Donato da Varese: «Io al posto di Parenzo per una settimana nel programma de La Zanzara? Gli ascolti salirebbero in vetta alle classifiche»


di NICOLA RICCHITELLI – Prima di parlarvi dell’ospite di quest’oggi è opportuno fare una doverosa premessa, che ci porta a Milano, in via Monte Rosa 91, diritti negli studi radiofonici di Radio 24 – la radio di Confindustria – lì dove un geniaccio della radio di nome Giuseppe Cruciani da dodici anni a questa parte – era il 9 gennaio del 2006 giorno della prima messa in onda – conduce, assieme ad un altro grande del giornalismo italiano, David Parenzo, una trasmissione radiofonica che ogni giorno coinvolge milioni di radioascoltatori, “La Zanzara”.

Dal lunedì al venerdì – dalle 18.30 alle 21 – si commentano i fatti del giorno con politici, opinionisti e radioascoltatori.

Gli ascoltatori intervengono lasciando il loro numero alla radio e possono eventualmente essere richiamati da Cruciani. Molti interventi si trasformano spesso in liti accanite, nelle quali vengono presi di mira i conduttori stessi per le loro posizioni politiche.

Il programma è divenuto noto nel tempo per gli argomenti trattati che spaziano dalla satira più profana, alla comicità, dalla politica al sesso, un programma che mutuando le parole del protagonista di questa intervista: «E' come se esistesse una pompa idrovora usata per rovistare i pozzi neri del quotidiano, da cui estrarre l’energia aerofaga, che sorprendentemente viene considerata da un team di scienziati, un combustibile 100 volte maggiore del comune petrolio. Reggere il carico di confluenze di acque delle fogne è diventato il loro nutrimento. Invero, il conduttore, quando è annoiato da temi troppo impegnativi e astrusi, con un’alzata d’ingegno si tuffa nelle flatulenze, sull’urina, caccole, nei cumoli escrementizi e fognari delle perdizioni umane». 

Tra i tanti che, in maniera più o meno periodica intervengono nella nota trasmissione radiofonica, alcuni sono divenuti famosi, grazie ai loro interventi, tra questi Donato da Varese, al secolo Donato Ricci.

Allora Donato, innanzitutto ti dò il benvenuto nel nostro spazio dedicato alle interviste… Partiamo da dove tutto ha avuto origine e quindi dal programma radiofonico di Radio 24 “La Zanzara”, condotto dall’immenso Giuseppe Cruciani e dall'ottimo giornalista David Parenzo.

Innanzitutto mi sembra doveroso chiederti di presentarti e di spiegare alla gente chi è Donato da Varese – alias Donato Ricci – e quindi chi sei nella realtà, aldilà del personaggio che si è palesato in radio nell’arco di questi anni…
R:«Non so cosa dire, non ho titoli e né potere, se non solo una vita incensurata, lontano da ogni forma di droga, trasgressioni e spericolatezze. Da ragazzo, dopo essermi preso un diploma magistrale, andai anche a scuola di musica per studiare teoria, solfeggio, e studio dello strumento, ovvero la chitarra. Poi incominciai a suonare in alcuni nei locali notturni, suonando particolarmente canzoni napoletane, primo '900. Anche se sembra paradossale, dico che nella vita ho sempre avuto l’impressione di essere stato investito da una persistente sfortuna: l’amore per la musica. Si è vero, perché avrei voluto avere una passione, se non altro, per un mestiere che mi avrebbe permesso di fare una vita normale e poco combattuta.  Certo, di mestieri veri ne ho fatti, ma alla fine la mia vocazione è stata sempre la musica, ovvero comporre canzoni. Ne avrò scritte almeno 130, comprese quelle composte con il mio caro fratello gemello, Ciro Ricci, deceduto il 19 gennaio di quest’anno. Che dolore!».

Come sei venuto a conoscenza della nota trasmissione radiofonica?
R:«Per caso, ascoltando in auto sporadicamente la trasmissione de La Zanzara, un giorno decisi di fare la mia prima incursione provocata dal pernicioso vociare di alcuni politici e di coloro che li difendevano. Poi da lì in avanti costatai che i miei eloqui mediatici a un numero considerevole  di radioascoltatori non scivolavano addosso come la schiuma sotto la doccia, ma restavano nella loro mente, stimolando in loro anche risate fragorose».

