Barocco: i lieti giorni di Firenze, Napoli e Montisardui

di FRANCESCO GRECO - “Hoggi vengo à cantar i lieti giorni/ De la bella Partenope, che accoglie/ In se nove delitie, e ardenti voglie,/ Però sien dolci à te gli miei ritorni”.
 
Un uomo, il suo tempo. Nella sua musica immortale, la ricca semantica, la bellezza, la poesia, le contaminazioni, la modernità.

E’ l’opera di Girolamo (Hieronymus) Melcarne, detto “Il Montesardo”dal nome del centro del Capo di Leuca che gli diede i natali (1575 ca. - Lecce, 1645, ca.), e che visse nel cuore pulsante, nel pathos intenso del periodo barocco.

Amori e umori, passioni e sublimazioni panteiste, vaghezze dello spirito, chiaroscuri dell’anima, sguardi teneri di amanti e silenzipregnid’attesa, pallori delle mani e rossori improvvisi, dolcezza dei sentimenti, lieve carsicità delle emozioni.
 
“O fortunati giorni ove mortali/ Godons’à l’ombra de diletti tanti/ Di sollazzi, di gioie e dolci canti,/ Venite à cantar meco ò voi mortali”. 
 
Una scoperta,vent’anni fa, e una paziente ricognizione dell’opera e delle trascrizioni ed esecuzioni in giro per l’Europa: il maestro di violino Doriano Longo (Depressa, 1964) ha reso popolare come una star “il Montesardo”, raffinato compositore e chitarrista eclettico.
 
La “scoperta” dell’uomo e l’artista di cui, per dirla con Fellini, poco si sapeva e molto si immaginava (solo di recente si è appreso di un suo scritto olografo presente nella biblioteca comunale di Nardò), la sua “profana e musica sacra di pregevole fattura e accuratezza stilistica”, i viaggi, la corrispondenza con i nobili e i potenti del suo tempo, il lavoro, i concerti alle loro corti, nelle chiese da maestro di cappella.

La sua “Nova Inventione d’Intavolatura. Per sonare li balletti sopra la Chitarra Spagniuola, Senza Numeri, e Note” è metodo pratico che insegna a leggere e usare correttamente quel tipo di notazione.

E anche da pedagogo (“…Il tuo sapere è nulla se un altro non sa ciò che tu sai…”), lo diffuse in ogni dove. Molte cose sono andate perdute.

Il tempo è negligente e vorace, spesso la bellezza ha vita grama, talvolta i posteri non la riconoscono, la distruggono, la rubano al futuro.

Nel paese dove nacque, comunque, c’è memoria di un “Don Cilormu” (don Girolamo): potrebbe essere il musicista, oppure il filosofo Girolamo Balduino.

Per studiare musica divenne chierico (era lo spirito e l’uso del tempo), virtuoso suonatore della chitarra spagnola e abile nel contrappunto. Frequentò i centri musicali più importanti dell’epoca (fine Cinquecento e Seicento): Venezia, Mantova, Firenze.

Nel 1603 è a Roma organista a S. Maria in Trastevere, nel 1607 è cantore della Cappella di San Petronio a Bologna, l’anno dopo è al Duomo di Fano, nel 1609 alla Cattedrale di Ancona, nel 1611 va a vivere a Napoli. Odissea che gli fanno meritare la nomea di “pugliese errante”.

“Non sai tu che gravi affanni Per tant’anni/ Ho soffert’in seguitarti,/ Ah che dunque lacrimoso. Doloroso,/ Angoscioso ho da lodarti./ Oh qual ira, ò quale sdegno Mi fa segno/ Ch’io non dica, e mi minaccia.”.
 
Longo e l’Ensemble di Terra d’Otranto (nata nel 1991) avevano già curato “I Lieti Giorni di Napoli (Concertini Italiani in aria Spagniuola, Madrigaletti et Arie gravi”, Opera XI, Napoli 1612), sua la trascrizione e l’edizione critica, Edizioni Accademia di Terra d’Otranto, 2004, con qualche notizia sulla vita del Montesardo.

