di VITTORIO POLITO - La splendida e maestosa basilica romanica di San Nicola di Bari non ebbe origini religiose come la maggior parte degli edifici ecclesiastici, ma era un edificio civile, nel quale abitava il Catepano durante il sec. XI. Il Catepano era un governatore bizantino residente in Bari, più volte ricordato nei documenti dagli storici contemporanei. Fu costruita in stile romanico tra il 1087 e il 1100 durante la dominazione normanna. L’edificazione della basilica è legata, com’è noto, alle reliquie di San Nicola provenienti da Mira (Turchia), trafugati ad opera dei sessantadue marinai baresi, giunte a Bari il 9 maggio 1087.
Prima del 1087 cosa c’era? Nel 1026 fu costruita una chiesa dedicata a San Nicola ‘de monte’ della quale non è nota l’ubicazione, ma si presume, secondo l’erudito Emmanuele Mola, corrispondeva alla contrada ‘Graziamonte’, dove sorse all’inizio del Novecento il rione San Pasquale.
Una pergamena datata maggio 1036, conservata nell’Archivio della SS. Trinità della Cava, riporta una bolla con cui Nicola, arcivescovo di Bari e Canosa, consacra la chiesa dei SS. Nicola e Basilio, fatta edificare da egli stesso, in contrada ‘Prandulo’.
Un’altra chiesa costruita prima del 1087, fu realizzata da un monaco greco di nome Giovanni, con l’autorizzazione dell’imperatore Costantino, il cui documento trovasi presso la Cattedrale ed è datato aprile 1202. Questa chiesa è citata anche in una pergamena di San Nicola dell’agosto 1075. Attualmente la strada Bianchi Dottula corrisponde all’antica S. Nicolò dei Greci.
L’ultima annotazione delle chiese dedicate al nostro Patrono, prima della traslazione, riguarda una “ecclesia sancti Nicolai de lu porto”, della quale si rileva traccia in una pergamena datata 21 novembre 1177. Nella ex cappelletta di Sant’Onofrio, sita vicino alla chiesa dei Gesuiti, fu scoperta anni addietro una lapide sulla quale si leggeva in latino “A Dio ottimo massimo. Questo tempietto, dedicato a S. Nicola e da non dimenticare che per primo accolse le sue spoglie e le ospitò, essendo ormai caduto nello squallore e rovinato per vetustà , affinché non si perdesse il ricordo dell’avvenimento e perché il suo culto perdurasse ancor più santo, con l’obolo raccolto tra i fedeli, venne restaurato nell’anno 1684 del parto della Vergine”. La cappella, ora riconoscibile a stento, trovasi al di là della porta murata sotto l’arco omonimo, dovrebbe coincidere con l’antichissima chiesetta di San Nicola del porto che ospitò per prima le ossa di San Nicola appena giunte a Bari.
Vito Antonio Melchiorre, che riporta le suddette note nel suo libro “Bari Vecchia” (Adda Editore), scrive, a proposito di quest’ultima cappella, che non si può essere certi, dal momento che nessun documento attendibile le conferma. Antonio Beatillo, teologo e storico, e Fabrizio Veniero, scrittore, sostengono che, in onore di Sant’Onofrio, esisteva nel XVII secolo, una confraternita religiosa, “i cui membri vestivano un abito di ruvido sacco con cappuccio”.
Una curiosità interessante: a sinistra dell’accesso alla piccola strada che corre sotto l’arco di Sant’Onofrio, si vedeva una specie di paracarro sul quale era scolpita una croce. Alcuni abitanti sostenevano che quel segno indicava la presenza di una chiesa, altri affermavano che si trattasse della sacralità del posto per la sosta delle reliquie di San Nicola.
La presenza dei numerosi segni di una devozione profonda verso il nostro Patrono, attesta che i baresi finirono col coinvolgere la figura del santo in tutti gli aspetti della vita cittadina.