Fiera del Levante: discorso integrale di Michele Emiliano

BARI - Il discorso integrale del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano all'inaugurazione dell'83ma edizione della Fiera del Levante:

"L’anno scorso signor Presidente le chiesi subito: “Da dove cominciamo?”. Ero particolarmente preoccupato e confuso nel prevedere cosa sarebbe potuto accadere.

Oggi posso dirle col senno di poi, ma anche con una certa malcelata soddisfazione, che se fossimo stati in grado di fare subito il governo formato qualche giorno fa, ci saremmo risparmiati tanta fatica inutile e piena di tragiche contraddizioni.

Gli italiani sanno che l’anno scorso le trattative per la composizione di un’alleanza di cambiamento e di progresso erano avanzatissime e che saltarono in pochi secondi in una trasmissione televisiva.

Mi auguro che non si ripetano più quegli errori e che si sappia sempre anteporre ai propri legittimi interessi, l’interesse generale a far durare serenamente questo Governo sino alla sua naturale scadenza.

Noi difenderemo il suo Governo, incalzandolo e concordando con lo stesso il futuro del Mezzogiorno e dell’Italia per quanto di nostra competenza.

La Puglia si è trovata nei primi anni della nostra amministrazione ad avere un suo programma di governo scritto dal basso con metodo partecipativo, approvato dalla coalizione che ha vinto le elezioni e poi dal consiglio regionale. Quel programma è risultato molto diverso dagli indirizzi dei precedenti governi nazionali, mai votati dal Popolo italiano e mai armonizzati con i nostri.

È per questo che scriveremo qui in Fiera assieme ai cittadini il nuovo piano strategico della Puglia per discuterlo innanzitutto con Lei e con il suo Governo. Quando avremo le linee embrionali del Piano, a seguito delle procedure partecipative avviate grazie alla nostra Legge, sarà mia cura chiedere un incontro tra la mia giunta e il suo governo, per armonizzare i nostri punti programmatici con quelli nazionali ed evitare così, per quanto possibile, i durissimi conflitti del passato tra Stato e Regione Puglia.

A ben vedere questo potrebbe essere un buon metodo da attuare con tutte le Regioni del Sud se per ipotesi le stesse volessero dare vita, con un’intesa formale, ad un coordinamento tra loro più volte auspicato, impedito dalla loro oggettiva debolezza, dai ricatti e dalle lusinghe delle Regioni del Nord, come sottolineato dalla letteratura meridionalista dall’Unità d’Italia ad oggi.

Il Manifesto per il Sud promosso dal Quotidiano per il Sud e da autorevoli studiosi denuncia, dati alla mano, un vero e proprio sacco del sud da parte delle Regioni del Nord che non possiamo più tollerare. E pensare che i cittadini del Sud spesso danno la colpa a sé stessi se i treni, le scuole, le strutture sanitarie, le strade, gli acquedotti, gli asili nido, le scuole, i comuni, le regioni non sono al livello di quelle del nord.

La propaganda alle volte li convince. Persino quando dice loro che l’autonomia differenziata concepita da Lombardia e Veneto non serve a togliere al Sud altre risorse oltre quelle già oggetto di appropriazione.
Se autonomia rafforzata deve esserci, dev’essere preceduta dall’abolizione del criterio della spesa storica, paurosamente a favore del nord, sostituendola con la spesa standard per ottenere identici Lep, livelli essenziali delle prestazioni per ciascun cittadino.

Il coordinamento delle Regioni del sud, all’interno della Conferenza delle Regioni, potrebbe redigere, su sua sollecitazione, un unico progetto di autonomia differenziata, valido per tutte le Regioni a statuto ordinario e da queste condiviso, per renderle più autonome dal governo centrale, obiettivo che consideriamo giusto, dotando ciascuna dei budget di spesa corrente e spesa per investimenti che prima riequilibrino le differenze infrastrutturali e di investimenti e poi parifichino la spesa corrente secondo gli effettivi bisogni di ciascun cittadino a prescindere dal suo luogo di residenza.

