Panico e la "Ruggine" dei ricordi
FRANCESCO GRECO - ROMA. In occasione di "Rome Art Week", la galleria “Il pastello” di Marcello Persica presenta la mostra “Ruggine” di Roberto Panico, a cura di Tanja Mattucci e dello stesso Persica.
Inaugurazione lunedì 26 ottobre 2020, alle ore 18.00, presso lo spazio "Plus Arte Plus", sito in Viale Mazzini 1, Roma (fino al 31 ottobre).
Sarà presentata una selezione dei lavori appartenenti all'ultima produzione dell’artista pugliese, opere alle quali saranno accostati elaborati di precedente datazione al fine di sottolineare l'evoluzione della ricerca artistica ed estetica del maestro.
Incentrata sul valore del ricordo, di oggetti di quotidiano utilizzo: pale, picconi, chiodi, intrisi dell’energia di mani sapienti ma destinati a un ineluttabile disgregarsi al suolo, fino al momento in cui il maestro non decide di sceglierli, farli suoi, proteggerli dall'oblio.
Le opere di Roberto Panico (nato a Racale, Lecce, nel 1949) si presentano come uno scrigno capace, attraverso lo sguardo, di aprire la serratura del ricordo, di un passato che si credeva dimenticato, in omaggio a coloro che ci hanno preceduti e formati.
Seguendo le sue parole, i suoi lavori sono una dedica ai “nonni più antichi”, a un sacrificato vissuto che è germoglio del nostro presente. Picconi, martelli, chiodi, falci, campane, pale, riesumati, riacquistano la vivacità che persero nel momento in cui vennero abbandonati nel terreno, esposti alle intemperie, allo scorrere dei giorni, svuotati della loro funzione semantica, divergendo verso un’inesorabile sorte, di totale disgregazione.
"È una produzione vibrante sotto agli occhi dell’osservatore- spiega Panico - palpabile è l’energia che scorre tra le venature del legno, tra le miscele delle soluzioni metalliche; sono oggetti che continuano a percepire, come epidermide, il calore della presa che le ha impugnate".
Panico è l'ideatore della "Polis Universale", il monumento polisemico in progress a cui lavora da almeno due decenni e di cui noi ci siamo occupati più volte negli ultimi anni.
Sarà presentata una selezione dei lavori appartenenti all'ultima produzione dell’artista pugliese, opere alle quali saranno accostati elaborati di precedente datazione al fine di sottolineare l'evoluzione della ricerca artistica ed estetica del maestro.
Incentrata sul valore del ricordo, di oggetti di quotidiano utilizzo: pale, picconi, chiodi, intrisi dell’energia di mani sapienti ma destinati a un ineluttabile disgregarsi al suolo, fino al momento in cui il maestro non decide di sceglierli, farli suoi, proteggerli dall'oblio.
Le opere di Roberto Panico (nato a Racale, Lecce, nel 1949) si presentano come uno scrigno capace, attraverso lo sguardo, di aprire la serratura del ricordo, di un passato che si credeva dimenticato, in omaggio a coloro che ci hanno preceduti e formati.
Seguendo le sue parole, i suoi lavori sono una dedica ai “nonni più antichi”, a un sacrificato vissuto che è germoglio del nostro presente. Picconi, martelli, chiodi, falci, campane, pale, riesumati, riacquistano la vivacità che persero nel momento in cui vennero abbandonati nel terreno, esposti alle intemperie, allo scorrere dei giorni, svuotati della loro funzione semantica, divergendo verso un’inesorabile sorte, di totale disgregazione.
"È una produzione vibrante sotto agli occhi dell’osservatore- spiega Panico - palpabile è l’energia che scorre tra le venature del legno, tra le miscele delle soluzioni metalliche; sono oggetti che continuano a percepire, come epidermide, il calore della presa che le ha impugnate".
Panico è l'ideatore della "Polis Universale", il monumento polisemico in progress a cui lavora da almeno due decenni e di cui noi ci siamo occupati più volte negli ultimi anni.