Arturo Stàlteri a Brindisi: «Con la musica sacra ho un rapporto profondo e misterioso»


di NICOLA RICCHITELLI – La sua presenza sabato 21 dicembre a Brindisi – alle ore 20,30, presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli, nell’ambito della XIX edizione della rassegna musicale internazionale nelle chiese di Brindisi – spicca tra i nomi di maggior rilievo nella kermesse dei “Suoni della devozione”. Siamo parlando del maestro Arturo Stàlteri, uno dei nomi più noti del panorama pianistico italiano.

Un percorso attraverso i suoni della festività, con un’attenzione particolare all’aspetto più spirituale e contemplativo di questo periodo così speciale, senza dimenticare temi classici natalizi.

Qualche anticipazione: Mad Rush di Philip Glass, scritta in onore del Dalai Lama (a Glass Stàlteri ha dedicato in passato più di una incisione, che il compositore americano ha molto apprezzato, riconfermando la sua stima anche in tempi recenti); Prudence e Casting no Shadow di Wim Mertens, la prima ispirata alle virtù Cardinali, la seconda a una misteriosa entità che non ha ombra; L’Oceano di Silenzio di Franco Battiato (con il quale il pianista romano ha più volte collaborato); il Bach del corale Wachet Auf… e il Pachelbel del celebre Canone in Re.

E poi tre composizioni scritte dallo stesso Arturo Stàlteri, legate profondamente allo spirito del Natale… e tre classici: Silent Night, Away in a Manger e In the Bleak Midwinter.

Reduce dall’ultima fatica discografica "Low and Loud", il compositore romano è da sempre un punto di riferimento per il panorama italiano e non solo, in grado di unire la sua passione per la classica senza disdegnare il sincretismo con il pop e con il rock, partendo dal prog, innamorandosi dei Rolling Stones, collaborando, tra gli altri, con Rino Gaetano, conquistandosi la stima di artisti come Philip Glass e Brian Eno, fino alla conduzione di trasmissioni tv e radiofoniche in Rai.

Maestro mi permetta innanzitutto di aprire con i dovuti ringraziamenti per aver accettato di essere qui quest’oggi ospite del nostro spazio.

Partiamo dall’appuntamento del prossimo 21 dicembre a Brindisi – nell’ambito della rassegna “I Suoni della devozione” – nella chiesa di Santa Maria degli Angeli con “I Colori dell’anima”. Quali saranno i suoni, sonorità e tematiche che faranno da filo conduttore in questa serata?
R:«Ho pensato a un percorso che unisca alcuni temi tipici della festività (Stille Nacht, In the Bleak Midwinter etc...) a mie composizioni originali dedicate al Natale, accanto a momenti che ritengo di intensa spiritualità: Bach, Pachelbel, Mertens, Glass, Battiato, Sakamoto e i Sigur Ros».

Qual è il suo rapporto con la musica sacra?
R:«Profondo e misterioso. Adoro le composizioni degli antichi fiamminghi. Bach li conosceva molto bene e, non a caso, ha scritto alcune delle pagine più importanti in questo campo. Inoltre amo particolarmente il Requiem di Mozart e quello di Gabriel Faurè».

Il 2018 è stato l’anno di “Low and Loud” lavoro che ha portato in giro per l’Italia. Come ha accolto il suo pubblico questo suo ultima fatica?
R:«Molto bene, e ne sono ovviamente felice. Credo sia un disco più comunicativo rispetto ai miei precedenti. Qualcuno mi ha detto addirittura che è un album che dà serenità... è la prima volta che mi succede!».
Si è mai chiesto il perché del suo amore per il pianoforte?
R:«Mia madre era pianista, anche se non professionista, ed io da bambino la ascoltavo rapito suonare... a sei anni decisi che avrei studiato il pianoforte. Non ho mai avuto ripensamenti…».

Un lavoro dove ha trovato posto un tributo per Rino Gaetano. Da dove è nata questa esigenza?
R:«Anni fa, a Parma, venni invitato a partecipare a una serata dedicata a Rino Gaetano. In quella occasione mi chiesero di ideare e suonare una piccola suite a lui dedicata. All'interno della stessa inserii Agapito Malteni il Ferroviere; dal vivo con Rino l'avevo eseguita alcune volte. Quindi ho voluto fissarla su LOW & LOUD , combinandola con uno studio di Chopin, che ritengo si sposi molto bene con la melodia originale…».

Maestro, chi era Rino Gaetano?
R:«Una persona di grande fantasia, simpatia e creatività, un ragazzo positivo e entusiasta della vita. Non condivido affatto la lettura che ne è stata data in uno sceneggiato televisivo di alcuni anni fa».

Della vostra collaborazione celebri sono le note che aprono “Il cielo è sempre più blu”. Come nacque questo grande pezzo tra i più grandi della storia della musica italiana?
R:«Rino fece ascoltare a me e a Gaio Chiocchio, con il quale condividevo negli anni '70 l'avventura dei Pierrot Lunaire, il brano alla chitarra. In quell'occasione mi chiese di inventare un piccolo riff di introduzione, e io accennai istintivamente quelle note. Gli piacquero tantissimo. "Sono perfette!" esclamò. E aveva ragione...».

C’è una parte di Rino Gaetano inedita che ti andrebbe di raccontarci?
R:«Direi che Rino era una persona molto schietta. Onestamente non vedo parti nascoste, ma non lo frequentai moltissimo... Era sicuramente una persona che aveva un grande senso della giustizia e della dignità umana. Nelle sue canzoni c'è una forte denuncia dei mali della società in cui vivevamo, anche se filtrata attraverso la lente spesso amara dell'ironia».

Un ruolo molto importante nella sua crescita musicale l’ha avuto la musica dei Rolling Stones. Quali gli elementi che hanno fatto presa su di lei? R:«Gli Stones rappresentano il mio lato selvaggio e puramente fisico... che va rispettato e lasciato più libero. Inoltre adoro la sfrontatezza e il narcisismo di Mick Jagger, nel quale mi riconosco, e la loro musica è pura adrenalina».

Fu in modo particolare il pezzo Ruby Tuesday ad aprirle le porte sul mondo Rolling Stones, cosa aveva di particolare quel pezzo?
R:«E' un brano profondamente classico: flauto dolce, pianoforte.... c'è tutta la sensibilità musicale di Brian Jones, che fu il primo leader del gruppo, e che io stimavo moltissimo. Dopo di lui il suono non è più stato lo stesso».

In quali progetti la vedremo impegnato nei prossimi mesi?
R:«Sto registrando il nuovo disco, che vorrei pubblicare dopo l'estate. Ho le idee piuttosto chiare: si muove attraverso un tema conduttore "numerico", con molte mie nuove composizioni, e qualche omaggio, uno dei quali all'indimenticabile e straordinario Keith Emerson».

Contacts: 

https://www.facebook.com/ArturoStalterifanpage/

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