Altrimenti lo spopolamento del sud sempre più povero di servizi pubblici continuerà inesorabile assieme alla crisi dell’economia italiana che il nord, da solo, non può più reggere.

La sanità pugliese, per esempio, a parità di abitanti con l’Emilia Romagna ha 15mila dipendenti in meno e un budget annuale a disposizione inferiore, tra minor finanziamento dal Fondo Sanitario Nazionale e mobilità passiva che si deve pagare agli ospedali del nord, pari a quasi 900milioni di euro.

E qualcuno si chiede come mai in Puglia, che pure sta costruendo cinque nuovi ospedali, centinaia di reparti e strutture territoriali nuove di zecca ed è così risalita nella graduatoria dell’efficienza e dei livelli essenziali di assistenza, ci siano ancora liste di attesa troppo lunghe.

“E grazie” diciamo noi al sud! Come si fa a giocare in sette contro undici un intero campionato, tutti i campionati, anno dopo anno?

Non possiamo vincere, non è previsto dal regolamento, anche perché se la sanità del sud, anche solo di Puglia e Campania, smettesse di mandare malati in Lombardia, Veneto ed Emilia, quei sistemi sanitari collasserebbero perché spendono molto di più e hanno molto più personale di quello che serve ai loro cittadini.

Se il sud continua il grande recupero già in atto, tra breve ci si dovrà occupare degli esuberi di medici ed infermieri che lavorano al nord. Ma questi in gran parte sono meridionali che non aspettano altro che tornare nella loro terra per aiutarla a crescere.

Già adesso il nostro personale sanitario, strappato agli ospedali piccoli, inutilizzati e pericolosi, è schierato dal piano di riordino in prima fila nei grandi ospedali che stiamo ristrutturando o costruendo ex novo, e sta dando il meglio di sé consentendoci questa impressionante risalita della sanità pugliese, che è quella che è migliorata di più in Italia negli ultimi quattro anni!

Signor Presidente, siamo in battaglia qui in Puglia e possiamo vincere se potremo giocare undici contro undici, a parità di obiettivi e di risorse.

Possiamo provare a vincere anche la partita nella quale stiamo subendo la sconfitta più bruciante di tutte. Xylella, gelate e controversie giudiziarie sul vecchio PSR, stanno mettendo in ginocchio la nostra agricoltura.
La Xylella è un mostro alieno arrivato in silenzio dal Sud America, a bordo di piante ornamentali che pur essendo considerate in letteratura piante ospiti, colpevolmente non erano sottoposte ad alcun controllo da parte dell’Unione Europea presso i varchi portuali e aeroportuali.

La Puglia per anni non si è potuta accorgere del proliferare del batterio e non si è resa conto di ciò che stava accadendo, confondendo il disseccamento anomalo degli ulivi, con altre comuni malattie di questa pianta che però non rispondevano più alle cure.

Quando nel 2013 l’intuizione degli scienziati dell’Università di Bari fece pensare alla xylella, quasi diecimila ettari di uliveti salentini erano stati già colpiti dalla malattia.

Fu compiuto allora inconsapevolmente l’errore più grande e cioè cedere la guida della battaglia contro la xylella al governo nazionale attraverso un’anomala applicazione della normativa sulla Protezione Civile con la nomina di commissari che nulla conoscevano di prevenzione fitosanitaria.

Nessuna spiegazione agli agricoltori, nessuna informativa all’opinione pubblica e persino a tanti sindaci che sollecitati dagli agricoltori, si opponevano allo spargimento dei fitofarmaci necessari al contenimento dell’insetto vettore.

È vero, era molto difficile nel 2013 tagliare gli alberi secondo le normali regole di quarantena imposte dall’Unione Europea e dal Ministero dell’Agricoltura senza provocare sollevazioni popolari.

Per tali inadempimenti dei commissari di governo nel taglio e nel monitoraggio della zona di contenimento, l’Italia è stata condannata  dall’Unione Europea.

Questo tremendo caos, inerme e infruttuoso, è durato sino al gennaio del 2016, quando finalmente la Regione Puglia non ha più delegato al Governo la lotta al batterio.