Ti saresti mai aspettato che la trasmissione radiofonica “La Zanzara” avrebbe fatto di te un personaggio?
R:«Onestamente, non pensai che dalle prime incursioni radiofoniche ci sarebbe stato un seguito. Di questo incominciai ad accorgermene quando vidi girare in rete i video della Zanzara che portavano il mio nome. Venni poi a sapere che alcune persone facenti parte di un gruppo di nome, Riccardo da Roma, mi cercavano con la stessa tenacia delle attività equestre della caccia alla volpe. Chi riuscì a scovarmi pretese pure l’esclusiva della scoperta di Donato da Varese. Questi e tantissimi altri, ancora oggi, nutrono per me una inverosimile rigogliosa simpatia. Se dovessi scrivere qui tutti i messaggi di affetto che ricevo ogni giorno – compresi gli audio – servirebbero cento pagine Word. Tutto forse troppo esagerato, ma che ha destato grande stupore, manco fossi un leader politico o di un famoso gruppo musicale. I detrattori, quelli ovviamente non sono mai mancati, pronti a denigrarmi con gli stessi epiteti di cui loro erano gli esemplari. 
Tuttora sto ricevendo pagine intere di solidarietà per aver ricevuto un procedimento di mediazione dagli avvocati dell’attore Claudio Amendola per averlo chiamato, sempre attraverso i microfoni de la Zanzara, con un epiteto poco carino. Agli avvocati, inoltre, ho fatto recapitare le mie scuse più sincere per aver usato un linguaggio piuttosto colorito. Adesso vediamo come proseguirà la mediazione».

Ti saresti mai aspettato di avere così tanti fans?
R:«Questo non lo avevo nemmeno immaginato, anche perché 5 anni fa non pensavo che i miei interventi potessero avere tanto seguito. È come quando un bravo cantante, apparendo pochissime volte in televisione - anche se ha un ottimo spessore artistico - potrebbe rischiare di rimanere nell’oblio  se non venisse promosso con tutta una serie di “marchette”, utili da ipotecargli il suo futuro artistico. Pertanto, ottimisticamente parlando, credo che i fans a cui piaccio e che si sono resi manifesti, siano solo la punta dell’iceberg. Ho il timore di essermi mostrato un fanfarone».

A tuo modo di vedere perché Donato da Varese ha funzionato?   
R:«Sarà forse come mi esprimo, la cadenza della mia voce che, come per magia, fa trasparire anche un lato umano e sincero che spesso mi ha contraddistinto. Si è detto di me più volte che sono un lungimirante circa gli eventi che accadranno. Attenzione, nulla a che fare con le arti divinatorie. Per l’amor di Dio».

In base a quale criteri decidi di formulare i tuoi interventi?
R:«Vado a sentore, avverto l’umore della gente e dei gaglioffi quando cercano di arrampicarsi sulle pareti di fango, pensando che tutti siano dei buontemponi. Comunque le mie esternazioni radiofoniche sono tutte estemporanee, improvviso sul momento con lo stesso istinto con cui scrivo le mie canzoni. Compongo in seduta stante con mezzi vocali senza artifici».


Dietro ai tuoi interventi sembra celarsi tanta rabbia: con chi è arrabbiato e perché è arrabbiato Donato da Varese?
R:«A parte le vicissitudini, io stranamente sono un uomo mite, amo tremendamente la giustizia sociale e uno stile di vita, non alla Boldrini, ma armonioso e pacifico. Non ho mai tradito né un donna e né un amico. La mia vita la voglio raccontare a mio modo, sia pure con un pizzico di fantasticheria, con il lavorio della mia mente».

Note sono le tue battaglie e i tuoi scontri con il giornalista David Parenzo, ma c’è qualche aspetto che apprezzi di lui?
R:«Di Parenzo, per quello che mi è dato sapere e capito, apprezzo il fatto che abbia una lieve sensibilità per la musica, superiore a quella di Cruciani. Praticamente, quest’ultimo, in verità, lascia molto a desiderare in quanto a gusti musicali. Parenzo, a prescindere dalle sue nefandezze ideologiche, risulta un  contraltare de La Zanzara, benché anche uno “zerbino padovano”. Se fosse stato lui il titolare del programma avrebbe relegato Giuseppe Cruciani a spolverare il mixer, computer e microfoni della radio. È doveroso ricordare che la pantegana Parenzo è un nemico atroce della nostra identitarietà, e credere che questo non sia vero è come ammettere di aver visto una gallina mettere il becco nel sedere del suo contadino per vedere a che altezza vi fossero le uova».


