Vico : « Verum et factum convertuntur» ( Il vero e il fatto sono convertibili e quindi identici).

Il demologo Alfredo Giovine fu molto affabile al telefono e ci tenne a precisare che con mio padre: « Si erano persi perché entrambi avevamo fretta e perchè vi erano state persone che non hanno unito», purtroppo io non capii bene il discorso che mi fece sul trasporto trainato da cavalli - i rumori delle macchine in funzione non aiutavano - e solo ora leggendo il libro mi sono reso conto che parlava della sua azienda di famiglia.  Ascoltandolo  - più che coda di paglia, direi coda di…cavalli - mi era parso di intendere che dicesse che noi eravamo rimasti ai tempi dei cavalli ( cosa inaudita dal momento che mio padre, coadiuvato da mio fratello Raffaele, genio riconosciuto dell’innovazione, è sempre stato un passo avanti nei confronti del progresso tecnologico ) e questo mi lasciò perplesso.   Comunque qualche tempo dopo mi telefonò per annunciare l’invio di un biglietto, in cui esprimeva  felicitazioni per il volume « La musica a Bari» e al telefono mi esternò pure la sua profonda  passione per tutti  i generi musicali e mi disse anche qualcosa che riguardava lo scritto di Fabris.  Il biglietto arrivò per posta e ritengo di aver dato una copia al figlio Felice, colui che, con assoluto rigore ed intransigenza, difende il patrimonio culturale messo insieme dal genitore. Molto bella la pagina che la sua ‘Gazzetta’ elaborò il giorno della dipartita : con  articoli che partivano dal   ‘Cuore di bersagliere’ di Ciccarese, proseguivano  con l’allievo silente di Mirabella e si concludevano con  ‘L’onore delle armi’ di Melchiorre. Da condividere la conclusione di Nicola Mascellaro , il quale ritiene che, sulla targa collocata nella strada a Giovine dedicata,  ‘demologo’ sia  corretto, ma ‘ storico delle tradizioni popolari’ suoni meglio.

Detto popolare vuole che  le vie del Signore siano infinite, per cui, qualora in futuro un poco…lontano dovessi incontrare don Alfredo, non esiterò a scusarmi per aver male interpretato quei ‘cavalli’, che altro non erano che normali quadrupedi : parola di bersagliere.

Dal medaglione dedicato alla signora Wanda Gorjux Bruschi apprendiamo che nell’anno di grazia 1933 Bari è la città più prolifica d’Italia, ma vi è anche un elevato fattore di mortalità infantile, per cui la valente giornalista si adoperò  per contribuire a far nascere un centro di assistenza materna.
Lo scritto di Mascellaro è una cronaca precisa, puntigliosa, che non fa sconti : un periodo di grande illusione e successiva delusione. Comunque una pagina di storia.

L’articolo dedicato al prof. De Palo è come se lo avessi già letto, mi risultava assai famigliare, quelle notizie da ‘memoria storica’ o si sanno o si copiano, quello sciorinare nomi, fatti, date, avvenimenti  (…certo leggere che il Bari quando militava in IV serie - così si chiamava in illo tempore -  ‘bazzicava’ i terreni  di Gela, Ostuni, Palma, Colleferro, Carbonia, Manduria, Enna e oggi, anno di grazia 2018 calcherà terreni similari, mi fa pensare che i tifosi baresi sono sorretti da un entusiasmo bestiale per cui dedico loro una piccola perla di saggezza paterna ‘ogni impedimento è un giovamento’, ossia ‘na porte s’achiute e ccjìnde se iàbbrene’  ( Felice dispensami dalle tue eventuali  (giuste ?) osservazioni, ma io ho riportato il dialetto nel modo in cui è stato scritto da Lorenzo Gentile su un libro da noi edito , poi, se ben ricordi, io sottoposi all’autore le tue osservazioni…).   

Il presidente galantuomo nella professione e nello sport ci ha lasciato nell’agosto del 1977, Bari promosso in B con Giacomo Losi in panchina.  Pochi sanno che fu Andrea Castellaneta, valoroso e sfortunato ( nel senso che una subdola malattia lo ha strappato all’affetto dei cari e degli amici proprio quando i suoi enormi sacrifici lo stavano ripagando con gli interessi) giornalista della Gazzetta,  a contribuire a tessere la tela che portò la famiglia Matarrese a subentrare al professore De  Palo. 

