Enrico Montesano: «Il Conte Tacchia? Un personaggio curioso, sicuramente particolare…»

di NICOLA RICCHITELLI – Il Conte Tacchia è a Bari: torna nella città di San Nicola il grande attore romano Enrico Montesano, e lo fa riproponendo – in una versione teatrale - una grande maschera romana, protagonista della commedia diretta nel 1982 da Adriano Bennincelli: «Mi piaceva fare una commedia musicale su questo mio film, di successo, divertente, oltre al fatto che ha come trama una bellissima storia d’amore, quindi mi ci sono dedicato. Quello del Conte Tacchia è un personaggio molto curioso, sicuramente un personaggio particolare».

Da venerdì 29 a domenica 31 marzo (feriali ore 21 e festivo ore 18.30), per la Rassegna Nonsoloprosa, sarà di scena al Teatroteam di Bari Enrico Montesano ne “Il Conte Tacchia”, scritto con Luciano Vincenzoni, Sergio Donati, Massimo Francioso, Sergio Corbucci-scenografie di Carlo De Marino – musiche originali di Maurizio Abeni.

Dopo “Rugantino”e “Il Marchese del Grillo”, Montesano ha voluto portare sulla scena un altro personaggio che ha colpito l’immaginario collettivo: "Il Conte Tacchia”, per chiudere questa sorta di trilogia.

Maestro Montesano, come sempre apro l’intervista dandole il benvenuto sulle pagine del nostro giornale, oltre che un benvenuto nella nostra bellissima regione in cui torna dopo qualche anno rivestendo i panni del Conte Tacchia. Come mai hai deciso di ridare vita al famoso Conte?
R:«Diciamo che mi piaceva fare una commedia musicale su questo mio film, di successo, divertente, oltre al fatto che ha come trama una bellissima storia d’amore, quindi mi ci sono dedicato. Quello del Conte Tacchia è un personaggio molto curioso, sicuramente un personaggio particolare».

Esiste ancora un po’ di quella Roma che si racconta in questa commedia?
R:«Beh, più che Roma, io punterei l’accento sulla storia d’amore, una storia ambientata si a Roma, ma che allo stesso tempo è una storia universale, due personaggi - che in un epoca come quella del 1913 dove molti italiani lasciavano il nostro paese per andare in America per lavoro – che per una vicissitudine burocratica all’arrivo alla frontiera di Ellis Island, a New York, si perdono, non riuscendosi più a rincontrare. Di mezzo c’è un oceano, le difficoltà economiche, però succede che trent’anni dopo i due si ritrovano, nonostante le vicissitudini personali, nonostante due guerre mondiali – lui nel frattempo diventa mezzo americano – si ritrovano in un Italia liberata, festosa, e scoprono di amarsi ancora…».

C’è un qualche messaggio che questa commedia vuole lasciare al pubblico?
R:«Io non lancio messaggi, per carità, noi vogliamo divertire il pubblico. Siamo dinanzi ad una commedia musicale, italiana, molto curata e anche molto ricca, basti pensare che ci sono all’incirca 18 cambi di scena, sul palco siamo all’incirca in venti – tra cui 12 del balletto – abbiamo molti costumi, una musica ben curata. Si parte dall’Italia del 1944, si torna quindi indietro nel tempo fino ad arrivare al 1911/12, per ritornare quindi al 1945 quando Checco e Fernanda si ritrovano. Musicalmente, poi, attraversiamo diversi stili, dal Red Paint al Bughi Bughi; quindi non mancano canzoni e balletti, e vi è chiaramente un viaggio anche attraverso le mode e gli stili dei vari periodi. Insomma, spero che tutto questo possa attirare l’interesse del pubblico, e spero in queste due ore di spettacolo di riuscire a divertire il pubblico».

Mi permetta di la solita domanda che si fa in questi casi ad un comico: quanto è difficile far ridere? Specie ai giorni d’oggi…?
R:«Guarda noi non attraversiamo chissà quali tempi, alla fine c’è sempre stato qualche problema, qualsiasi tempo esso sia stato e abbiamo attraversato, fin qui siamo sempre riusciti a sopravvivere e a tirare avanti. Proprio per questo il pubblico ha bisogno di divertirsi, di venire al teatro e di distrarsi un po’. Fortunatamente lo fa ancora, e meno male che è cosi, perché lo trovo un modo intelligente di passare il tempo».

Ha qualche ricordo che la lega alla città di Bari?
R:«Certo che ne ho, io sono venuto a Bari per la prima tantissimi anni fa, erano gli anni '70, al Circolo della Vela, in occasione di un carnevale per una serata. In quell’occasione mi sono divertito molto. Poi ho avuto modo di scoprirla meglio la città di Bari, dal Castello a Bari vecchia, San Nicola, e devo dire che mi fa piacere oggi vederla rifiorire in qualche modo, con i suoi locali, i suoi ristoranti, senza dimenticare le tante cose buone che caratterizzano la città di Bari. Ricordo infatti le prime volte che sono stato a Bari, dopo lo spettacolo si andava in centro alla ricerca di locali che facevano da mangiare bene. Senza dimenticare la proverbiale accoglienza, la disponibilità dei baresi che negli anni non è cambiata».

Maestro, perché consiglierebbe di venire a vedere il Conte Tacchia?
R:«Perché è un modo per uscire dalla monotonia, dalla pigrizia casalinga - televisiva, per fare qualcosa di diverso, per incontrare altre persone, per stare in compagnia. Ridere insieme agli altri in un teatro è un momento magico, il battere le mani insieme ad altre persone è un modo intelligente per passare una serata».

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