di LUIGI LAGUARAGNELLA - Il decreto Salvini varato in questo ultimo periodo, denominato anche decreto Sicurezza sulle politiche di accoglienza e protezione, è ad un passo dall’attuazione. Per il Parlamento italiano sarà lecito cancellare la protezione per motivi umanitari verso coloro che non fuggono da guerre, ma sono vittime di altri traffici; sarà sufficiente accogliere coloro che avranno dei “permessi speciali” in strutture di prima accoglienza dove non verrà offerto alcun tipo di servizio per l’integrazione, favorendo così altra irregolarità; per il Governo sarà opportuno ridurre così il sistema di seconda accoglienza Sprar che invece svolge un sistema eccellente nei territori. Eppure i numerosi operatori che con la loro professionalità portano avanti da tanti anni il processo di integrazione non intendono abbassare la guardia dopo la decisione del Governo italiano che rischia di creare ulteriore insicurezza, irregolarità.
A Bari, in Piazza Prefettura, venerdì 30 novembre si sono riuniti gli operatori sociali, i mediatori, i cittadini, i migranti per manifestare contro il decreto. Da ogni provincia della Puglia sono giunti dagli Sprar professionisti del settore del sociale insieme ai migranti a dar voce dei diritti che nel corso degli anni sono stati ottenuti, a mettere in evidenza che con i tanti progetti avviati si può creare una vera, concreta integrazione. Cosa significa tutto questo? Solo in Puglia sono circa 600 gli operatori che guidano, tutelano, fanno rete nel territorio con le loro competenze a servizio di circa 3000 beneficiari. Tantissimi sono i progetti che gli Sprar avviano grazie all’impegno di tantissime associazioni: corsi di lingua, accompagnamento legale, laboratori multidisciplinari.
In piazza sono intervenuti i referenti degli Sprar delle province, le associazioni, i migranti stessi esempi virtuosi di integrazioni. Molti di loro sbandieravano con orgoglio foto e cartelloni delle attività svolte negli anni grazie alle sane politiche dell’accoglienza. Durante la giornata è stato chiesto un colloquio in Prefettura, ma nonostante l’effettiva conferma del decreto Salvini gli operatori degli Sprar non si arrenderanno ad una legge che favorisce lavoro nero, sfruttamento, accattonaggio.
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