Mostre: ad Andria 'Dedalo, l'ombra del padre'

ANDRIA - Il Centro “ Le Muse” inaugura la stagione artistica 2018/2019, proponendo una collettiva dal titolo “ Dedalo , l’ombra del padre”. Una mostra suggestiva e affascinante dal momento che nel linguaggio delle opere degli artisti invitati, dipinti, disegni, incisioni, “si percepiscono echi…che rinviano a strati profondi della memoria individuale e collettiva” (R. Cresti), a quegli archetipi che hanno attraversato tutte le culture mondiali, dalle primitive a quelle moderne: il labirinto e Dedalo.

Due archetipi diversi, pur appartenenti allo stesso mito. Il labirinto è un “ mitologèma” (K. Kerenyi), la cui complessità é difficile da sintetizzare, ma che suscita una sensazione di “ lutto “ per la memoria ancestrale di un “delitto occulto”, “l’uccisione del padre” , e un sentimento di “rivelazione” e oscuramento, perché l’idea fondante del viaggio labirintico è un progetto di attraversamento, una sfida nell’immersione del buio verso una via d’uscita, un affondamento nella morte per riemergere alla vita, una metafora dell’esistenza.

La figura di Dedalo, su cui è incentrata tutta la mostra, rappresenta invece “una variante che si riverbera dal mito alla storia e che annuncia caratteri moderni” (R. Cresti). E’ il genio multiforme e creativo, inventore e costruttore, dotato di una saggezza pratica, di una mente autonoma, che gli consente di uscire dal labirinto, prima manifestazione del “delitto del padre”, di sublimarlo, di volare verso il sole, senza gli eccessi di Icaro, verso il dio della luce, della bellezza, della vita, Apollo, il cui principio “niente di troppo”, “gli trasmette la facoltà di essere a contatto con la vita senza nulla rifiutare”(R. Cresti), ma secondo razionalità e misura.

In tal senso egli diventa l’archetipo dell’artista moderno aperto alla molteplicità, attraverso lo studio meticoloso dell’eredità del passato, che si pone in relazione con il mondo esterno e il suo mondo interiore e, se dovesse emergere in lui il desiderio di ascoltare il canto ammaliatore delle sirene rimane strettamente legato all’albero della nave, novello Ulisse, consapevole che ogni eccesso può essergli fatale. I Dedali autentici del Novecento sono stati De Chirico e Carrà nella pittura, Arturo Martini nella scultura, innovatori, ma che hanno saputo equilibrare nella loro pittura “le spinte annichilenti del loro tempo (dall’industria alla guerra)” (R. Cresti), attraverso le profonde relazioni e i rimandi alla cultura classica e alla storia dell’arte italiana, creando dei modelli, divenuti punti di riferimento visibili anche nelle opere dei tredici artisti invitati.

Anch’essi (F. Clerici, A. Andreis, A. Arrivabene, A. Bulzatti, S. Di Stasio, S. Faravelli, A. Kapor, P. Isola, B. Luino, N. Nannini, T. Pecoraro, R. Rampinelli, F. Rinaldi), guidati da uno spirito dedaleo, nel loro lavoro che non rinuncia al contatto con la vita, trovano equilibrio nella ricognizione senza limiti della storia dell’arte, muovendosi attraverso essa come in un labirinto, di cui si é “costruttori costruiti” o “sogni di sogni” (R. Cresti). La mostra resterà aperta sino al 31 Gennaio 2019, tutti i giorni dalle 19,00 alle 21,00 e festivi dalle 11,00 alle 13,30 e dalle 19,00 alle 21,00. Disponibile in galleria il catalogo edito dalla Bandecchi e Vivaldi di Pontedera ( Pi) con testo critico introduttivo del Professor Roberto Cresti, docente di Storia dell’arte moderna e contemporanea all’Università di Macerata.

Info : 338 9810995 e 366 3744217

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