Barletta, #ioallafestadellamadonnaresto, don Rino Caporusso: «Accogliersi… in festa»


di NICOLA RICCHITELLI - Sta volgendo al termine questa nostra campagna di comunicazione #ioallafestadellamadonnaresto, pensata per amore della nostra festa, delle nostre tradizioni, per avvicinare quanti più barlettani verso i nostri Santi Patroni, per combattere il menefreghismo delle istituzioni, per dire che le mie parole saranno sempre al servizio per difendere la mia Madonna… la nostra Madonna. Ecco perché #ioallafestadellamadonnaresto.

Accogliamo quest’oggi l’intervento di don Rino Caporusso, a cui va il nostro più sentito ringraziamento per aver accettato il nostro invito e per la disponibilità avuta nei nostri confronti ogni qual volta interpellato. Non possiamo non ringraziare tutti coloro che hanno preso parte a questa campagna di comunicazione, quindi ringrazio l’amico di una vita, don Claudio Gorgoglione, un grazie di cuore va a don Angelo Di Pasquale, a mons.Pino Paolillo, all’amico di mille battaglie Raffaele Di Pietro di Barlett e Avest, e un grazie di cuore va all’Arcivescovo di Lecce, mons.Michele Seccia, per la sua testimonianza pubblicata qualche giorno fa.

Un grazie particolare e un saluto affettuoso lo rivolgo al mio sacerdote di una vita, mons.Filippo Salvo.

Ecco il messaggio di don Rino Caporusso:

«Accogliersi…in festa. Un accoglienza da intendersi sotto due aspetti, quella strettamente personale, noi qui nel meridione viviamo la riscoperta dei nostri bei ricordi, quei ricordi che richiamano i sapori e gli odori della nostra terra, che sono altresì un richiamo di ciò che ci è stato insegnato. Quindi un primo significato della parola accogliere è proprio questo, accogliersi in ciò che siamo, valorizzando tutto ciò che di bello abbiamo avuto nella nostra vita. Queste feste quindi, diventano il momento opportuno per vivere questi momenti, momenti che creano un distacco dalla vita di tutti i giorni, dagli affari, dai problemi di ogni genere, insomma dobbiamo vivere appieno questo momento dell’accoglienza di sé, volersi un po’ più bene, e per volersi bene bisogna ritornare ad essere a ciò che si è stati e quindi alle proprie origini.
L’altro aspetto dell’accoglienza in un momento di festa quale può essere una festa patronale, è l’accoglienza che deve essere data al prossimo, per sconfiggere una delle malattie del nostro tempo: solitudine e indifferenza. Nel momento di festa quindi ci deve essere l’impegno – sentire la gioia – di realizzare una città più bella, più giusta per tutti. Una città dove ci è richiesto di vivere in pace, in salute e nella sicurezza, nella disponibilità a collaborare a ogni qualsivoglia realtà educativa. Inoltre pensiamo a quello che succede a tanti nostri concittadini – provenienti in qualsiasi parte di Italia e del mondo - che in questi giorni scelgono di venire qui a Barletta per vivere la festa, nostro dovere è accoglierli come una città che sa fare festa, che sa ritrovarsi – anche spiritualmente - che sa fare coesione. Solo così saremmo in grado di costruire qualcosa di davvero molto bello, quando sappiamo accogliere noi stessi, quando sappiamo accogliere gli altri, con il cuore, con le mani, con tutto ciò che è la nostra intelligenza, la nostra educazione. Non tralasciamo il cuore di questo momento, è quindi il momento religioso, un momento davvero molto forte per chi crede, perché venire solo a “vedere” la Madonna o salutare San Ruggero, significa ricalcare quella devozione e spiritualità di cui il barlettano va fiero. Insomma quello della festa patronale è il momento in cui ci dobbiamo accogliere fra di noi, non lasciamoci paralizzare dai pregiudizi e dalla paura nonché dall’indifferenza, i momenti di festa rappresentino momenti di ascolto, di educazione, e di ritrovo…».                               

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