Luigia Caringella, simpatia e umorismo pugliese al femminile


ROBERTO BERLOCO - Nata a Bari cinquantuno anni fa, affermata attrice teatrale e cinematografica, Luigia Caringella è uno dei principali nomi femminili della simpatia pugliese, quella che mette di sicuro buon umore sullo schermo, fermentando, negli spettatori, quel sorriso che ha il potere di creare una magica sospensione dalle vicissitudini della quotidianità, instillando un entusiasmo trascinante e difficile a spegnersi anche con il passare del tempo.

D.: Luigia Caringella è un’artista professionista pugliese nota al gran pubblico per le sue doti di simpatia. Una, di simpatia, sia chiaro, assolutamente non comune, perché al tempo stesso viva, umana, spontanea, amabile, frizzante, contagiosa. Luigia, al primo impatto ci pare di sapere tanto di te, eppure ci manca di conoscere come sia avvenuto il tuo ingresso nel mondo dello schermo e del palcoscenico … insomma, quando hai capito che quella dell’arte teatrale e cinematografica sarebbe stata la tua strada di vita?

L.: Premetto che, fino all’età di ventisei anni, non era nei miei progetti lavorativi diventare un’attrice. È iniziato tutto per gioco nel 1996, con il ruolo di “Ndramalonga” (governante insolente, strafottente, che tutto faceva tranne che i suoi doveri), nella prima serie della “Very Strong Family”. Il personaggio risultò così simpatico e diretto, da riscuotere subito un grande riscontro da parte del pubblico, tanto che fui ricontattata per la seconda produzione.

D.: Naturalmente, il tuo volto è associato al “Mudu’”, uno dei barzellettieri più noti e apprezzati d’Italia. Quando e perché è iniziato il tuo sodalizio artistico con il “Mudu’”? Parlaci di questa esperienza che, ogni giorno, attira e diverte, in modo sano, milioni e milioni di italiani …

L.: Dopo qualche anno di assenza dalla TV, per scelta, perché ero diventata mamma, incontrai Uccio De Santis, che, all’epoca, stava girando “Robinuccio” e, in quest’occasione, mi assegnò un cameo nella serie. Rimase colpito dal mio modo di recitare e mi richiamò per le riprese del “Mudù 5”. Di lì è iniziata la collaborazione, con la mia costante partecipazione a tutti i “Mudù” televisivi e nei tour estivi.

D.: Quanta misura, nel tuo successo di attrice, hanno avuto le tue attitudini e la tua personalità di donna? O, forse, meglio: quanto di Luigia Caringella di tutti i giorni c’è nella Luigia Caringella attrice?

L.: Bhé … c’è tanto. E credo che sia proprio questo il motivo per il quale il mio personaggio é così amato dal pubblico … perché risulta essere vero, genuino, originale e sincero, proprio come lo é Luigia Caringella di tutti i giorni.

D.: Nel “Mudù” vi sono anche diverse altre, belle anime femminili. Tutte artiste di solida levatura professionale, capaci d’interpretare, sempre con successo, il messaggio umoristico che ogni scena contiene e trasmette. Se, comunque, dovessi indicare in te almeno una differenza rispetto alle tue colleghe del corpo artistico del gruppo, cosa troveresti oppure dove cercheresti?

L. : A formare lo zoccolo duro femminile del “Mudù” siamo state in quattro: la grande Mariolina De Fano, che, purtroppo, ci ha lasciati l’anno scorso, poi Antonella Genga e Annabella Giordano. Ognuna di noi é diversa dall’altra. Nella recitazione io e Antonella ci somigliamo, ma, al tempo stesso, abbiamo caratteristiche che ci distinguono l’una dall’altra. La diversità la riscontro più con Annabella, alla quale, molto spesso, viene dato il personaggio della donna snob, intellettuale, elegante e che parla in perfetta dizione.

D.: “Noi siamo Francesco” e “Non me lo dire”, due pellicole per il cinema, con due trame, però, assai diverse per struttura e missione. Nella prima, con la regìa di Guendalina Zampagni, emerge il delicato tema della disabilità, con il giovane protagonista privo di braccia, il quale, però, è circondato da sane amicizie e da un clima umano positivo che lo spronano a vincere psicologicamente il limite dell’handicap. Nella seconda, con protagonista Uccio De Santis, che si muove secondo una sceneggiatura dove s’alternano sapientemente il motivo umoristico con messaggi di sottofondo connessi al tema della fedeltà in amore, per il risvolto d’una importante edificazione morale. Cosa ti ha lasciato di più vero ciascuna di queste partecipazioni? Cosa ti è rimasto più impresso dell’esperienza di storie con verità così forti al loro interno?

L.: È inutile dire che registrare “Non me lo dire” é stato rimanere a casa, nella zona comfort, tra amici e colleghi di sempre. Un film leggero e divertente che, al contrario di “Noi siamo Francesco”, non ha motivo di riflessioni. Un film sulla disabilità ti aiuta a comprendere quanto si può essere fortunati ad essere in buona salute e a non darlo per scontato. Inoltre, ti permette di riflettere su quanto, invece, è difficile per un portatore di handicap affrontare una vita piena di ostacoli.

D.: Perché il tuo pubblico fedele tiene diritto a sapere, cosa c’è nel futuro prossimo di Luigia Caringella? Cos’hai in serbo per i tanti tuoi ammiratori che ti seguono e non solo dalla Puglia?

L.: Di questi tempi vorrei saperlo anche io. Di sicuro, ci saranno le registrazioni per il “Mudù 10”, però, al momento, tutto il resto é un’incognita.

D.: Se dovessi fornire un utile consiglio materno ai giovanissimi che volessero seguire la strada dell’attoria e dello spettacolo … ?

L.: Ai ragazzi che vogliono intraprendere questa strada, consiglio di coltivare la propria attitudine con lo studio e di osservare i grandi attori, analizzando le loro interpretazioni e, comunque, di essere sempre sé stessi.

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