C’è un tempo per ogni cosa


VITTORIO POLITO - Il “Qohèlet” o Ecclesiaste, che significa Maestro o oratore nell’assemblea o adunarla o convocarla), un libro di dodici capitoli scritto nel III secolo, ricorda che “C’è un tempo per ogni cosa”.

Il genere letterario è quello dell’autobiografia di un sovrano. Si tratta di una specie di testamento, finalizzato alla formazione dei giovani aristocratici della società. Qohèlet è scritto in un tempo di passaggio, di confusione, di cambiamento epocale, simile quindi al nostro.

Il titolo del libro indica anche l’autore, colui che raduna l’assemblea. L’autore, comunque, è identificabile in Salomone, figlio di Davide, re di Gerusalemme, anche se tale attribuzione potrebbe giustificarsi nella preoccupazione di dare autorità al testo, riferendosi ad un personaggio di alto rango, di prestigio. Egli, in ogni caso, è un sapiente, un maestro che ha trasmesso sapere.

Qohèlet, variamente interpretato come un sapiente pessimista e disincantato, maestro del sospetto, oppure, al contrario, come un sostanziale ottimista perché vede la miseria dell’esistenza e invita a godere gli scarsi momenti di serenità, di piacere e della giovinezza.

Il testo ricorda che c’è un tempo per ogni cosa come ad esempio “tempo di nascere e tempo di morire”, “tempo di demolire e tempo di costruire”, “tempo di piangere e tempo di ridere”, “tempo di lutto e tempo di allegria”, tempo di guadagnare e tempo di perdere”, “tempo di tacere e tempo di parlare”, “tempo di conservare e tempo di buttare”, “tempo di amare e tempo di odiare” e “tempo di guerra e tempo di pace”.

A proposito del “tempo di guadagnare e tempo di perdere”, nel senso di accumulare ricchezze, sta a significare che poi un erede le sperpera, avendole ottenute senza fatica. L’esortazione del godimento, poi, non è riferito alla ricerca sfrenata del piacere, ma un invito a rallegrarsi delle piccole gioie della vita, dono di Dio.

Il riferimento al tempo di conservare e tempo di buttare, significa mettere ogni cosa al suo posto, cioè fare ordine nella vita essenziale, dal momento che la confusione mentale è anche disordine delle nostre vite.

In sostanza bisogna mettere ordine in tutto, nelle emozioni che ci aiutano a sopravvivere, nei pensieri che se “tossici” rovinano la vita e nelle relazioni, soprattutto le amicizie vere, che non possono che farci bene.

In conclusione, secondo lo scrittore Giorgio Saviane (1916-2000), «l’Ecclesiaste è un libro solenne dove Dio appare il costruttore dell’uomo che ama, sì ma proprio perché lo ama lo vuole corretto, distaccato a guardare l’avvenire con propositi intransigenti: non vi è mai una dolce provvidenzialità, una distrazione di Dio nell’agevolarti. Talmente pieno di pessimismo, finisce per fare del pessimismo un bene: questo è il suo significato estremo che sprona ad affrontare la vita quale uno spettacolo senza tregua».
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