'Squid game': recensione del successo targato Netflix


VINCENZO NICOLA CASULLI
Squid Game (il Gioco del Calamaro), serie Netflix acclamata da pubblico e critica, tratta, almeno inizialmente, le vicende di Seong Gi-hun, un uomo sommerso dai debiti con il sogno di aiutare la madre malata e riuscire ad ottenere l'affidamento della figlia. Un giorno riceve da uno sconosciuto un biglietto per poter partecipare ad un concorso, dove sono assoldati assieme a lui altre 455 persone in serie difficoltà economiche. 

I partecipanti, seguendo le istruzioni di asettici ed armati uomini mascherati, dovranno sfidarsi su sei tradizionali giochi per bambini ed il vincitore avrà in premio l'esorbitante cifra di 33 milioni di euro. Solo al momento dell'inizio del gioco i partecipanti vengono a contatto con la tragica realtà; infatti, coloro che durante i giochi non superano le prove verranno brutalmente uccisi e la paura per la propria incolumità, l'ansia, la difficoltà nelle scelte e la sete di denaro faranno presto compiere azioni abominevoli agli stessi partecipanti. Una serie compassata, palpitante, che ben descrive l'essere umano nella sua lotta alla sopravvivenza, con tutto ciò che ne consegue. 

Nessuno spazio all'eroismo. Solo cruda realtà. L'umanità e l'altruismo vengono messi alla prova, ottenendo una visione del tutto realistica nei comportamenti dei concorrenti. L'obiettivo è esattamente questo. Spingersi fino all'estremo per individuare quanto l'essere umano possa mostrarsi egoista ed indifferente anche di fronte alle peggiori violenze e nefandezze. Mors tua vita mea. Il risultato è una fiction dall'alta denuncia sociale, indirizzata ad una platea assolutamente vasta che riesce perfettamente a trasmettere il suo messaggio. Squid game è qui tra noi. IMPERDIBILE.

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