Veronica Olivier (intervista): «Dopo il successo di Amore 14 e Ballando, sono volata negli Usa per migliorare la mia formazione professionale»


di NICOLA RICCHITELLI – Arriva dagli Stati Uniti – Los Angeles per la precisione – l’ospite di quest’oggi. Arriva dagli States ma lei è italianissima: stiamo parlando della modella e attrice Veronica Olivier, divenuta celebre grazie a Carolina, il personaggio protagonista del film “Amore 14” dello scrittore e regista Federico Moccia.

Una lunga intervista, una chiacchierata per ricordare i giorni che la portarono al successo e a farsi conoscere al grande pubblico fino ai giorni americani che la vedono impegnata in un intenso percorso di formazione professionale.


D: Veronica, come stai?
Ciao, sto molto bene grazie!

Di te si ricorda la tua interpretazione nel film “Amore 14” – era l’anno 2009 - e la vittoria del programma “Ballando con le stelle” l’anno successivo. Cosa ti è restato di quei giorni là?
R:«Dell’esperienza di “Amore14” e “Ballando con le stelle” mi è rimasto tutto. Le persone meravigliose che ho conosciuto, la loro professionalità e dedizione al lavoro, i loro insegnamenti sia professionali che di vita. Milli Carlucci è per me un grande esempio di professionalità. Mi ha insegnato che se vuoi ottenere dei risultati nel tuo mestiere devi metterci il cuore, la tua anima e la tua testa. E’ una donna molto radicata. E’ molto presente e molto forte. La sua energia femminile riesce a trasmetterti affetto e coccole e la sua energia maschile forza, determinazione e tenacia. Federico Moccia mi ha insegnato a vedere quella sensibilità negli uomini che prima non vedevo. Lui mi ha insegnato che non importa quanti anni abbiamo, possiamo ancora vedere il mondo con gli occhi dei bambini. Ho imparato che non giudicare gli altri, perché non sai mai che battaglia stanno combattendo. Marco Belardi, è un grande esempio per me di serietà professionale. E’ un uomo con una profonda etica. E’ inoltre un esempio di come, se hai un sogno, puoi raggiungerlo!».

Negli ultimi tempi ti sappiamo a Los Angeles per frequentare l'Ivana Chubbuck Studio. Cosa ci puoi raccontare di questa esperienza?
R:«La mia vita artistica si è rivoluzionata. Dopo “Ballando con le stelle” ho avuto modo di lavorare su altri set come la serie televisiva prodotta dalla Taodue, “Il Bosco”, regia di E. Puglielli.  Ho avuto il piacere di lavorare nella serie televisiva “Hundred to Go” girata in inglese , regia di N. Prosatore e distribuita dalla Fox. Mi sono trasferita in America due anni fa per studiare con Ivana Chubbuck e poter crescere artisticamente. Trasferirsi in un altro paese, come puoi immaginare, ti cambia la vita e ti da modo di fare esperienze che ti migliorano soprattutto a livello umano, prima ancora che professionale. Lavorare “on stage” al fianco di persone che appartengono ad una cultura diversa dalla tua ti da modo di espanderti come persona».

Cosa ci puoi raccontare della tua conoscenza con Ivana Chubbuck?
R:«Conoscere Ivana Chubbuck a Roma mi ha incuriosito molto e mi ha dato la spinta per saltare dalla parte opposta del mondo e vedere cosa ci fosse. Mi sono ritrovata su un percorso che mi riconduce tuti i giorni a me stessa. Conoscere e scoprire me stessa è quello che vengo richiamata a fare tutti i giorni con disciplina e sentimento. L’arte è una magia che ti rapisce il cuore, la mente, l’anima e tutti i senti. E’ una grande forma di saggezza che ci illumina come individui e ci rende liberi. Impari a seguire il tuo cuore nonostante tutto, nonostante le intemperie e le giornate di sole. Impari ad essere fedele a te stesso a quello che provi, alla tua verità… e soprattutto impari ad essere sensibile a tutte le altre verità che ognuno di noi vive ogni giorno».

Non solo la scuola di Ivana Chubbuck, ma la tua formazione si sta svolgendo anche in un’altra scuola…  
R:«Si, da gennaio 2018 frequento un’altra scuola di recitazione, sempre qui a Los Angeles, chiamata “The Imagined Life” di Diana Castle, letteralmente “La vita immaginata”.  Il mio cuore ha la possibilità di immergersi completamente in un altro corpo. Sperimenti quella che chiamano “Empatia Emotiva”. Come ben sai, l’empatia è un concetto affascinante, e racchiude, tre diversi aspetti. Ci tengo a spiegartelo perché penso, che così come io ho avuto modo di migliorare la mia vita, tutti possano farlo».

