La Puglia alle prese col suo piano faunistico

BARI - Il surriscaldamento del pianeta è diventato argomento di dibattito quotidiano, con gli ambientalisti che si sentono improvvisamente più forti con la discesa in campo della ragazza svedese, Greta Thunberg, che a 16 anni è stata addirittura proposta per il premio nobel della pace, a dispetto di non pochi negazionisti.

La ragazza sarà al fianco degli attivisti italiani venerdì 19 aprile prossimo a Roma in occasione dello sciopero per il clima.

Anche la siccità e la carenza di piogge che ha svuotato gli invasi nel nord Italia è oggetto di preoccupazione da parte soprattutto degli agricoltori.

In questo contesto si muove la classe politica per legiferare su materie affini, di minore impatto, i cui contenuti si perdono di vista perché meno importanti.

E’ di questi giorni, per esempio, la notizia di un nuovo piano di conservazione e gestione del lupo in Italia, che esclude gli abbattimenti selettivi perché si ritiene possibile la convivenza con l’uomo; ma il piano deve passare al vaglio della Conferenza  Stato-Regioni per essere formalmente approvato.

E’ in atto anche una disputa tra i ministri Centinaio e Costa sulle competenze in materia di caccia: ognuno le rivendica per il proprio dicastero.

In questo contesto più generale la regione Puglia sta elaborando il nuovo piano faunistico venatorio che è oggetto di attenzione da parte di tanti enti ed associazioni, ognuno dei quali cerca di portare acqua al proprio mulino.

Tante le proposte, tanti i tentativi per cercare di accontentare quanta più gente possibile ma le soluzioni, a volte, si infrangono contro i rigori della legge quadro e fanno scattare lunghi contenziosi tra lo Regione e lo Stato. 

Proprio di recente è successo qualcosa del genere con la legge di contenimento e indennizzo dei danni da fauna selvatica (legge 28 del 29/6/2018).

Il piano faunistico che sta per essere licenziato non si sottrae a questi meccanismi perché in esso si cerca di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte. Per cui succede che di qua si apre alla caccia una zona Sic (sito di interesse comunitario), per la gioia dei bracconieri, e di là si chiude un campo di ulivi, magari distrutti dalla xylella, per farne area di riparo della fauna che, per cercare un attimo di frescura,  dovrà obbligatoriamente avviarsi proprio verso quel Sic dove verrà accolta con i fuochi di artificio;  di qua si apre una Zac (zona addestramento cani) e di là si chiude qualche opificio. 

Questi, ovviamente, sono dettagli rispetto alle grandi discussioni che vedono coinvolti ambientalisti, cacciatori e agricoltori, ognuno impegnato nel gioco delle parti per portare a casa il miglior successo possibile. Ambientalisti e cacciatori sempre contro, gli uni per cercare di restringere gli spazi e gli altri per allargarli,  e gli agricoltori un po’ con gli uni e un po’ con gli altri, a seconda che si tratti della richiesta di danni  causati da storni, cinghiali, lepri,  o di imprecare contro l’invadenza dei cacciatori.

La Regione gioca il ruolo di mediazione e si ispira ai principi ribaditi ad alta voce nelle carte ufficiali che così recitano: 

“ La Regione Puglia, in attuazione della legge 11 febbraio 1992, n. 157 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio), della direttiva 2009/147/CE, della direttiva 92/43/CEE e delle misure di conservazione disciplinate dagli articoli 4 e 6 del regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1977 n. 357 (Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/ CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche), nell’ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, emana la presente legge per la gestione programmata delle risorse faunistico-ambientali ai fini della salvaguardia di un generale equilibrio ambientale. 

Le finalità della presente legge sono: a) proteggere e tutelare la fauna selvatica sull’intero territorio regionale, mediante l’istituzione e la gestione delle zone di protezione, con specifico riferimento a quelle aree poste lungo le rotte di migrazione dell’avifauna o che presentano l’habitat idoneo a favorire l’incremento naturale della fauna selvatica e la sosta, prioritariamente delle specie di cui all’allegato 1 della direttiva 2009/147/CE, secondo i criteri ornitologici previsti dall’articolo 4 della stessa direttiva; b) programmare, ai fini di una corretta gestione faunistico-venatoria, una razionale utilizzazione dell’intero territorio agro-silvo-pastorale pugliese.”

Ma si sa, vale sempre il detto: fatta la legge trovato l’inganno.  Soprattutto in un paese come l’Italia in cui tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare! 

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