Opinioni: come salvare il nostro euro

di MASSIMO FERSINI - L’emergenza Coronavirus sta mettendo in luce la vera natura dell’Europa. In questi giorni ho la sensazione che il tanto elogiato processo di unione europea, fondato sull’unità monetaria dell’Euro stia andando a sbattere definitivamente contro un muro. L’Europa, il più piccolo dei continenti era un insieme di tanti Stati sovrani. Ognuno agiva per conto proprio e aveva una sua economia, frutto di una propria tradizione culturale e sociale. Gli stati tra loro avevano poche similitudini e tradizioni culturali differenti, ma erano legati da una forte stima reciproca. L’Europa la consideravamo tutti quanti la “culla della civiltà”. La sua forza era l’insieme delle diverse culture che si confrontavano e si relazionavano sulla base di piani prestabiliti.

In piena emergenza epidemiologica stiamo assistendo al fallimento dell’unione Europea così come è stata pensata. La lotta al coronavirus ha manifestato la totale mancanza di unità. Ogni paese procede seguendo una logica legata alle proprie esigenze e capacità ricettive. Manca assolutamente il principio di reciprocità che è alla base del concetto di unione. In questi giorni mi chiedo cosa è rimasto della nostra Europa; “culla della civiltà?”

La risposta che mi do è; non solo ogni paese agisce per conto suo, proprio come avveniva venti anni fa, ma l’imposizione forzosa dell’unità monetaria totalitarista dell’euro, ha fatto perdere anche la stima reciproca che ci univa. Il naufragio del sistema totalitario dell’Euro porta conseguenze fallimentari altrettanto totalitarie.

L’Italia è il paese che più di tutti subirà l’ulteriore crisi e regressione economica per i motivi che tutti conosciamo legati al debito pubblico incontrastato, e alla forte incidenza della corruzione e della criminalità che attanaglia il nostro paese. 

E’ arrivato il momento che l’Italia metta a frutto tutte le sue intelligenze, per avviare un processo di salvaguardia dell’intero paese, a partire da una riforma strutturale del sistema monetario.

La mia proposta è un tavolo di studio per il risanamento dell’Euro Italiano. Si tratta del progetto Ge.S.E.I; acronimo di “Gestione separata Euro italiano”.
Un programma di recupero economico e finanziario che possa ridare il valore effettivo alla moneta euro italiano in rapporto all’impianto strutturale, produttivo ed economico del nostro paese.

Il programma può realizzarsi per un periodo concordato di 3-4 anni con Bruxelles e la Banca centrale europea con una “gestione separata della nostra moneta”.
La possiamo definire una “federalizzazione dell’euro”. In questo modo l’euro italiano non entra nel computo totale del credito europeo, cioè non va a fare cassa comune con gli altri paesi e diventa sinergico all’entrate e uscite del nostro sistema produttivo. Inoltre non entra nei cambi di valuta esasperati col dollaro.

Questa “gestione separata” via via porta l’euro italiano ad assestarsi sul valore reale della nostra economia, con movimenti che lentamente vanno a rompere la stagflazione in atto e addirittura il rischio deflazione sempre dietro l’angolo. Raggiunto un tale equilibrio si può ridisegnare l’incombenza del debito pubblico con azioni di bonifica li dove è possibile intervenire, e il ridimensionamento dello stesso, man mano che la creazione di valore e il censimento della ricchezza reale possano permettere la crescita del rapporto deficit/pil. Una “sovranità monetaria” in collaborazione con la BCE, in modo da ridare un’identità vera all’economia del nostro paese.

Occorre creare un collettore monetario con la BCE. Un collettore, proprio come fosse un impianto di riscaldamento. Cioè una fonte iniziale manda in circolo l’acqua; quando arriva al collettore inizia un percorso all’interno del proprio impianto in modo che possa soddisfare soltanto le esigenze dello stesso. Così la BCE manda in circolo il gettito della moneta “euro italiano” nel nostro sistema e giunto al collettore si ferma e va a soddisfare le esigenze del impianto produttivo ed economico dell’Italia, con movimenti progressivi e regressivi, per un circolo maggiormente monitorato e controllato.

Si tratta di creare un'area protetta e di tutela della moneta Euro italiano, perché vengano fatti molti investimenti sulle infrastrutture economiche di base del nostro paese a lungo termine.