E i risultati ci sono stati, in pochi mesi abbiamo cominciato a tagliare gli alberi malati e sani secondo le prescrizioni di legge (abbattendone da allora quasi 6.000) e soprattutto abbiamo dato vita al più massiccio monitoraggio arboreo della storia dell’umanità per accertare, finalmente, il reale avanzamento della malattia.

Da quel momento si cominciò a finanziare in modo sistematico e generalizzato la ricerca antixylella mettendo in campo le decine di progetti che stanno cominciando a dare i primi frutti.

Ma era gennaio 2016, quando era già troppo tardi. Ormai milioni di piante in Salento si erano ammalate, distruggendo apparato produttivo, paesaggio, frantoi.

Siamo riusciti Presidente, grazie alla sua guida ed alla collaborazione col Ministro Centinaio, ad ottenere una norma che consente alla regione di spendere 30 milioni di euro per l’abbattimento nella zona infetta delle piante malate, anche nelle aree paesaggisticamente vincolate, per procedere poi al reimpianto con specie tolleranti o resistenti.
La facoltà di reimpianto in zona infetta non era mai stata concessa a nessuno dall’Unione Europea, ma grazie alla Regione Puglia assistita dal Ministro dell’Agricoltura Martina, questo risultato è stato ottenuto.

Adesso però le soprintendenze del Mibac pretendono di sottoporre il reimpianto degli ulivi nelle zone vincolate alle stesse regole necessarie per costruire una casa o un capannone.

Un pasticcio, signor Presidente, commesso dal Parlamento e non dal suo precedente Governo, che nel decreto invece aveva previsto che alla domanda di espianto e al contributo della Regione, corrispondesse l’obbligo di reimpiantare ulivi nelle zone paesaggisticamente vincolate.

Presidente, la norma originaria deve essere ripristinata e fatta entrare in vigore immediatamente.

Stiamo facendo un grande sforzo che sto coordinando personalmente per salvare il PSR che abbiamo ereditato e che ha dato luogo a durissimi contenziosi tra aventi diritto che ne hanno bloccato le istruttorie e i pagamenti.

Accolgo con soddisfazione la nomina di un Ministro pugliese all’agricoltura al quale spiegheremo le motivazioni delle difficoltà di questo PSR che tanti conflitti ha generato tra studi professionali e confederazioni agricole.

Dovremo impostare col Ministro il nuovo PSR nazionale che la Puglia coordinerà, avendo la Presidenza della Commissione Agricoltura della Conferenza delle Regioni.

Il nuovo PSR dovrà riconciliare in modo partecipato e condiviso il mondo agricolo dilaniato dalle contraddizioni e dalle inefficienze del passato, includendo anche una totale riorganizzazione degli uffici dell’Assessorato all’Agricoltura che dovrà essere strutturato per aderire alle esigenze delle istruttorie e rendicontazioni richieste dall’Unione Europea.

Abbiamo stipulato accordi importanti per realizzare l’agricoltura di precisione utilizzando le tecnologie spaziali e lei signor Presidente ha tenuto a battesimo a Milano l’intesa con Seed and Chips, il più importante think tank del mondo sui problemi del cibo.   

L’agricoltura non è fatta solo di finanziamenti pubblici, pur indispensabili, ma anche di idee, di persone, di sentinelle che custodiscono territori, che ne curano la bellezza, che aprono le porte per accogliere nelle loro aziende agrituristiche persone ormai ammalati di città inquinanti e caotiche.

Noi pugliesi vogliamo inseguire la bellezza ovunque sia possibile, coniugandola alla vita sostenibile della nostra comunità. Per questo saremo la prima Regione d’Italia a dotarsi di una legge che favorisca e protegga la creazione di bellezza, non solo dove essa è naturalmente insediata da secoli grazie ai nostri avi, ma anche nelle periferie, nelle zone 167 delle nostre città impaurite e incattivite, dove per una lite per una precedenza automobilistica si muore a Milano come ad Andria.