Empatia emotiva, ok, mi hai incuriosito…
R:«I tre aspetti sono: cognitivo, emotivo e compassionevole. L’Empatia Cognitiva è quando una persona riesce a capire come gli altri la pensano rispetto ad un determinato evento o argomento. L’Empatia emotiva è quando io riesco a sentire quello che tu provi parlando di un determinato evento. Non sempre riuscire a capire l’altra persona significa riuscire anche a sentire cosa prova l’altra persona. Per questo che tanti problemi nelle relazioni  nascono quando non ci sentiamo capiti sul piano emotivo, piuttosto che sul piano verbale. E poi c’è L’Empatia compassionevole che permette di aiutare chi abbiamo davanti. L’Intelligenza Emotiva più pura fa si che come essere umani siamo in grado di comprendere profondamente il punto di vista altrui, di sentirne  e comprendere anche le emozioni e in fine di aiutarlo.  Ecco il percorso che sto facendo mi fa lavorare tutti i giorni su questi 3 aspetti e, come puoi intuire, ti cambia la vita in un modo che riesci a capire il mondo intorno a te. Ci vuole molto coraggio, e pur essendo una persona molto empatica, inizialmente ho trovato grande difficoltà».

Quali  le difficoltà che hai dovuto affrontare per affrontare questo tipo di percorso? 
R:«Mi sono scontrata con il mio sistema di valori e regole. Mi sono scontrata con quello che ritenevo giusto e/o sbagliato che mi portava a giudicare. Mi sono scontrata con le mie difese personali e il mio ego. Questa esperienza mi ha portato a rivedere tanti eventi della mia vita successi in passato. Tante volte ci sentiamo traditi, feriti, trattati ingiustamente, arrabbiati,  derisi, giudicati .. eppure quell’esperienza è solo una faccia della stessa medaglia.. Mi sono messa nei panni di chi, dal mio punto di vista, mi aveva ferito o fatto arrabbiare, o deluso e ho scoperto un altro mondo. Come ho detto prima, non è stato facile all’inizio e per nessuno lo è».

Ora faccio fatica a seguirti…
R:«Ti faccio un esempio pratico: Se mi dicessi che sei stato derubato, e ti chiedessi di metterti nei panni del rapinatore, mi prenderesti per pazza. E’ qui che sperimenti il contrasto tra il tuo sistema di regole e valori e un altro sistema di regole e valori che in questo caso sono quelle del rapinatore. Nella recitazione, attraverso l’esercizio dell’empatia (e qui viene la parte divertente), ti rendi conto che non esistono regole e valori giusti o sbagliati…perché il giusto e sbagliato fa parte del giudizio e non ci permette di comprendere e quindi di essere più empatici. Ma se per un istante, tu riuscissi ad uscire dalla tua mente e farti guidare dal tuo cuore nel corpo dell’altra persona, il rapinatore in questione, sentiresti che è stato spinto da motivi ben precisi. E se ti sforzassi, ancora un pò di più, inizieresti a sentire le sue emozioni, i suoi bisogni e le sue convinzioni, ti balzerebbero subito davanti agli occhi le ragioni ben precise che l’hanno spinto a rapinare, come ad esempio sopravvivere o nutrire i propri figli. Ti renderesti conto che tu nella sua stessa situazione, con i medesimi bisogni e convinzioni ed emozioni, avresti fatto lo stesso. Riusciresti a vedere te stesso nell’altro. Riusciresti a vedere quell’aspetto di te che ti porterebbe a rapinare o ad uccidere se spinto da un motivo ben preciso. Si tratta di un percorso che ti porta a scoprire parti di te che sono nascoste pur essendo presenti. Un percorso di contrasto e accettazione continua. Un percorso di consapevolezza e amore».

Cosa ti aspetti da questa esperienza?
R:«Non posso prevedere il futuro e non so questa strada dove mi porterà… quello che so per certo è che non si sbaglia mai se seguiamo ciò che ci rende felici! Il mio obiettivo è diventare una professionista nel mio mestiere! Riuscire a dimenticarmi completamente di me stessa e vivere al 100% in un'altra vita, in un altro corpo. Voglio far si che i personaggi che interpreto possano vivere attraverso me. Il mio obiettivo è riuscire ad arrivare al cuore delle persone. Questo è quello che voglio. La parola aspettativa non mi si addice. Aspettarsi è pretendere. Sostituisco il termine aspettativa con obiettivo».