Oggi l’Italia vive una ricchezza falsata; io la definirei “dopata”. Il “doping” come sappiamo aumenta falsamente le capacità di uno sportivo; ebbene così è per l’economia italiana. Noi viviamo una ricchezza virtuale, che in realtà non c’è perché si regge su un deficit esasperato. E’ come un elastico che viene tirato per allungarne la portata e sta sempre sul punto di rompersi.

Un elastico che si allunga da un lato per determinare un valore più alto della nostra ricchezza, dall’altro per trovare fondamenta che in realtà sono fittizie; fondamenta che non sono altro che il deficit, senza alcuna solidità a sostenere il valore di una ricchezza del tutto decentrata (come l’elastico allungato per l’appunto). Bisogna dare vita ad un’operazione che riporti l’elastico verso il centro e di conseguenza censire la ricchezza reale del nostro paese.

Questa manovra può destare forti dubbi all’Europa per molteplici motivi. In primo luogo non vorrà in nessun modo creare un precedente di questa portata. Si aprirebbe lo spiraglio di una federalizzazione generale dell’euro che di fatto smonterebbe il “massimalismo liberale” che lo gestisce. Si passerebbe da un sistema piramidale con in cima la cupola del sistema bancario e della finanza europea e internazionale, ad un sistema nettamente più democratico e plurale come il federalismo “euro”.

Probabilmente questa era l’idea iniziale della moneta unica, ma il progetto ha subìto sin dai primordi una virata massimalista e totalitaria.

Un secondo motivo non meno complesso nasce in virtù del fatto che l’Italia è notoriamente conosciuta per essere un “MONDO DI LADRI” come cantava una famosa canzone degli anni ’80 di Venditti. E questo crea non pochi pericoli per il nostro paese. Facciamo conto che una tale gestione di soldi in “semi autonomia”, la prendano in mano tutti quei soggetti che ci hanno governato (e i loro proseliti) dagli anni ’80 in poi, dopo la separazione della Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro, gli stessi che hanno dissestato le casse dello stato italiano.

Un’altra preoccupazione dell’Europa potrebbe essere quella di variare l’attuale assetto legislativo e comunitario dei paesi dell’Eurozona. A tal proposito i rapporti rimangono invariati, rispettando tutti i trattati, le ottemperanze e gli accordi di lealtà con l’Europa. (Discorso a parte per il Patto di Dublino)
Insomma un programma concordato con l’Europa, che ci deve mettere nelle condizioni; da una parte di risanare l’Italia e dall’altra di non intaccare le economie degli altri paesi.

Chi ci ha preceduto ha accettato in modo incondizionato le vie liberali o liberiste. Lo stato italiano ha perso il controllo della gestione dei propri capitali. Da una parte il nostro “valore” arricchisce le banche e la finanza  internazionale, dall’altra, il sistema criminoso nostrano. In mezzo il popolo italiano che lavora e paga per tutti, senza alcun riconoscimento e margini di sviluppo.

Il nostro paese necessita di un piano di risanamento totale da realizzare nel breve e lungo termine se vogliamo che l’Italia mantenga ancora una sua identità culturale, sociale e politica. Altrimenti il paese è avviato inesorabilmente a questa lenta e progressiva distruzione, per finire assoggettata ai paesi stranieri… La riforma del Mes di cui tanto si parla, probabilmente viene varata proprio in prospettiva di un eventuale default del nostro paese. Il fondo salvastati si prepara ad affrontare il fallimento italiano che per numeri ed entità è molto più complesso dei precedenti che hanno caratterizzato Irlanda, Portogallo, Grecia…

Una situazione di default programmato col fondo salva stati può apparire come la soluzione più risolutiva e veloce ma le conseguenze per il nostro paese saranno deleterie. Un intervento di questa portata implica la compromissione di tutto il nostro patrimonio o di ciò che ne è rimasto, per ripagare tutti gli enti creditori che confluiscono nel Mes. A rischio saranno soprattutto i risparmi e gli stipendi dei ceti medio bassi. Il fallimento poi comporta serie conseguenze sul piano della credibilità del nostro paese che è già ridotta ai minimi termini. 

Il progetto GeSEI va studiato e progettato proprio per indicare una strada alternativa che ci metta al riparo dai rischi che ne conseguono dal fallimento.
La Gran Bretagna ha scelto la strada dell’autonomia e con una semplice svalutazione del 30% della sua moneta si è riallineata ed è pronta a tornare competitiva, allentando “l’elastometro economico” che il sistema Euro ha tirato oltre misura. Purtroppo e ripeto “purtroppo” il nostro paese in questo momento non è nelle condizioni di aprire una fase di Italexit come nel Regno Unito e la crisi contingente non permette ulteriori perdite di tempo. La crisi e il costante indebitamento non permetterà al nostro paese alcun margine di espansione e di sviluppo.

