Epidemie, istruzioni per l’uso: ecco come salvarsi


FRANCESCO GRECO - Sapevate che “vaccino” deriva da vacca e il suo effetto conto l’influenza dura pochi mesi? Che già gli Egizi usavano le muffe contro le infezioni? Chi è Nastasia la ragazza francese che si salvò dal morbillo? Che Leone XII fu il primo papa “no-vax” perché rese, udite, “obbligo facoltativo” l’antivaiolo? Che le vaccinazioni fra 2001 e 2020 hanno evitato 20 milioni di morti? E sapete cos’è la “peste antonina” narrata da Galeno (2000 morti al giorno a Roma), la “peste di Giustiniano” che annientò l’Impero di Bisanzio (fra 541 e 544 d. C.) e chi provocò l’epidemia che uccise 100mila ateniesi (un terzo dei cittadini) in guerra con gli spartani, poi spinti nelle “sepolture comuni”?

Che Baldovino IV d’Angiò fu un “re lebbroso” (suonavano campanelli per annunciare il passaggio) e lo scrittore scozzese Sir Walter Scott (“Ivanhoe”) aveva la polio, come il faraone Siptah, 1200 a. C., 12 secoli dopo Claudio imperatore e infine Roosevelt? Che, inizi Ottocento, la tubercolosi (tisi, “mal di vivere”) causava una morte su 4 in GB? Uccise Čechov, Emily Brontë, Chopin. E che la “banale” influenza ne fa secchi da 290 a 650mila l’anno? Che il negazionismo dell’HIV in Sudafrica ha fatto più morti che le bombe USA sul Giappone nel 1945? E che delle 3000 specie di zanzare, “solo” 100 possono trasmettere malattie? Non è dal bisesto 2020 col coronavirus, pertanto, che l’umanità (“terrorizzata e impotente”) lotta contro i virus (“micidiali forme intermedie fra la vita e la non-vita”, Piero Angela in prefazione) nemici invisibili, più devastanti e fatali delle guerre, le corazzate e le falangi macedoni di opliti, dei generali più astuti e i condottieri più coraggiosi, delle armi più sofisticate (dagli specchi ustori di Archimede ai droni di oggi e domani chissà) e degli eroismi solitari più ammirevoli. Sono queste periodiche, imprevedibili incursioni a decidere le sorti di popoli, culture, civiltà.

Dalla peste sommata a vaiolo, tifo, febbre tifoide, febbre emorragica nella Grecia di Pericle del 430 a. C. (“il nemico più pericoloso è dentro le mura…”) nella guerra contro Sparta (Tucidide: “gli uomini cadevano nell’incuria del santo e del divino”), alla peste (1630) a Milano (“I Promessi Sposi”), passando per la poliomelite, il morbillo (130 milioni di infetti, 8 all’aldilà, incluso il 15enne Pietro II, erede di Pietro il Grande), il vaiolo (dai 300 ai 500 milioni di morti, fra cui Ramsete V, Giuseppe I d’Austria, Luigi I, Luigi XV), la spagnola (dai 50 ai 100, corsi e ricorsi, mosse dalla Cina, colpì un quarto del pianeta, giunse in Africa, Pacifico, persino nel Polo Artico, uccise il re Alfonso III e il pittore Egon Schiele), l’HIV (77 milioni contagiati, 35 defunti) e la Sars, sino al Covid-19 di attualità. Che decidono di popoli, nazioni, imperi, dinastie, il cammino delle civiltà, specie oggi che le economie sono ancor più interdipendenti grazie alla globalizzazione, ci muoviamo di più e quindi le pandemie sono sempre dietro l’angolo, poiché “tutta la storia dell’umanità è stata una lunga battaglia contro i microbi responsabili delle malattie infettive… Nel complesso, l’abbiamo costantemente persa. I microbi infatti evolvono molto più in fretta di noi… L’evoluzione però ci ha dotato di qualcosa che i microbi non possiedono: l’intelligenza”, anche se “contrariamente agli eserciti, i microbi non firmano armistizi o capitolazioni: con loro la guerra è sempre all’ultimo sangue”.