Quali le differenze nell’approccio alla recitazione e alla macchina da presa nel modo di fare italiano e americano? 
R:«Abbiamo terminato settimana scorsa le riprese del mio primo lavoro su un set americano. E’ stato bellissimo. Sono rimasta molto colpita dall’organizzazione. Prima di iniziare l’assistente alla regia ha fatto una riunione per presentare tutti i vari reparti e le persone. E ha chiuso la riunione comunicando a tutti di rivolgersi a lui nel caso di ingiustizie e/o comportamenti poco e non professionali. Appena arrivata sul set mi hanno fatto passare subito attraverso la cucina. Avevano allestito fuori al palazzo, banconi con roba da mangiare e addirittura bracieri per la carne e gli hamburger. Per non parlare dell’angolo spuntino… altri banconi con addirittura una persona responsabile alla preparazione di affettati e formaggi, bevande e altro. I banconi erano pieni di caramelle, frutta, dolci, patatine, cioccolato e merendine. A cena, meglio che non ne parliamo….C’era un servizio di catering super attrezzato, pollo, bistecche, pesce, pasta, contorni, quindi, cereali, insalate e addirittura torte! Che esperienza. Abbiamo girato tutta la notte e non ho visto e sentito nessuno perdere la pazienza. Tutti super professionali e attenti al minimo dettaglio. Il regista chiedeva consigli e ascoltava i pareri dei suoi collaboratori, è stato presente dall’inizio, fino alla fine. C’era molta comunicazione tra gli addetti ai lavori ed il cast. E’ stata una bellissima esperienza».

Proprio dagli Stati Uniti è partito il ciclone Weinstein, sfociato poi nel Movimento Me Too, fino ad arrivare alle ondate di denunce che sono partite da attrici in italiane nei confronti di alcuni registi italiani. Tu che idea ti sei fatta?
R:«Che dire… penso che trovare il coraggio di denunciare abusi è importante. E’ un argomento questo che riguarda tutti. Si tratta di situazioni che si verificano in tutti gli ambiti lavorativi senza distinzione di sesso. Denunciare un abuso significa alzarsi in piedi e avere il coraggio di lottare per se stessi e per quelli che hanno vissuto la stessa esperienza. Quando fai questo insegni agli altri come trattarti. Quando si trova il coraggio di parlare a piena voce, è importante essere consapevole. Consapevoli del contesto culturale in cui si vive, consapevole delle reazioni. E’ importante lavorare volto su se stessi, perché quello che puoi innescare come reazioni può esserti favorevole o peggiorare la situazione. E’ importante che chiunque abbia vissuto una situazione di abuso venga accompagnato da un professionista in un percorso psicologico. Allo stesso tempo chi ha abusato ha bisogno di seguire un percorso terapeutico che lo aiuti. La psicologia spiega molto bene come vittima e carnefice siano legati da un rapporto di dipendenza, l’uno ha bisogno dell’altro. Per cui è importante che entrambi possano diventare consapevoli dei propri “pattern” comportamentali distruttivi e sostituirli con comportamenti costruttivi. Di solito ci si schiera o da una parte o dall’altra, a favore dell’uno e/o a sfavore dell’altro. Al contempo, è essenziale educarci ad una sensibilità collettiva che ci porti a costruire nuovi atteggiamenti volti al benessere, invece che al giudizio. Entrambi, vittima e carnefice, hanno bisogno di fare un grande lavoro su se stessi affinchè possano elaborare l’evento e capire i perché. I media in questo senso non aiutano molto, il loro obiettivo alle volte è molto lontano dal favorire comportamenti collettivi costruttivi».

Nel 2010 alla partecipazione del programma condotto da Milly Carlucci segue un’altra partecipazione ad un altro programma Rai - Attenti a quei due - La sfida – condotto da Max Giusti e da Fabrizio Frizzi. Che ricordi conservi del grande presentatore romano?
R:«Ricordo Fabrizio come , il conduttore con “il grande sorrisone”. Quando ci siamo trovai a lavorare insieme rideva sempre. Pronto a mettersi in gioco e a rompere gli schemi. E’ stato uno strazio scoprire la notizia.  Mi sento grata per aver lavorato al suo fianco ed averlo conosciuto. Gli mando un grande abbraccio da qua giù».

Concedimi di chiudere con la più banale delle domande chiedendoti del tuo futuro: quali sono le tue aspettative, sogni, progetti e speranze?  
In questo periodo della mia vita sono in fase di elaborazione… sto costruendo il mio futuro professionale. Tutti i giorni mi sveglio chiedendo a me stessa se sono felice. Questo è ciò che mi guida tutti i giorni, fare tutto quello che mi rende felice senza eccezioni. Ad oggi sono molto impegnata con la recitazione, col canto, il ballo e la scrittura. Sono una persona molto pragmatica nonostante la mia tendenza creativa. Voglio garantire a me stessa un futuro solido. Vediamo cosa riusiamo a fare… per il momento non vado oltre.. Magari ci sarà ancora un’altra occasione per approfondire questa domanda in futuro, mi fa sempre piacere fare una bella chiacchierata con te! Grazie mille».

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