Origine del nome Bari secondo lo storico Vito Antonio Melchiorre

LIVALCA - Molti scrivono in redazione per avere notizie su una sicura origine del nome Bari. In verità da sempre circolano notizie - alcune fantasiose - che hanno un riscontro storico ma nessuna appare definitiva. Abbiamo ritenuto opportuno riportare integralmente quello che scrisse al riguardo il notissimo e stimatissimo storico Vito Antonio Melchiorre (Bari 1922-2010) nel 2001 su un libro pubblicato da Levante dal titolo «Note storiche su Bari».

Le ricerche sulla origine dei nomi di luogo hanno sempre affascinato non soltanto i cultori della scienza del linguaggio, ma anche e soprattutto coloro che si occupano di memorie patrie, nessuno dei quali ha mai trascurato i tentativi onde appurare per prima cosa la derivazione del toponimo del proprio paese.

Data la tendenza, prevalente da sempre in questo campo a contraddistinguere le località con qualcuna delle sue caratteristiche più salienti, in molti casi la provenienza appare tanto evidente da non lasciar posto a dubbi di sorta; in altri, invece, l’incertezza è tale da dover necessariamente constatare, quando si vuol fare il punto della situazione, che ‘Grammatici certant et adhuc lis est sub iudice’ o, in altri termini, che non si è venuti a capo di niente.

Presso a poco così si presenta la questione a proposito di Bari perché, malgrado le dotte disquisizioni spesso svolte sull’argomento e le ipotesi per nulla infondate avanzate da persone dotate di notevole autorità e competenza, a tutt’oggi davvero non si conosce con assoluta precisione da quando e per quale ragione le sia stato attribuito il suo breve e strano nome di appena quattro lettere, raggruppate in due sillabe. Il problema è certamente arduo e, in attesa di veder venir fuori una qualche spiegazione convincente, non rimane, per il momento, che prendere atto delle opinioni di coloro che vi si sono finora cimentati.

La prima interpretazione della quale si possiede notizia è probabilmente quella fornita da Stefano Bizantino, che visse nel V secolo a.C. e fu autore di un lessico intitolato ‘Etnica’, ove riportò il significato dei toponimi del mondo antico. Egli vi incluse anche Bari, chiamandola ‘Baris’ e precisando che si trattava di una città avente come aggettivo etnico il vocabolo ‘barites’ ossia barese. Aggiungeva che, secondo Posidippo - un poeta del III secolo a.C. - il nome stava per ‘casa’ e che, secondo Eforo - uno storico del IV secolo a.C. - esso alludeva ad un insieme di case, ossia al paese per antonomasia.


Di diverso avviso fu lo storico barese del seicento Antonio Beatillo, il quale scrisse che Bari si chiamò in origine Japige, dal nome del suo mitico fondatore, e in un secondo momento Bari, dal nome del capitano Barione, altro mitico personaggio che l’avrebbe conquistata ed ingrandita, dandole il proprio nome. Opinò inoltre che il toponimo Bari discendesse dal greco ‘baris’, un tipo di imbarcazione usata sul Nilo e che i sacerdoti egiziani usavano consacrare ogni anno alla dea Iside.

In maniera quasi analoga si espresse Michele Garruba, verso la metà dell’Ottocento, nell’osservare che, su parecchie antiche monete baresi, figurava appunto impressa la prora di una nave.

Nel secolo precedente però l’erudito barese Emmanuele MOLA, rifacendosi al pensiero degli esperti nelle lingue orientali, aveva ipotizzato un possibile collegamento con la voce caldaica ‘beiruth’, derivante a sua volta dal nome di quelle fortificazioni che i Palestinesi chiamavano ‘bareis’. La città dimostrava peraltro di possedere un glorioso passato guerriero, simboleggiato dal tiro della freccia effigiato su alcune sue monete.

Oltre ottant’anni fa, la diatriba fu ripresa da quell’acuto e infaticabile studioso che fu Armando Perotti, il quale approfondì l’indagine da par suo, sostenendo che, in età protostorica o perlomeno nella preistoria, Bari era stata lambita da un corso d’acqua, contraddistinto da una voce equivalente o ‘bar’ o ‘var’, da cui la città medesima aveva finito con l’assumere il nome, per cui questo significherebbe il luogo sul fiume, anzi il fiume medesimo. L’intuizione, suffragata da un lungo ragionamento e da una stringata logica, non venne condivisa da molti, tanto è vero che quasi nessuno ne ha fatto più cenno.

Nel 1932 lo scrittore Tommaso Piscitelli, confutando una tesi secondo la quale Bari sarebbe derivata dalla espressione greca ‘bareis oinon’ (ricca di vini), sostenne invece la provenienza dalla radice mediterranea ‘bar’, molto simile all’altra ‘car’; da queste sarebbero scaturiti vocaboli come ‘barca, bara, carro, casa, cassa, capo, ecc., aventi tutti il significato di ‘cosa chiusa che custodisce’. Secondo Piscitelli Bari sarebbe, in sostanza, sinonimo di luogo sicuro di rifugio.

Per quanto apprezzabili, però, opinioni tanto disparate non possono che rimanere tali e, allo stato delle cose, i Baresi ancora non conoscono, con attendibile fondatezza, per quale ragione la loro città si chiama Bari.

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