Il ricordo del professore ‘dei fiocchi rosa ed azzurri’ è firmato da Gianni Antonucci  ( bravo Mascellaro a servirsi della fonte, senza attingere dalla…fonte): l’immenso  commercialista-giornalista-tifoso che ha messo su carta la storia della squadra a beneficio di quanti hanno amato, ameranno e continueranno ad amare : BARI/ BARI /BARI/ BARI/BARIIIII.

Come non dedicare un pensiero all’architetto Saverio Dioguardi, nato nel 1888 ( una data  con tre otto è garanzia di ‘botto’ nella vita ) a Rutigliano, che ha  avuto l’enorme merito di progettare e costruire il ‘palazzo dei sogni’ per tanti tipografi, correttori di bozze,  giornalisti e direttori :  quella sede della Gazzetta  che ti fa pensare con gioia e amarezza al Giulio Cesare di Shakespeare : « Gli uomini, in certi momenti, sono padroni del loro destino».   Certo noi avevamo Marco Tullio Cicerone da Arpino che intorno al 70 a.C. mise per iscritto  : « Il tuo destino  può essere controllato, almeno in parte».  Un  numeroso esercito di  tranquilli amanti di quelle cariatidi, e di quella cupola che portava a spasso il mondo, si è chiesto vanamente  dove  si fosse nascosta quella piccola parte che aveva il compito di ‘controllare’ e ‘contrastare’ il destino.

Eppure un nome profetico invitava a tenere alta la ‘guardia’: DIO… GUARDI.

Fu il prof.  Donato Accettura che , reduce da una riunione della vecchia DC,  nel dare disposizioni al figlio Peppino in quale pagina dovesse essere inserito un articolo che riguardava il direttore Giuseppe Giacovazzo,   a rivelarmi una, per me ‘penosa’,  realtà : il futuro senatore e sottosegretario agli Affari Esteri era  tifoso della Juventus.  Come può uno nato in quel paradiso autentico di Locorotondo ‘concedersi anima e corpo ad una ‘vecchia signora’?   Secondo Bacon : « Anche la conoscenza è potere», per Livalca, senza anche, la Juventus è potere, Ma…rotta  ogni  ‘decenza’ preciso che tifo zebra quando rappresenta l’Italia e sarei felicissimo se riuscisse a conquistare quella Coppa che per gli anta sarà sempre dei campioni. Se Dio vorrà che ci possa essere nei prossimi anni un Bari-Juve allo stadio, da un lato ci saranno i tifosi con il rosso nel cuore, dall’altra quelli che fanno del nero la loro forza : ci conteremo e il risultato verrà pubblicato sui prossimi protagonisti cui darà voce Mascellaro.

Penso che la scelta di Giacovazzo, invece di altri direttori ugualmente meritevoli, operata da Nicola sia stata dettata dal fatto che il giornalista-politico fosse anche primadonna, noto il suo passato in Rai con amicizie che comunque hanno giovato alla causa della carta stampata, e che sia stato testimone di quel passaggio epocale che ha visto gli artisti dell’impaginazione a piombo, lasciare il campo agli artisti, con le mani pulite, della fotocomposizione. 

Torneremo a breve sui protagonisti di questo minuzioso libro-archivio : non una minaccia, ma una promessa, anche se l’imperatore,  Napoleone non… Macron, affermava che il modo più sicuro di  mantenere la parola data era…non darla mai, ma noi, per tutto il mondo, siamo e saremo i discendenti di  Gaio  Giulio  Cesare Ottaviano  Augusto : Imperatore morto  il 19 agosto del 14 d.C. (duemila anni fa), noto per aver costruito terme ed acquedotti che  sono ancora in piedi e che si potranno vedere nella mostra che si terrà ai Mercati di Traiano a Roma dal 23 settembre p. v.,  in una stimolante esposizione il cui tema recita : « Il passato è fatto di uomini e donne e delle loro storie, poi vengono le date e i dati».  Proprio quello che ha fatto Mascellaro e i tanti  che lo hanno preceduto e lo seguiranno.

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