A ricostruire, con una narrazione dal ritmo del romanzo, ricca di dettagli e interfacce, la storia di questi nemici dell’umanità (un anno prima del coronavirus, quasi una profezia) Barbara Gallavotti (biologa, scrittrice, giornalista scientifica autrice di “Superquark” e “Ulisse”) in “Le grandi epidemie. Come difendersi” (Tutto quelle che dovreste sapere sui microbi), Donzelli Editore, Roma 2019, pp. 210, euro 14,00 (collana “Rosso e Nero”), collaborazione di Francesco Maria Galassi, riproposto dal vortice della quotidianità fra i breafing alle 18 e l’#iorestoacasa: “il panico e il non sapere come reagire sono i migliori alleati del virus” (Stefano Prandoni). Un excursus (“la storia di due mondi: quello degli uomini e quello, invisibile, dei microrganismi… due pianeti in guerra permanente fra loro… sono dappertutto, dentro e fuori di noi… sulla pelle, nelle parti più intime, nel naso, nella bocca oltre che nell’intestino, nel sangue, nei muscoli… Abbiamo addirittura più batteri che cellule!”, Angela, che mena fendenti ai no-vax, Barbara invece relativizza il “revisionismo” dei presuntuosi che infettano il web), che coniuga con perizia la necessaria cifra divulgativa alla scansione severamente analitica, netta di suggestioni e fake news, con una ricca bibliografia, e che fra i tanti “messaggi” che ci consegna, fa intravedere quello dell’accidentalità della Storia, delle sue improvvise ellissi e perfide parabole, le improvvise virate che rimodulano l’uomo e riscrivono l’umanità molto e più radicalmente di religioni e ideologie – tutte relativizzabili - contro cui l’uomo è impotente, con la sua scienza e tecnologia che lo illudono della sua onnipotenza, ingenue fughe in avanti, sorde lotte per il potere.

Perché la paura è una “maestra” di vita capace di incidere nel nostro animo più d’un’architettura spirituale che può franare da un giorno all’altro (ove sono le divinità egizie? e greche? e maya? e azteche?) e di una piramide sociale e morale, fragili e illusorie come castelli di carte di cui poco resta. Basti pensare che in passato, quando le epidemie decimavano i popoli (“milioni di milioni di morti”, Angela; dopo la scoperta dell’America, la sifilide uccise in Europa oltre 5 milioni di persone, inclusi Cesare Borgia, Shakespeare, Nietsche, Mata Hari, Al Capone, ecc.), restavano più terre per chi volesse coltivarle e quindi i virus sono anche un affollamento semantico, in tal caso uno stop and go che fa ripartire l’economia. La peste in Toscana formattò il Medioevo e diede il “la” al Rinascimento. Per cui, chi oggi si illude che tornerà tutto come prima, e anzi smania perché ciò accada, è solo un ingenuo, non ha capito niente. Poiché le cicatrici si possono pure rimarginare, ma restano, e una nuova scala sociale e di valori attende i sopravvissuti, un’altra sensibilità e percezione del reale, consumi di altri brand, gestione del risparmio, socialità, costumi, quotidianità, cultura, politica (ci crederà più ai politici?), ecc.

Nelle democrazie che cambiano volto virando verso la democratura, altro che pieni poteri al Papeete. E altro che il folklore delle canzoni sui balconi… Occorrerebbe invece smettere di starnutire: ogni volta van via 40mila goccioline, scagliate anche a 4 km di distanza. Negli USA, per dire, c’è la corsa a procurarsi un’arma: aumenterà la microcriminalità e gli americani, sovranisti e no, si difendono senza se e senza ma. Da noi si compra il lievito, si impara a fare il pane puntando a un’autarchia da anni di guerra. Nei condomini abbiamo conosciuto chi ci abita accanto, sino a ieri manco ci interessava e condividiamo le polpette al sugo col vecchio del piano terra, gli facciamo la spesa e gli procuriamo i farmaci: nulla sarà più come prima… © Riproduzione riservata
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