Curiosità su alcune parole sconosciute della lingua italiana

di VITTORIO POLITO - La parola è il complesso di suoni articolati di una lingua, con cui l'uomo esprime una nozione generica, che si precisa e determina nel contesto d'una frase. La parola può essere derivata, semplice, composta, piana, tronca, sdrucciola, bisdrucciola, rara, dialettale, popolare, volgare, scurrile, ecc.

La lingua italiana, secondo i dizionari più diffusi, comprende circa 160.000 vocaboli, ma se ne usano in genere circa 48.000 per coprire il 98% dei discorsi di una persona con istruzione medio-alta. Vi sono molte vocaboli che non usiamo più o non abbiamo mai usato che vivono solamente nei dizionari senza sapere neanche il significato e altri talmente singolari da finire immediatamente nel dimenticatoio.

La lingua italiana ha una musicalità tutta propria e una ricchezza di vocaboli che non conosciamo o non sappiamo il significato.

Ne cito, a mo’ di esempio qualcuno: ‘gaglioffo’, persona buona a nulla, sciocca e ignorante o goffa; ‘granciporro’, errore madornale, strafalcione; ‘peripatetico’, ciò che si fa o che accade mentre si passeggia, da non confondersi con ‘peripatetica’ che si riferisce alla prostituta di strada o passeggiatrice; ‘precipitevolissimevolmente’, la parola più lunga della lingua italiana è il superlativo di precipitevolmente che indica un’azione o un gesto compiuti in modo precipitoso; ‘favellare’, parlare; ‘pleonastico’, atti o comportamenti che si ritengono inutili e superflui; ‘solipsista’, chi ha un atteggiamento di soggettivismo estremo o che ignora il proprio mondo e quello degli altri; ‘sciamannato’, disordinato, sciatto negli abiti e nel portamento; ‘sagittabondo’, che scocca sguardi che fanno innamorare; ‘sgarzigliona’, fanciulla prosperosa; ‘reprobo’, macchiato di gravi colpe, respinto dalla giustizia di Dio; ‘nugale’, senza senso; ‘rugliare’, brontolio sordo e continuato; ‘facondia’, facilità e abbondanza di parola; ‘nequizia’, malvagità, ecc.

Ed ecco una bella storiella contenente alcuni dei vocaboli citati, ripresa dal sito www.forum.termometropolitico.it.

Il sagittabondo e la sgarzigliona

«Un giorno, un galante sagittabondo decise di tentare un esperimento: si vestì come il peggiore degli sciamannati e uscì di casa, ben deciso a conquistare una bella sgarzigliona.
Non appena intravide la predestinata, tuttavia, la mente del gaglioffo si obnubilò (offuscò) e lui commise un errore lapalissiano (evidente): le si avvicinò cogitabondo (pensieroso), le girandolò (girare senza fine) intorno e la stordì con un discorso talmente pleonastico da sembrare artefatto.
La fanciulla, trasecolata (sbalordita) dall’aspetto bislacco (di chi comporta in modo strambo) dello smargiasso (che ingigantisce le proprie qualità), dapprima si spaventò, poi lo apostrofò con una bella ramanzina.
– “Signorina, qui ci troviamo di fronte ad un grosso granciporro! Non si lasci ingannare dai miei abiti frusti (logoro e consunto) e venga a cena con me.”

La donzella, ammaliata da quel lessico forbito (elegante ed accurato), accettò un pasto luculliano (abbondante e raffinato), al termine del quale il nostro amico – solipsista solo in apparenza – lasciò addirittura una generosa buonamano (mancia). Come finì? Vattelappesca (e chi lo sa?)!»

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