Il pedagogista Giuseppe Prenna ‘interpreta’ in un nuovo volume gli 'Errati sentimenti'

di LIVALCA - Il quinto volume pubblicato da Giuseppe Prenna, sempre con la Levante editori di Bari, reca in copertina un particolare del  Dipinto di Tiziano  «L’Amor sacro e l’Amor profano» che riassume forse il senso di questo romanzo originale, atipico, eterogeneo, e pur tanto avvincente, che il pedagogista  di Taranto ha costruito con passione e infinito Amore, mettendosi nei panni di una signora di nome Roberta.

« Errati sentimenti» il titolo di questa  accorata storia che, in una breve ma intensa prefazione, la scrittrice Rina Bello circoscrive e non giudica: «Non è dato allo scrivente né tantomeno al lettore, la facoltà d’assoluzione o colpevolezza delle avventure al limite dell’etica e moralità della fragile ed al contempo forte protagonista di queste avvincenti  pagine, in cui attraverso una vera e propria ‘confessione’…», ma si limita a considerare gli avvenimenti descritti  come  ‘fallimenti di un’anima’.

Avevo lasciato Prenna oltre due lustri fa  quando mi sono ‘imbattuto’ prima e appassionato dopo a quel suo libro in cui raccontava di una Beatrice che anelava  il ricordo di uno sconosciuto che la ringraziava per averlo indirizzato verso una fontana con queste parole : « Porterò nel mio cuore il tuo volto e tanta dolcezza e premura per me»; il titolo del lavoro  dello scrittore dell’Amore ‘difficile’ (questo l’appellativo con cui è identificato il nostro per via dei libri «Piccolo Compendio di Analisi Transazionale», « L’altra faccia dell’amore»  e « Ti voglio bene…Amore e menzogna ») era «Così persi il mio ‘dio’» , un romanzo che poteva essere identificato con un interrogativo ‘Perché non c’è amore che dispensi solo piaceri?’. Quel libro di Prenna  aveva una dedica speciale ‘A mia madre’, forse per giustificare un linguaggio poetico ermetico, sigillato, quasi impenetrabile come il rapporto tra madre e figlio.

Torniamo al volume « Errati sentimenti» in cui lo stesso autore, con  una spontanea e partecipata  nota introduttiva,  ci delinea quelle che secondo lui sono state le cause  che hanno spinto Roberta ad errare sui sentimenti : « L’assenza dei genitori, la morte prematura dei nonni, la mancanza di una guida nel campo dell’educazione dei sentimenti, il ruolo possessivo della suocera verso il figlio immaturo e retrivo che, giovanissima, lei sceglie come sposo e l’incontro con troppi ‘maschi’ affetti da insufficiente moralità».

Onestamente dopo le prime  pagine mi era parso di imbattermi nel libro di Jane Austen dal titolo «Emma», ma, non avendolo trovato nella mia babelica struttura, pomposamente denominata libreria, non sono in grado di avvalorare l’impressione  con giusti riferimenti.   Spero che lo studioso dei vari modelli cui danno vita le coppie quando si formano, vorrà giudicare con benevolenza questo mia ‘pindarica’ invasione nel suo complesso modo di valutare, concepire e assolvere tutto ciò che entra  in relazione con la vita amorosa.

Roberta la protagonista indiscussa di «Errati sentimenti»  mai è riuscita a convincermi ( pur avendo chi scrive letto il testo due volte)  di essere una ‘perseguitata’ dalla vita, costretta a subire le prepotenze di uomini immorali e senza scrupoli.  Al contrario è stata sempre lei a scegliere uomini, compagni o amori e l’unica volta che tale Matteo, molto più giovane di lei e mai invadente o prepotente,  ha manifestato un proprio problema ‘psichiatrico’ ( caro amico lettore solo procurandoti il libro potrai capire !) è stato messo alla porta senza riguardi o generiche attenuanti , le stesse che invoca, con immacolata innocenza, Roberta e non certo perché ‘ non si negano a nessuno’.  Tale storia, o affettuosa amicizia, era nata per esplicito volere della donna  e lei aveva programmato ogni passo, oserei dire, ordito lo sviluppo che solo il caso ha fatto deflagrare in modo ‘negativo’.  Se fosse stata solo un poco innamorata del povero Matteo, avrebbe dovuto provare a capirlo ed aiutarlo a superare il ‘blocco’ di cui era prigioniero.

In una prefazione molto professionale la psicologa, psicoterapeuta Milena Romita ci descrive le emozioni che suscita il romanzo :« Incredulità; fastidio; compassione; rabbia».

All’incredulità abbinerei il libro « Buio» di Dacia Maraini, al fastidio «Anima mundi» di Susanna Tamaro», alla compassione « Nessuno si salva da solo» di Margaret Mazzantini e alla rabbia « L’orgoglio e la rabbia» di Oriana Fallaci.   Tutte donne che molto avrebbero, forse,  da ‘insegnare’ al  Giuseppe Prenna  che in un romanzo al femminile, cerca di addossare a uomini di ‘strada’ colpe che al massimo sono da condividere con l’altra metà del cielo.  La giovanissima Roberta,  protagonista del romanzo di Prenna, ha la fortuna di conoscere Vittorio, uomo bello, elegante, di buona famiglia che sfida il suo casato per coronare con un matrimonio la sua storia d’amore.   Nell’intimità Roberta, che nei pochi anni di vita non si è ‘risparmiata’, nota la poco pratica del suo sposo, ma si guarda bene dal testimoniare del come lei sia più avanti negli ‘studi’ : ritengo che un atto di onestà e sincerità avrebbe potuto giovare alla causa, quando il marito, istigato dalla madre,   si fosse deciso a chiedere  informazioni su di un passato ‘libero’, non dico legittime ma almeno giustificabili.