Lo inviteresti mai a cena?
R:«Anche se è  abituato a buttarsi tra i raggi della mia “bicicletta” quando intervengo  a La Zanzara, sarei disposto andare a cena con lui, per formarlo, per fargli capire dopotutto che è un uomo miracolato, al di sopra delle raccomandazioni naturali».   

E di Giuseppe Cruciani cosa ci puoi dire? 
R:«Ah, questa è una domanda sfiziosa a cui rispondo ampiamente. Parlare di Giuseppe Cruciani è come addentrarsi in un  variegato mondo di sfumature, uno zibaldone di pensieri mediamente alti che scivolano addosso contro la frenesia del tempo; sminano il piacere di vivere con brevissime storielle raccontate sul filo della tragedia o sull’ironia che a volte fuoriescono anche dai camion spurghi. Cruciani è connaturato al suo programma dove si inneggiano glandi che ballano sul monte di Venere, di figuranti speciali che debuttano in film porno per raccogliere al volo con la lingua le gocce di seme, per evitare che vengano sprecate. In quel circo mediatico c’è chi dice di essere Friedrich Nietzsche, chi dice di essere un povero Cristo, e chi millanta di essere il Papa, questo sarei io, me medesimo.
Nonostante il programma de La Zanzara sia intriso di frivolezze, di voci monocorde, o di tematiche sociali irrilevanti, alla fine però tutto risulta come nuovo, poco artefatto, naturale dei propri pensieri. In quel programma radiofonico è come se esistesse una pompa idrovora usata per rovistare i pozzi neri del quotidiano, da cui estrarre l’energia aerofaga, che sorprendentemente viene considerata da un team di scienziati, un combustibile 100 volte maggiore del comune petrolio. Reggere il carico di confluenze di acque delle fogne, per La Zanzara è diventato il loro nutrimento. Invero, il conduttore quando è annoiato da temi troppo impegnativi e astrusi, con un’alzata d’ingegno si tuffa nelle flatulenze, sull’urina, caccole, nei cumoli escrementizi e fognari delle perdizioni umane. Sto annoiando?».

No, vai avanti.
R:«Infine, la Zanzara, firmato Cruciani,  è lo squirting dell’etere, il programma più benefattore del mondo dove emerge ogni tanto una nuova corrente letteraria di tipo “zanzaresco”, una sorte di tendenza poetica (anche dolce stilnovo)».

Hai mai avuto modo di incontrarli?
R:«Conosco di persona solo Cruciani. Ho avuto modo di parlargli dal vivo solo quattro volte nel raduno che si svolge a novembre ogni anno, presso un ristorante a Milano. Da quelle risicate cene, oltre che mettersi in fila per farsi un quasi ingiustificato e divertente selfie insieme al sottoscritto, quelle cene che sembrano eccelse hanno una caratteristica molto particolare: non si intravede un solo filo di noia, è come se quel tempo fosse da infiocchettare  come il miglior tempo speso nella vita. Le tematiche escono come le mosche dal pupario, sfavillando nell’involucro gassoso, di tutto. Il flusso copioso delle conversazioni è arricchito dalle rigogliose Milf dalle quali alcuni suggono il loro eccitamento. Quest’anno l’avremo il 9 novembre, sempre a Milano credo».

Come ti vedresti al posto  di David Parenzo e quindi al fianco di Giuseppe Cruciani nel condurre la trasmissione?
R:«Io sono convinto che se sostituissi Parenzo solo per una settimana nel programma de La Zanzara porterei gli ascolti in vetta alle classifiche costantemente. Ho poche certezze nella vita e questa è una di quelle. Non sono certo un uomo che si vanta ingigantendo le mie capacità, o dominato da una ambizione o superbia. Sono un uomo dedito all’equilibrio, anche se non si vede quando apro bocca a La Zanzara».

Mentre una trasmissione radiofonica con Donato da Varese, Mauro da Mantova, il Demone Scimmia sarebbe fattibile?
R:«Non è la massima aspirazione, ma davanti a tale prospettiva non mi tirerei indietro. Può darsi pure che si scateni un esito favorevolissimo, nonostante la destabilizzazione dei soggetti in questione, compreso me medesimo. Però, a dire il vero, credo che tutti e tre abbiamo peculiarità caratteriali molto diverse. Perciò metterci assieme è come sperare di chiedere a una meretrice di risolvere le tue traversie. Un grande uomo può essere anche colui che lascia nella più assoluta indifferenza, come lo è stata questa intervista».

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