'Selvaggi' prigionieri della metropoli

di FRANCESCO GRECO - Anche il mito del “buon selvaggio” è ciclico. Anzi, più procediamo sulla strada del presunto progresso, illusi dal telecomando e dai social di contare men che uno, e di non essere invece consumatori di emozioni seriali e cibo spazzatura, e più cresce lo straniamento e lo sradicamento dal reale e il rimpianto per il paradiso perduto.
 
E il richiamo a una forma di panteismo si fa forte e quasi irresistibile. Chiusi nelle gabbie metropolitane, più siamo confusi e smarriti nella modernità che, direbbe Emile A. Cioran, ci è toccata in sorte, più cerchiamo il piatto della nonna e siamo attratti dal bosco e dai fondali marini.
 
Tentati dal darci alla vita selvaggia, teorizzata da Rousseau (ma già era l’idea di Virgilio secoli prima), tentati dalla fuga dalla civiltà di cui fu capace Paul Gaugain trovando la pace dei sensi e l’ispirazione per la sua opera. Che poi la mattina mitizziamo la natura (perché non la conosciamo) e la sera buttiamo monnezza all’angolo della via fa parte delle contraddizioni del nostro tempo.
 
In questo filone diremmo della nostalgia per le radici, per l’Eden perduto, si inserisce “Selvaggi” (Il rewilding della terra, del mare e della vita umana) di George Monbiot (1963), Piano B Edizioni, pp. 304, euro 17,90 (fuori collana).
 
Britannico, già giornalista della BBC e oggi collaboratore del “Guardian”), Monbiot descrive in punta di penna infiniti scenari “vissuti” a ogni angolo del mondo con una delicatezza a tratti commuovente.

Dalle coste del Galles  alle Highlands scozzesi, nelle cupe foreste dell’Europa dell’Est europeo, ci descrive il possibile rewilding, e ci spiega che tornando a respirare all’unisono con la natura, forse potremmo salvarci. La sua narrazione, immediata, emozionante, acuisce il rimpianto per il modello di sviluppo di rapina, devastante, predatorio che ci siamo dati e di cui paghiamo le conseguenze.
 
Ma, ci dice Monbiot, non siamo giunti ancora a un punto di non ritorno, se solo prendessimo coscienza del baratro, potremmo arrestarci sul ciglio. Magari fosse vero…

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