Quant’è buono il brodo di tartaruga di Darwin


FRANCESCO GRECO
- Ammettiamolo senza se e senza ma: la parola “genio” è stata svuotata di significato, nel senso che la si usa a cavolo per gente e situazioni inappropriate. Come, d’altronde, il termine “star”: basta che uno vaghi per 5 minuti nel tubo catodico e già tale si crede, tanto che per mostrare al mondo quel che (non) sa fare, pretenderà un cachet sostanzioso, la tragedia è che prima o poi trova pure qualcuno che glielo dà. Esponenziale, la pantomima continua all’infinito.

Chi pensa tuttavia che è qualcosa espressa dalla modernità, sbaglia. E Barbascura X (un chimico con dottorato di ricerca, “ma non sono nemmeno in grado di annaffiare le piante senza annaffiarmi i piedi”) lo dimostra in “Il genio non esiste” (E a volte è un idiota), Edizioni Tlon, Roma 2021, pp. 312, € 16,00, cove e progetto grafico di Caterina Ferrante (in redazione Matteo Trevisani e Maria Elena Marrocco).

Il libro (un best-seller giunto alla IX edizione) altro non è se non la trasposizione, con una cifra ironica e divulgativa, dello spettacolo che il docente si è ritrovato a proporre nei teatri italiani a un pubblico sempre più vasto dopo un inizio titubante e, ovvio, aver trovato la modulazione giusta, light, una sera mentre a Strasburgo era in attesa di tenere una conferenza scientifica “seria”.

Intercettando, evidentemente, il desiderio diffuso di avvicinarsi a concetti alti e difficili, tra filosofia, genetica, chimica, fisica e quant’altro, in chiave leggera da stand-up comedy.

Colti nelle loro ingenuità e contraddizioni, umani, troppo umani, la gallery spazia dai presocratici (gli atomi di Democrito allievo di un maestro che forse non è mai esistito, Leucippo), alla teoria dei quattro elementi di Empedocle, sino alla relatività di Einstein.

Sapevamo della leggerezza di Nikola Tesla saccheggiato da Marconi (gli avrebbe rubato ben 17 brevetti), ma non che morì povero, dannazione!

Picasso ebbe il periodo blu e quello rosa, e impiegò “1900 dipinti, 7000 disegni, 3200 ceramiche, 1200 sculture e 30.000 opere grafiche” prima di giungere alle “signorine con le zizze a punta”, ma non che avesse mezza pagina di nomi, tanto da non potersi permettere un citofono e manco i pacchi di Amazon (forse…), e le pizze a domicilio di Glovo: forse per tutta la vita ebbe problemi con la posta, ma non pagò le bollette.

Newton nacque lo stesso anno che morì Galileo (1642) è tuttora odiato dagli studenti di mezzo mondo, Barbarossa X sostiene che porta sfiga e che più d’uno gli disse di darsi all’agricoltura. Inascoltato.

Ciò che lo scienziato sottolinea, è che geni non si nasce, semmai lo si diventa a forza di provare e riprovare, testare le proprie idee, sbagliare, ripartire, magari rubacchiare allungando il collo come si faceva alle medie col compito di latino: quanta gente ha l’idea di un format tv e se lo vede scodellare dinanzi agli occhi? Se riesce a parlare con gli autori, gli diranno che a loro è venuta la stessa idea.

Per farsi passare la depressione, non resta che sorridere apprendendo che Darwin alle Galapagos assaggiò il piscio di tartaruga: secondo voi gli piacque e ne chiese un altro mestolo?

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