Franco Marini, il sindacalista che sfiorò il Quirinale


NICOLA ZUCCARO
- Il 17 aprile 2013 Franco Marini fu indicato come candidato alla presidenza della Repubblica dal Partito Democratico, dal Popolo delle Libertà, da Scelta Civica, dall'Udc, dalla Lega Nord, da Fratelli d'Italia, dal Centro democratico e dai gruppi di minoranza che rappresentavano le minoranze linguistiche. Il suo nome fu proposto in una rosa di nomi, successivamente ristretto ad una terna in cui figuravano Giuliano Amato e Massimo D'Alema. 

La candidatura di Marini fu particolarmente caldeggiata da Pierluigi Bersani e da Silvio Berlusconi, rispettivamente segretario del PD e presidente del PDL. Alla prima votazione, pur riportando il quorum più alto pari a 521 voti, Marini non riuscì a raggiungere il quorum richiesto di 672 voti. Il presidente uscente del Senato divenne, con questo risultato, il primo candidato a Capo dello Stato non eletto ad aver raggiunto in uno scrutinio la maggioranza assoluta dei voti e con il massimo numero di voti in un singolo scrutinio. 

Primati che non consentirono a Franco Marini, per il precedente ruolo di n.1 della Cisl, di essere il primo sindacalista a salire al Quirinale per poter ricoprire la carica di presidente della Repubblica.