Prenna ho una sola moglie e due figlie, al liceo eravamo 6 uomini e 22 donne in classe: Rispetto, amicizia, amore vi è sempre stato fra noi e ognuno poteva vantare una sua propria storia personale, atta a farlo assolvere per mancanze  nei riguardi del prossimo.  Il ’68 e la minigonna ci è scivolato addosso portandoci gioie e dolori e un passato che risulta fascinoso solo perché è passato. Si poteva fare di più e meglio, ma sempre restando nell’ambito del reciproco scambio di amorosi, non sempre innocenti, sensi.  Chi può dire ( una mia amica cui ho fatto leggere la prima stesura del tuo  libro, mi ha detto ‘ non penso abbia rimpianti Roberta, ha vissuto, lottato, ottenuto quello che voleva, forse pagando più nella forma che nella sostanza, e, oggi, cerca giustificazioni per un qualcosa che…rifarebbe’) dopo tanto tempo  se vi è stato qualche comportamento di maschio intollerante o donna esuberante e se tutti i 28 ragazzi di allora hanno provato ‘l’amore forse’, ‘l’amore quasi’ o l’Amore totale e appagante? 

Il romanzo merita una sceneggiatura da ricavarne un film, magari  diretto da un regista che ama le donne e il loro ‘corpo’, e  che possa  divulgare quel messaggio di perdono non fine a se stesso  che può essere riassunto nel pensiero di S. Luca :  « Le saranno perdonati molti peccati, perché ha molto amato».

Detto ciò Livalca non può fare a meno di presumere che il Prenna  scrittore sia stato un frequentatore curioso e attento di quel Publio Ovidio Nasone da Sulmona, che fin da avanti Cristo iniziò a pubblicare gli «Amores», a cui fece seguito, nei primi anni d.C.,   l’«Ars amatoria» e i « Medicamina faciei feminae», ancor oggi pilastro di qualsiasi produzione precettistica‘erotica’, di qualsiasi seduzione cui facessero ricorso le donne per  ammaliare gli uomini e di quanto il gentil sesso tenesse al proprio aspetto esteriore.

Da allora sono passati oltre duemila anni e ritengo che nei prossimi duemila anni gli argomenti sui cui dibattere in materia di  ‘Amore forse, quasi o completo’ non potranno mai prescindere da alcune frasi lasciateci dal poeta latino che si sposò tre volte, ma  amò solo Fabia, e che nelle sue opere consacrò Corinna  come figura predominante per parlare di schermaglie amorose : « Non di rado accade di innamorarsi per davvero, dopo aver farto il cascamorto per finta », « L’amore si ammanta spesso  del vago nome dell’amicizia, ma da amico ad amante il passo è breve», « L’amore necessita di assidua cura, intensiva ed omeopatica», «Ogni nuovo amore prospetta la promessa di nuove più intense gioie, infatti si desidera con furore ciò che non si possiede», « In amore si vince solo arrendendosi».

Dopo due lustri Ovidio si cimentò con le «Metamorfosi»  ( quasi lo  lo stesso tempo che ha impiegato il professore Prenna per  passare dal suo romanzo dedicato a Beatrice, alla controllata ‘metamorfosi’ in soccorso di Roberta ) e, con la maturità cui tutti approdiamo, anche senza volerlo,  ha messo insieme un piccolo testamento cui  ispirarsi per il bene dell’umanità :  « Per farsi amare di più, bisogna farsi desiderare almeno un poco», « Una volta Venere aveva l’abitudine di arrossire quando si vergognava. In seguito ( Ovidio che ‘indovino’!) si vergognerà di arrossire»,  « Felice è colui che ignora gli amori della propria donna. Saggio è colui che finge di ignorarli».

Prima di lasciarvi alle lettura di «Errati sentimenti», fedelissimi che mi seguite con affetto pur non sapendo condividere, permettetemi di  segnalare una gentile, deliziosa, incantevole signora, la professoressa Caterina Casriotta che, come  lo stesso Prenna afferma,  è stata fondamentale per la pubblicazione  :«….la cui competenza è stata determinante per portare a termine il mio lavoro».  Questo delicato personaggio, con autorevole semplicità , è riuscita a farmi passare dalla parte del torto pur sapendo entrambi come stavano realmente le cose, con una dolcezza, un sorriso schietto e conciliante che mi ha fatto apparire vincitore, pur essendo stato sconfitto.   Anche al telefono è parso evidente  il suo essere totalmente schierata con colui che, facendole  correggere le  bozze, l’ha coinvolta nel progetto; per cui la strada da lei  tracciata è stata quella che ‘abbiamo’ dovuto seguire… perché così doveva essere.  Fortunato l’uomo che è riuscito a fare breccia in questo cuore, indossato in un corpo elegante e tanto femminile,  così sublime: Potrà dire di aver incontrato l’AMORE.

1 Commenti

  1. Non sono nei panni di "Roberta". Questa storia mi è stata raccontata, è reale!...

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