Storia e leggende delle vie militari di Roma

VALTER CANNELLONI - L'autore del testo, l'emerito professor Giovanni Brizzi, docente di storia romana presso l'Università di Bologna, sceglie, per questo suo andare per le vie militari romane, tre strade: l'Appia, la Flaminia e l'Emilia.

Dopo aver illustrato le tecniche di costruzione, con l'impiego di un calcestruzzo composto di sabbia, ghiaia, pietrisco, con l'aggiunta di pozzolana di Baia e di Cuma, capace di stupire anche i tecnici di oggi, l'attenzione dello studioso passa poi sulla “Regina Viarum”, la via Appia che, da porta Capena, nel centro di Roma, conduce fino a Brindisi e poi in Albania.

La via Appia è ricca di vestigie storiche importantissime: dal tempio del fantomatico dio Redicolo (“colui che fa tornare indietro”), il quale avrebbe fermato Annibale alle porte di Roma con le sue orripilanti visioni notturne, fino alle tracce del misterioso rapporto tra Numa Pompilio, primo re di Roma, e la ninfa Egeria.

Il testo esamina poi i celeberrimi monumenti del moderno Parco dell'Appia Antica, dal sepolcro degli Scipioni alla tomba di Cecilia Metella, per arrivare al luogo del famoso “Domine, quo vadis?”, frase pronunciata dall'apostolo Pietro all'apparizione del Cristo, e poi resa immortale dal romanzo omonimo (che nel 1905 avrebbe vinto il premio Nobel) dello scrittore Henryk Sienkiewicz.

Brizzi fa poi un salto chilometrico fino a Sperlonga, sulle tracce di Ulisse, con il gruppo marmoreo ribattezzato l'”Odissea in marmo” rinvenuto nella villa di Tiberi.

L'andare sulla via Appia si conclude a Formia, dove Cicerone fu inseguito e ucciso nella sua lettiga (43 a.C.) dai sicari di Antonio. Si va poi per la via Flaminia, la strada militare per eccellenza, costruita dal console Caio Flaminio Nepote per premiare la plebe rurale, che parte da piazza del Popolo ed arriva fino a Rimini.

Lungo questa strada giunsero per Roma i maggiori pericoli nemici nel corso dei secoli, tanto che Curzio Malaparte, nel 1944, definì il generale americano Clark “il primo barbaro nella storia a conquistare Roma provenendo da Sud”.

Brizzi enumera tre battaglie storiche avvenute lungo la via Flaminia: quella di Sentino (286 a.C.) in cui Roma sconfisse la terribile coalizione formata dai Sanniti e dai Galli Senoni, quella del Metauro (207 a.C.), in cui i Romani vinsero sui Cartaginesi di Asdrubale, fratello di Annibale (tagliandogli la testa e gettandola nel campo nemico) e la famosissima battaglia di Ponte Milvio (312 d.C.), in cui Costantino, fregiandosi del simbolo cristiano della croce (“hoc signo victor eris”, con questo segno sarai vincitore), sbaragliò le truppe del rivale Massenzio, inaugurando il cristianesimo di Stato.

L'ultima via militare, la via Emilia, “mater regionis”, ha la particolarità di non essere stata tracciata per collegare città, ma di essere essa stessa la causa della costruzione di nuovi “fora”, come Parma, Imola, Forlimpopoli, Modena, Reggio Emilia, che poi divennero, in età imperiale, centri urbani importantissimi. In età repubblicana, la via Emilia costituì il “limes” (confine) settentrionale di Roma.

Insomma, un'opera interessantissima pur nella sua brevità, che ci apre uno squarcio di luce su un mondo, quello romano, che ancora oggi ci è invidiato da tutti.

Giovanni Brizzi
"Andare per le vie militari romane"
(collana "Ritrovare l'Italia")
Editrice il Mulino, Bologna 2020

pp. 135
euro 12.00.

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