Un più esauriente contributo per la conoscenza dell’antico maestro salentino trova luce nel 2011, col volume “Del Parnaso ovvero MonsArduus” curato dalla prof. Luisa Cosi per conto del Consorzio Universitario Interprovinciale Salentino (prefazione di Luigi Nicolardi, all’epoca sindaco di Alessano). Oltre ai saggi di M. Spedicato, A. Aurigi, D. Fratelli, M. Mencoboni, M. Visaggi, M. G. Chiarito, P. Durante e della stessa Cosi.

Nel volume di oltre 400 pagine trovano spazio la riproduzione in facsimile e l’edizione critica dell’Amphiteatrum Angelicum del Montesardo (57 Canzoni sacre a 1-8 voci, edite nel 1612 a Venezia ma dedicate al barone di Tricase Angelo Gallone). Musiche entrate in repertorio dell’Ensemble romano Seicento-Novecento diretto dal m° Flavio Colusso.
 
E ora, il cd, già presentato il 22 marzo 2018, in occasione della Giornata Mondiale della Musica Antica all’interno della XXXVIII edizione della Stagione Concertistica dell’Associazione “Amici della Musica-Orazio Fiume” di Monopoli (Bari).
 
Registrato lo scorso luglio, il lavoro dell’Ensemble è stato presentato con successo alla XIX edizione del Festival di Musica Antica svoltosi (22-29 agosto) fra Montesardo e Alessano e successivamente in alcune località della Puglia e fuori: Lecce, Monopoli, Francavilla Fontana, Polignano a Mare, Taranto, Bologna, Viterbo, Roma (Museo Nazionale degli Strumenti Musicali), Ostia Lido, Calimera e ancora a Radio3 (“La Stanza della Musica” condotta da Nicola Pedone) e Radio Vaticana (“Lo Scrigno Musicale”, conduttore Pierluigi Marcelli).

E’ stato inoltre recensito da quotidiani (“Corriere della Sera, “Repubblica”) , settimanali (“Marie Claire”) e prestigiose riviste specializzate, fra cui “Musica” e “Music voice”. 
 
Si intitola “Hieronymus Montisardui” (Gerolamo Melcarne tra Firenze, Napoli e Terra d’Otranto), prodotto da Studio Glm, distribuito dall’etichetta Baryton. Contiene danze di origine spagnola (Ciaccona, Passacaglia, Sarabanda, Follie, ecc.) di arie, madrigaletti e mottetti nello stile monodico che all’inizio del secolo XVII andava diffondendosi nel Regno di Napoli sostituendo quello polifonico e tratti dalle sue opere: “Amphiteatrum Angelicum”, “I Lieti Giorni di Napoli”, ecc.
 
La bravura dei musicisti coinvolti ha consentito al cd di vincere il bando “Puglia Sounds Record 2018” e avere il sostegno della Regione Puglia “Fsc 2014-2020 - Patto per la Puglia – Investiamo nel vostro futuro”.
 
Direttore della registrazione e Maestro di Concerto Doriano Longo (violino barocco). L’Ensemble è inoltre composta da Cristina Fanelli (soprano), Alberto Allegrezza (tenore), Angelo De Leonardis (basso), Luca Tarantino (chitarra spagnola, tiorba), Pierluigi Ostuni (tiorba), Christian Accogli (organo, cembalo).
 
Altri credits: è stato registrato presso la “Sala delle Teste senza Corpo” di Palazzo Tamborrino-Cezzi (Maglie), la dimora di Fernando Cezzi e famiglia, da Valerio Daniele, che lo ha poi mixato e masterizzato presso “Chora Studi Musicali” di Monteroni (Lecce). Traduzione dei testi: prof.ssa Angelica Benincasa e Benoit Bernard, organo positivo e cembalo di Ugo Merico e Gianni Rega. Progetto grafico e bella cover di Nadia Esposito.

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