“Se si insegnasse la Bellezza alla gente, le si fornirebbe un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà.” Sono parole di Peppino Impastato.
Ci siamo dotati anche della più moderna legislazione per l’antimafia sociale che l’Italia ricordi, perfettamente all’interno delle nostre competenze e prerogative, eppure il suo Governo precedente ce l’ha impugnata. Chiedo di potergliela illustrare assieme al coordinamento delle famiglie vittime di mafia della Puglia.

Una terra pulita, ordinata, sicura crea ricchezza e quest’ultima non può che coincidere con la legalità.

La vicenda giudiziaria del gasdotto Tap sembra essere arrivata ad una svolta e vedremo quali saranno le conclusioni. Ma la resa sul sito prescelto la Puglia non può accettarla, continuando rispettosamente a dissentire in ossequio al nostro programma.

Lo sviluppo economico e l’occupazione non possono arrivare a discapito del rispetto dell’ambiente e della salute umana.

Il suo governo nasce con il mantra della decarbonizzazione, ed io lo ripeterò con voi all’infinito: a Taranto e Brindisi non si può proseguire come si era cominciato, ci deve essere un cambio radicale. Se la magistratura sequestra la gru e il pontile dove sono morti in modo identico a distanza di pochi anni due meravigliosi ragazzi, Francesco Zaccaria e Cosimo Massaro, e se l’altoforno 2 è stato sequestrato perché ancora oggi è nelle stesse condizioni per le quali provocò la morte di Alessandro Morricella e Giacomo Campo, la soluzione non può essere scaricare il carbone dell’Ilva al porto di Brindisi e portarlo a Taranto con migliaia di camion o aggiustare alla meno peggio una fabbrica vecchia e pericolosa. Questa sarebbe una pazzia.

Noi pugliesi non siamo più disposti a morire per lavorare. Preferiamo vivere, sia pure con meno.

Ricordo a tutti che non è la Regione a decidere il destino della fabbrica, che se non fosse mai esistita avrebbe, secondo me fatto la fortuna di Taranto.

Questo potere spetta solo al Governo che ha scelto di mantenerla aperta perché ritenuta strategica. Se il governo decidesse di chiuderla in modo controllato e ridisegnando la destinazione industriale del sito, noi saremmo egualmente collaborativi.

Bisogna però subito eliminare l’utilizzo del carbone.

La nostra proposta di una “Road map verso la  decarbonizzazione Ilva”, trasmessa a tutti i governi, redatta con l’Organizzazione Mondiale della Sanità che sta realizzando una valutazione di impatto sanitario sulla fabbrica per nostro conto, ha determinato il Comitato delle Regioni della UE ad affidare proprio al Presidente della Puglia la redazione del Parere sulla strategia di contrasto ai cambiamenti climatici.

Per ridurre l’impatto del traffico automobilistico privato che contribuisce per un quarto alla formazione delle polveri sottili e dell’inquinamento dell’aria delle città, la Regione Puglia ha investito sui servizi TPL di qualità: 500 milioni di euro per avere nuovi treni e altri 130 milioni per acquistare 800 autobus ecologici e moderni, dotati dei più moderni dispositivi di controllo, sicurezza e per il trasporto dei disabili.
Il potenziamento del trasporto ferroviario di persone e merci costituisce uno dei punti forza del Piano Attuativo del Piano Regionale dei Trasporti 2015-2019. Stiamo realizzando interventi per la messa in sicurezza dell’intera rete ferroviaria regionale che sarà attrezzata con il Sistema di Controllo Marcia Treno (SCMT) oltre ad adeguare con nuovi sistemi tecnologici di sicurezza i passaggi a livello. In corso anche interventi strategici sulle infrastrutture stradali per 1,4 miliardi di euro.

La percentuale di raccolta differenziata ad oggi è passata dal 30% del 2015 a circa il 55% del 2018. Stiamo per approvare il nuovo Piano dei Rifiuti concordandolo con l’Anci Puglia e attuando un forte ridimensionamento del ruolo dei privati nella gestione strategica del ciclo. Abbiamo varato e difeso davanti ai giudici ordinanze no-plastic a tutela del mare.

Rispettare l’ambiente genera economia e ricchezza, basta leggere i dati sul Turismo, che stiamo destagionalizzando, e che cresce ancora per il quarto anno consecutivo con numeri confermati anche dagli arrivi aeroportuali e portuali.

