L’estate di Sara e Diana, leggera come la brezza a Polignano


FRANCESCO GRECO - Gli uomini, e chi li capisce? A volte se ne vanno senza dare spiegazioni. Spariscono senza motivo. Guarda caso, proprio come le donne: il mondo gira in tondo, aveva ragione Garcìa-Màrquez.

Cesare (“uomo così attento, così affettuoso”, “un invertebrato”, “occhi verde scuro”) si è eclissato dopo una storia con Diana durata due anni e mezzo, alla vigilia delle possibili nozze, dissolto come un’ombra di un film di Fritz Lang o Ingmar Bergman, “è andato via così, senza uno straccio di spiegazione”, e con l’affitto condiviso con la ragazza, un’impiegata piccolo borghese.

Succede: il maschio alfa non è più quello del tempo andato, va l’androgino, l’eunuco, non vogliono assumersi responsabilità, a 50 anni son barricati nella cameretta, la mamma stira le camicine e prepara le minestrine, invece di cacciarli a calci in culo: nerd e bamboccioni 2.0.

Così Diana, forse incinta (“Io col pancione? E con le nausee? E le emorroidi?”), o forse no, depressa, elabora il lutto della crisi dalla sua amica Sara Mirenti, piccola imprenditrice (ramo abbigliamento) facoltosa. Che a Ferragosto, da Pavia la porta in vacanza in Puglia (Polignano, “Rifugio di Calipso”), dove il paesaggio di ulivi, mare e terra rossa, è di per sé trasfigurato in una terapia sottintesa per lenire le ferite d’amore.  O almeno tale è l’autosuggestione. Importante è dimenticare, chiarire a se stessi la natura dei propri sentimenti, in un tempo di anaffettività dirompente e le scogliere apule sono un balsamo efficace.

E’ l’intrigante incipit di “Leggera come l’estate”, romance di Annalisa Rizzi, Roma 2018, pp. 121, euro 5,99, ebook euro 2,99, impaginazione e progetto grafico di “Righe Gemelle”, cover “PublicDomainPictures”.

Scritto in forma di diario, le amiche incontrano Stefano (“Mi destabilizza e la cosa mi rende nervosa”), un receptionist tenebroso, “amorfo” e un elettrauto, Roberto. Due archetipi levantini agli antipodi: enigmatico il portiere (poi si scoprirà il motivo, pene d’amore), solare e vitale l’altro.  E il lettore capisce subito che la patologia psicologica è dietro ogni parola, sguardo, sottinteso. C’è solo da decidere la natura. Stefano è confuso perché scottato da un divorzio, non è diventato padre, è ossessionato dall’ex moglie Carola. Così i due vissuti, suo e di Diana, si sovrappongono, fino al colpo di scena finale: Cesare riappare, ma ormai…
 
Scritto con levità e freschezza, la Rizzi padroneggia l’intreccio sentimentale e i vaghi sentimenti che oggi ci animano, al tempo della rimozione e il transfert codificato, la sessualità malata. Il retroterra psicologico dei personaggi, le identità sospese e incerte, tutto è precario.

Una scrittrice potenziale, da tener d’occhio, la Rizzi ha già un bell’elenco di titoli. Sta a lei decidere se vuole essere cipria, piumini e cuoricini aggiornati al III millennio, o guardare alla carnalità sensuale, devastante, tantalizzante  delle sorelle Bronte o Isabel Allende. Consideriamoli, questo e i romanzi precedenti, opere di formazione, preludi a qualcosa che verrà…
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