Il tempo e la sua anima insonne, la poesia di Buccarello


FRANCESCO GRECO - “Tempus ordo numerus et mensura” (Galileo).Il tempo è ordine e misura di tutte le cose. Il sentimento del tempo che scorre nonostante tutto, che ci consuma lentamente e che scolora nel crepuscolo, con le sue infinite interfacce, contaminazioni, sedimentazioni.
Il tempo che ci predispone verso l’ignoto, l’ultimo orizzonte per chi non crede, per chi crede, invece, la rinascita, o la reincarnazione.
 
E’ la password per entrare in “Esuli del tempo”, Il Convivio Editore, Catania 2020, pp.96, euro 11.50 (bellissima cover dell’artista Antonio Pizzolante), terza fatica letteraria di Vittorio Buccarello dopo l’esordio “La voce che sogna”(2017, poesie) e “Foglie in autunno”(2018, romanzo).
 
Vittorio è un uomo vero, che ha vissuto molto e i suoi versi impregnati di vita. Ha visto tanti mondi (è stato contadino, muratore, emigrante in Svizzera sin da ragazzo; poi ancora muratore, operaio calzaturiero): è la modulazione dell’uomo della Magna Grecia.
 
Ha lavorato la terra e sui cantieri dove si fanno le case, ha sofferto perché è il destino di chi nasce in questo “paradiso” amaro, ma ha lottato senza requie per il pane e la dignità, ha amato, è amato, oggi gode i giorni della maturità, assaporando i frutti di tanta fatica e, avendo scoperto la scrittura ne ha fatto la compagna dei suoi anni.
 
Ha seminato tanto, e oggi raccoglie i giorni più sereni che un uomo possa desiderare, con i suoi affetti più cari, nella sua casa dove certe sere nei simposi si parla di libri, di arte, di musica, di bellezza. 
 
Il suo sguardo sul mondo, la vita, gli altri, l’universo, è sempre stato vivo e dialettico, innocente, come il “fanciullino” pascoliano, e ciò gli ha permesso di arricchire la sua anima di sensazioni, di dare forza alla memoria, di irrobustire le sue radici. Una vita piena, ricca di umanità, di fierezza.
 
Un mood che ispira una naturale vocazione alla poesia e che oggi si scioglie in versi teneri e struggenti, a comporre un canto di stupore e di ringraziamento alla vita che gli ha dato tanto, che sale dal cuore dell’uomo e dalla terra verso il cielo.
 
Si può pertanto trasfigurare nell’archetipo dell’uomo del Sud dell’altro secolo, che abbraccia il suo destino, colmo di quella pietas cristiana e al contempo civile che accetta ogni sfida e lascia lo sguardo aperto all’incanto, alla meraviglia dei paesaggi, i fiori, i tramonti, il mare, la terra dal primo all’ultimo giorno che gli toccherà in sorte.
 
Le asprezze della vita - che sono di Vittorio come di tutti noi - non hanno sfiorato la purezza del suo cuore, che è e resta quello di un bambino curioso, capace di vedere oltre le apparenze e la banalità quotidiana, quel che conta davvero, ciò per cui vale la pena vivere. E di fermarlo sulla carta, facendocene dono.
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