Nel 2018 abbiamo avuto

4 milioni di arrivi (+18,4 rispetto al 2015)

15,1 milioni di presenze (+12,35 rispetto al 2015)

1 milione di arrivi e 3,5 milioni di presenze dall’estero (+42,8 e 32,8 sul 2015)

Pil turistico stimato 9% al 2018 rispetto all’8,2 del 2015

Offerta ricettiva +30% sul 2015 per numero di strutture

Numeri strepitosi.

Nel 2019, numeri non definitivi, il trend si attesta a +3% per arrivi e +4% per presenze.
Vola il turismo internazionale con +8% arrivi e +12% per presenze.

In quindici anni Bari da “scippolandia” è diventata assieme alla Puglia intera, meta imperdibile del turismo mondiale per la più autorevole guida turistica del mondo, la Lonely Planet.

Aeroporti di Puglia, che ha avuto un incremento rispetto al record dell’anno scorso di un ulteriore 8%, si accinge a quotarsi in borsa e adesso fa a meno dei contributi regionali per incentivare le azioni di attrazione dei voli strategici. Stiamo per allungare la pista del Gino Lisa di Foggia, quindi Presidente potrà fare Roma-Foggia in aereo se lo vorrà, e ristrutturando completamente il terminal dell’aeroporto di Taranto-Grottaglie per predisporlo ai voli di linea, ma anche per divenire sede dello SpazioPorto Europeo.

Le nostre imprese saranno tra le prime a poter godere delle Zone Economiche Speciali, e siamo stati così attrattivi da essere l’unica regione con due Zes sovraregionali in collaborazione con la Basilicata ed il Molise. Il sistema degli incentivi regionali al settore produttivo pugliese e quello nazionale ed internazionale che ha delocalizzato nella nostra regione ha consentito il raggiungimento, della quota record di 4 miliardi di euro investiti in 4 anni.

La cultura è il nostro vero carburante, non inquinante, ma eccitante. Il nostro film Fund ha portato in Puglia solo in quest’ultimo anno Sofia Loren, James Bond alias Daniel Craig, Carlo Verdone, Aldo, Giovanni e Giacomo nella loro reunion e i nostri Festival Cinematografici sono tra i più apprezzati dopo Venezia e Roma.

Abbiamo riaperto tanti Teatri in tutta la Puglia, dal Giordano di Foggia al Teatro Apollo di Lecce, al Verdi di Brindisi, dal Fusco di Taranto al Margherita di Bari. A breve riapriremo il Piccinni, abbiamo cominciato i lavori per restituire al pubblico il Kursaal Santa Lucia completando il miglio dei quattro teatri pubblici baresi.

Sosteniamo le nostre fondazioni in modo sobrio, ma importante. La Notte della Taranta dopo i 150mila spettatori del 24 agosto, parte per l’Argentina e poi per Mosca e San Pietroburgo e il Petruzzelli vola di nuovo in Giappone dopo i successi dell’anno scorso. Il Festival della Valle d’Itria finalmente supportato dall’orchestra del Petruzzelli, ha riscosso un successo senza precedenti. La Regione sostiene una massa impressionante di eventi e istituzioni culturali secondo la regola mai più soldi senza programmazione almeno triennale e mai più soldi senza progetti di gestione dei luoghi restaurati con un budget di 113 milioni di euro per 667 progetti, 127 produzioni audiovisive, 11 cinefestival, 1600 eventi live, 65 nuovi spettacoli di artisti pugliesi, 223 produzioni musicali, 1200 concerti di artisti pugliesi finanziati in 89 paesi del mondo e 5 continenti.

Stiamo costruendo 114 biblioteche di comunità per un investimento senza precedenti in Italia ed in Europa di 120 milioni di euro, dotando la Regione della più grande infrastruttura culturale d’Europa.

Abbiamo salvato dalla famigerata riforma delle Province musei e biblioteche importantissime a Foggia, Brindisi e Lecce.