Il progetto Ge.S.E.I permette un percorso più snello, semplificato ed efficiente e potrà essere la soluzione per far riacquistare al nostro paese la sua identità, la sua cultura, la sua tradizione e soprattutto la sua ricchezza…

Se continuiamo nella normale amministrazione del contenimento dei conti pubblici come avviene da quasi dieci anni, siamo condannati ad una lenta eutanasia, con la conseguente svendita definitiva del nostro intero patrimonio culturale ed economico.

La soluzione default è quella voluta dall’Europa, spinta anche dai paesi sovranisti in espansione che vogliono imporre la loro forza. Il contesto attuale europeo in continua evoluzione mi porta a pensare che da qui a breve ci ritroveremo di fronte ad una metamorfosi sostanziale del sistema Europa; assisteremo al passaggio da un impianto liberale, ad un impianto sovranista (ma questo è un tema che richiede un approfondimento a parte). Di fatto questi paesi non ne possono più di portarsi dietro un paese indebitato come l’Italia.

Il loro obiettivo è di assorbirci totalmente attraverso una colonizzazione che io definisco “bianca”, cioè senza alcuna aggressione belligerante, ma fondata esclusivamente sull’impoverimento di tutto il comparto produttivo e sociale italiano, avviato sin qui dalla Seconda Repubblica.

Ai paesi europei poco importa, anzi l’Italia come una semplice propaggine verso il mediterraneo assoggettata al resto d’Europa fa gola a tutti. Tutto sommato è un peso che possono sopportare via via che saremmo svuotati di ogni identità e potere. Anche il sistema criminoso italiano può essere sopportato, in fin dei conti i capitali illegali girano anche nelle banche europee. Motivo per cui l’Europa non alza mai un monito verso il malaffare italiano, anzi vogliono addirittura alleggerirne le pene in nome di una democrazia che fa comodo a loro.

L’ipotesi default dell’Italia porta a conseguenze incontrollabili all’Europa stessa. Un paese in fallimento è facile preda dei colonizzatori più forti;  Cina, Russia, America, India, e per l’Europa sarebbe un brutto cliente avere colonizzatori extraeuropei che possano interferire nelle politiche del nostro territorio.
Un progetto di accordo di “gestione separata dell’euro italiano” come è stato sin qui descritto, richiederà un’azione forte di convincimento nei confronti dell’Europa per i motivi che abbiamo descritto.

Il progetto Ge.S.E.I deve essere gestito assolutamente da un governo integerrimo. Persone di alta rettitudine e competenza e queste qualità credo che le possa assicurare l’attuale Presidente Giuseppe Conte, sostenuto dalle forze di governo.

In questi giorni la crisi legata al Coronavirus determinerà un punto di rottura definitiva. La storia post covid19,  ci consegnerà un paese tutto da ricostruire e non solo da un punto di vista economico e finanziario, ma soprattutto lascerà un segno indelebile nelle nostre coscienze.

Non ci sarà spazio per le dispute politiche particolari in virtù del proprio io. In questi giorni tutti ripetiamo frasi; “dobbiamo essere uniti”, “insieme ce la faremo”. Questi nobili principi e pienamente condivisibili, saranno ancora più necessari al termine dell’emergenza Coronavirus. Abbiamo il dovere morale di riscoprire i valori di unità nazionale nel periodo più critico dal dopoguerra ad oggi, a partire dalla nostra classe politica. “Tutti insieme ci dobbiamo prendere cura della nostra “Italia”.

Il governo ha l’obbligo di dimostrare serietà e affidabilità politica e avviare definitivamente una trattativa di Gestione separata dell’Euro italiano. Un piano da attivare immediatamente al termine dell’emergenza epidemiologica, e portarlo sino alla conclusione del mandato che scade nel 2023. Tre anni è un tempo utile per realizzare un processo di risanamento sostanziale e strutturale del nostro sistema monetario ed economico.

Un’idea di euro democratico e plurale è una battaglia che il presidente Conte e il governo, col Movimento 5 Stelle partito di maggioranza, devono perseguire sin da subito nell’interesse nazionale di tutti noi.
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