Montesardo, che pizza!


FRANCESCO GRECO -  Vuoi mettere la pizza “Macurano”? Fior di latte, crema di noci, grana, porcini, granella di nocciola. Oppure la “Santa Barbara”? Fior di latte, pomodori secchi, speck, rucola. O “Leuca”? Fior di latte, mortadella, pesto, granella di pistacchio
Il post-Covid non poteva essere più dinamico dal punto di vista dell’offerta gastronomica del territorio a Montesardo (e dintorni), dove nel giro di poco tempo stanno nascendo ben 3 start-up.

3 pizzerie: un piccolo record in un paese di appena 1500 anime. Che si aggiungono all’hostaria di Antonio Torsello che affaccia sulla piazza principale e offre ai turisti entusiasti ottime grigliate, pezzetti di cavallo, gnommareddhi (involtini), ecc. E ovviamente del buon vino del territorio, E al bar storico “Moncafè” (ex Sant’Antonio, dolce e salato di qualità dai tempi mitici di Nonna Domenica, nell’altro secolo).

Sembra lontano anni-luce il lockdown (8 marzo-3 giugno): queste piccole imprese erano in stand-bye e ora sono anche una forma di esorcismo contro il coronavirus, che aveva costretto al rinvio l’apertura: la sfida di giovani lavoratori che hanno girato il mondo e sono tornati carichi di esperienza e non vogliono più andarsene dalla loro terra, intendono restare dove sono nati, e darsi una possibilità.

Oltre alla “Porta Terra” (sue le pizze di cui dicevamo all’inizio, ma ce ne sono molte altre) di Claudio e Francesca Colella, è in vista l’arrivo (a settembre, con un “Pizza party”) e sempre in piazza Sant’Antonio, di “Saporè” (pizza e sfizi), di Antonello Garofalo, 31 anni, da Morciano di Leuca.

Nato in Germania dove ha vissuto sino a 14 anni, è figlio di emigranti che nel 2014 sono andati in pensione tornando nel Salento. Dopo il liceo, Antonello ha vissuto a Monaco di Baviera dal 2014 al 2019, lavorando nel ristorante degli zii “fra pentole, stoviglie e profumi inebrianti”. Ha frequentato l’Accademia dei Panettieri e vari corsi (fra i tanti, in “impasti alternativi”) con ottimi maestri, fra cui Edoardo Fiore e Gabriele Bonci (“Prova del cuoco”, in foto) con cui si è specializzato in “pizza in teglia alla romana” e “pizza in pala”.



Più volte campione europeo e mondiale, fa parte della squadra nazionale acrobati pizzaioli. Col motto “la pizza è magia”, sta realizzando il sogno lungamente accarezzato da emigrante e anche lui vuole caratterizzare le sue pizze facendole interagire col territorio: intende chiamarle col nome dei rioni del paese (Massarone, Arvasì, Tarascheri, Muraje, Carcare, Terra du Mulu, Riccadonna, Muvazzi, Trasimunnu, Palummaru, ecc.). Ma anche dei paesi vicini (Alessano).

E, infine, una terza in piazza Chiesa, dove un tempo ci fu la mitica “Taverna”, la birreria storica dei sette fratelli Russo (oggi must nei supermercati e le bibite, oltre 20 posti di lavoro: che con questi chiari di luna sono tanto). 

La sta aprendo Ivan Ratano, un ragazzo di Alessano, impianti moderni, tanta voglia di fare, il nome resterà invariato. I lavori di preparazione dei locali sono cominciati esattamente un anno fa. Si chiamerà ”La Nuova Taverna”. Start il 12 settembre alle ore 18.

La sfida del futuro è quindi sulla qualità (e i prezzi popolari) e la voglia di lavorare, di mettersi in gioco, di creare: una bella password per la ripresa dopo mesi di consumi in calo e di depressione. Un modo intelligente e creativo di mettersi alle spalle la pandemia e guardare avanti. A volte basta una buona pizza per guardare al domani con una luce di speranza e di ottimismo.

La rivoluzione più bella è far bene quello che si sa fare ogni giorno che la sorte ci concede: come diceva il poeta lucano Orazio, “tu segnalo fra gli utili”. Specie in giorni difficili come questi che e che dobbiamo assolutamente bypassare per vivere una vita vera. Anche con una buona pizza.
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