Abbiamo portato a Taranto e a Foggia i grandi della musica sul palco di Medimex e soprattutto abbiamo ottenuto, anche grazie all’appoggio del suo Governo e del Coni, da un’idea di Elio Sannicandro, i Giochi del Mediterraneo come pietra miliare del Piano Strategico di Taranto.

Questo mix di tutela dell’ambiente, accoglienza, cultura e spesa efficiente dei fondi europei e nazionali ci consente proprio oggi di dire che la Puglia ha determinato, nel suo piccolo, una vera controtendenza economica rispetto al resto del Paese che non si spiega se non con l’impegno che tutti ci stiamo mettendo.

Proprio ieri pomeriggio l'istat ha immesso nella sua banca i dati regionali relativi all'occupazione aggiornati al secondo trimestre del 2019.

Ebbene, il tasso di occupazione della Puglia è salito a 47,8 punti. Mai così alto dal 2004: Un record mai toccato nell'arco di 15 anni, ancora più significativo se paragonato al dato del Mezzogiorno (8 regioni) fermo a 45,3 punti.

L'occupazione pugliese è cresciuta rispetto al trimestre precedente di 3,2 punti (il tasso a gennaio-marzo era infatti di 44,6). 

Gli occupati della Puglia nel II trimestre 2019 hanno raggiunto il numero di 1.275.000, cioè 87mila in più rispetto al trimestre precedente (a marzo erano 1.188.000) mentre nel 2018 erano 1.220.000.

Certo i dati andrebbero studiati meglio e tuttavia, anche se passiamo sull'altro fronte, quello della disoccupazione, continuano i numeri confortanti: il tasso di disoccupazione della Puglia è sceso a 14 punti (contro i 17,3 del Mezzogiorno), segnando una riduzione rispetto al trimestre precedente (quando era di 16,7) di 2,7 punti.

E tutto questo non è avvenuto per l'aumento degli inattivi perché il tasso di inattività della Puglia si è ridotto a sua volta di 2 punti rispetto al trimestre precedente.

Insomma dal mio primo discorso in Fiera ad oggi gli occupati in Puglia sono cresciuti di 131mila unità.

Siamo letteralmente scatenati nel lavoro che ci fa bruciare di passione e di orgoglio per i risultati ottenuti, pur consapevoli che ci vuole tempo perché tutti si rendano conto dell’impegno che c’è dietro.

Nonostante tante imperfezioni e contraddizioni, perché noi siamo umani e quindi imperfetti e fragili. Ma non per questo meno forti e onesti. Anche intellettualmente.

Leggendo “Il Sistema Periodico” di Primo Levi, di cui quest'anno ricorrono i cento anni dalla nascita e che la Puglia onorerà con un evento a novembre, c'è una frase profetica che riassume certo la mia storia e quella di tanti che da quindici anni a questa parte si sono impegnati per cambiare le cose in questa Regione, ma è anche soprattutto la storia antica e bellissima della Puglia, terra di imperfezioni virtuose.

"E scopri che il così tenero e delicato zinco, così arrendevole davanti agli acidi, che ne fanno un solo boccone, si comporta invece in modo assai diverso quando è molto puro: allora resiste ostinatamente all'attacco. Se ne potevano trarre due conseguenze filosofiche tra loro contrastanti: l'elogio della purezza, che protegge dal male come un usbergo; l’elogio dell’impurezza, che dà adito ai mutamenti, cioè alla vita. Scartai la prima, disgustosamente moralistica, e mi attardai a considerare la seconda, che mi era più congeniale. Perché la ruota giri, perché la vita viva, ci vogliono impurezze, e le impurezze delle impurezze: anche nel terreno, come è noto, se ha da essere fertile. Ci vuol il dissenso, il diverso, il grano di sale e di senape: il fascismo non li vuole, li vieta, e per questo tu non sei fascista; vuole tutti uguali e tu non sei uguale.”

Ecco signor Presidente, secondo me questa frase vale anche per lei.

Se noi pugliesi non fossimo stati uomini e donne liberi, nonostante i nostri limiti e contraddizioni, non ci saremmo guadagnati il rispetto che ci consente di dare all’Italia un contributo alto, sobrio e convincente come oggi sta avvenendo".
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