Policlinico di Bari, meglio il parcheggio che la ristrutturazione della Cardiologia universitaria


di VITTORIO POLITO - Mi è capitato in questi giorni di frequentare, per motivi famigliari, l’Unità Operativa di Cardiologia Universitaria del Policlinico di Bari, diretta dal prof. Stefano Favale.

Accanto all’efficienza dell’assistenza, che merita in questo caso l’appellativo di “eccellenza”, per tutti gli operatori di ordine e grado, non si può dire la stessa cosa per quanto riguarda la struttura, che si dimostra piccola e inadeguata rispetto alla mole quotidiana di lavoro ed anche allo scarso numero di medici che prestano la loro preziosa opera in favore di pazienti che si rivolgono al Centro a causa di patologie che mettono a rischio la vita.

Non va dimenticato che stiamo parlando di una delle branche della medicina che si occupa del cuore, il perno della circolazione sanguigna, il motore che consente di trasportare l’ossigeno, nutrimento vitale, a tutti gli organi.

Va dato atto a tutto lo staff che opera nell’Unità Operativa citata, che si attivano e si prodigano, senza risparmio, dando la massima disponibilità e rapidità in fatto di accoglienza e, soprattutto di gentilezza, che soddisfano appieno le ansie, le preoccupazioni e le aspettative dei pazienti e dei loro congiunti.

È appena il caso di ricordare che stiamo parlando di sanitari, in questo caso di cardiologi, specialisti che si dedicano alla salvaguardia del sistema cardiocircolatorio e delle sue patologie, nient’affatto banali, che mettono a rischio, il più delle volte la vita.

Tutto ciò avviene in condizioni precarie, se si tiene conto della struttura non più al passo con i tempi, con i corridoi zeppi di materiali, apparecchiature, carrelli, che inceppano la normale vita di un reparto medico, che vede avvicendarsi, nell’espletamento del loro frenetico lavoro, medici e operatori sanitari di ogni ordine e grado. Per non parlare dei servizi igienici che sono pochissimi e malfunzionanti.

Il Policlinico di Bari da anni tenta, senza mai riuscirci, di porre freno all’ingresso delle auto nel recinto sanitario, impiantando paletti, divieti, sbarre, vigilanza, ecc., fino al punto di disporre, cosa assurda, il parcheggio a pagamento all’interno del Nosocomio. Uno spreco di risorse che poteva essere utilizzato per ristrutturare certi reparti, Cardiologia in primis, ma in questo caso l’Amministrazione fa “orecchio da mercante”.
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