Curiosità su Bari e San Nicola

di VITTORIO POLITO - Nel 1637 il gesuita Antonio Beatillo (1570-1642), teologo e storico italiano, pubblicò la prima storia organica della città di Bari, preoccupandosi di inserire ogni sorta di informazioni a lui note, utili alla conoscenza di fatti di cui era stato testimone.

Tra le citazioni vi è quella dell’incendio del Palazzo del Comune di Piazza Mercantile, conosciuto con il nome di “Palazzo del Sedile”, distrutto dalle fiamme nel 1601.

Due anni dopo gli amministratori fecero erigere un piccolo campanile con un orologio, fatto venire dalla Germania, che oltre alle ore suonava anche i quarti d’ora, cosa che in Puglia non si era mai vista, e fecero apporre una targa tuttora, esistente sulla facciata, che dimostra la veridicità di quanto detto. E così nel 1604 Bari fu la prima città della Puglia a dotarsi di un orologio così speciale.

Il volume citato registra in data 8 marzo 1536 che l’Università di Bari (il Comune del tempo), chiedeva di poter utilizzare certe pietre depositate presso l’Abbazia di Ognissanti di Valenzano, per favorire l’installazione del congegno e per la manutenzione dello stesso e invitando il Capitolo di assumersi l’onere delle spese per regolarlo. I canonici accolsero all’unanimità la proposta in onore della città e invitarono il procuratore a provvedere per l’esecuzione.

Un’attenta lettura del libro del Beatillo, però, fa trasparire che l’orologio non fu proprio il primo a essere installato in Puglia, ma certamente il primo che segnava le ore ed i quarti.

L’Archivio di San Nicola, che comprende una delle più importanti collezioni storiche delle memorie baresi, per il ruolo determinante che ha avuto e ha nella vita della città, ha nelle sue collezioni un libro di grande dimensione con copertina in cuoio intitolato “Babbione”. L’insolito titolo pare collegato al latino “babbius”, che sta per stolto. Il libro che è stato iniziato nel 1594 da tal Giovanni Battista Tutio, reca “notamenti cautele et negotij di casa de Tutijs”, trascritti da un precedente brogliaccio della stessa famiglia, con l’avvertimento, ai posteri, di continuare a compilarlo con altre informazioni del genere finalizzati alla conservazione dei dati. Pare che il titolo di “Babbione” (o stupidone), potrebbe riferirsi alla persona “che non curasse i propri interessi”.

Rende stimolante la lettura del volume, le numerose informazioni scritte sulle grandi pagine di carta pergamenata, nel quale sono annotate con scrupolo matrimoni, contratti, assunzione di domestici, pagamenti, riscossioni ed anche fatti di cronaca, anche estranei alla famiglia, ma riguardanti la Basilica di San Nicola.

Una spiegazione plausibile, scrive Vito Antonio Melchiorre del suo libro “Bari & San Nicola” (Edipuglia), potrebbe essere che qualcuno del casato Tutio, entrato a far parte del clero della Basilica, abbia portato con sé il volume e che qualche altro, per riempire le pagine bianche, se ne sia servito per redigere quelle memorie.

Nel detto “Babbione” si legge, in data 1° maggio 1808, la cronaca della visita alla Basilica di sua maestà Giuseppe Napoleone, salito al trono nel marzo 1808, effettuata il 15 aprile precedente, al quale fu data ospitalità dal priore Mons. Antonio Lombardi, nel palazzo priorale di San Nicola e ricevendo l’investitura di canonico, previsto dalle norme del tempo volute d Carlo II d’Angiò, ammettendo al bacio della mano il priore, le dignità, i canonici ed il clero. Dopo queste cerimonie scese nella Cripta, per pregare davanti alla Tomba del Santo.

Curiosità - Antonio Beatillo, oratore sacro e di grande valore, ricevette in dono una reliquia consistente il sangue coagulato di San Pantaleone e lo mescolò con alcune gocce della manna di San Nicola, il risultato fu inatteso: il sangue si liquefece e ribollì, lasciando nel fondo un residuo terroso.

Beatillo lasciò vari scritti, fra cui “Historia della vita di S. Nicolò” (Napoli 1620, Palermo 1633, Milano 1696, Roma 1701, Venezia 1705, Messina 1741); “Historia della vita di S. Sabino” (Napoli 1629); “Historia di Bari” (Napoli 1637). Si registra nei libri di Beatillo il valore per gli inediti dettagli relativi ad avvenimenti dei quali fu testimone oculare.

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