Nicola Simonetti ‘illumina’ il nostro Livalca su Santa Lucia


BARI - Il nostro Livalca (pseudonimo di Gianni Cavalli) ha dedicato il 4 dicembre un articolo al professore Nicola Simonetti dal titolo «Al Museo civico di Bari il 13 dicembre Simonetti continuerà a ‘pettinare le donne’», in cui tra le tante cose chiedeva, con la sua abituale affettuosa ironia, all’amico Nicola (uno dei nove componenti del ‘Gruppo amici di San Nicola’ composto da Antonio, padre Ciro, Gianni, Luigi, Marco, Michele M, Michele P, Nicola e Peppino,) come mai nel suo libro di successo «Voci spettinate di donne ben pettinate» non solo non ci fosse Santa Lucia ma anche mancasse un riferimento al motivo per cui fosse protettrice della vista. 

Prontamente il prof. Simonetti ha risposto al quesito, con dovizia di particolari, nel testo che riportiamo:

"Carissimo Gianni,

grazie del tuo meraviglioso articolo. La verve, lo stile, le considerazioni, i rilievi, le provocazioni, la ricchezza di immagini, vocaboli, lo stile e, soprattutto, la tua gentilezza e cortesia sono veramente stupefacenti.

Per quanto riguarda la connessione santa Lucia-occhi, la leggenda (riportata dal V sec. d.C. in poi) si rifà a due episodi: la ragazza Lucia, beneficia un suo spasimante, rapito dalla sovrumana bellezza degli occhi che essa aveva e, non potendo acconsentire - per voto fatto (guarigione della madre ad opera di Sant’ Agata) - alla richiesta di “mi vuoi sposare?” fattale dal giovanotto che, peraltro, la affascinava come persona, decise di inviargli i propri occhi che essa si strappò (donde la coppetta con gli occhi che è presente in tutte le pitture che ritraggono la Santa) e che, per miracolo, subito ricrebbero, più belli di prima.

Altra leggenda è l’invaghimento di lei (in particolare degli occhi bellissimi) da parte di un potente dell’epoca (Diocleziano o un suo famiglio). Il rifiuto, la denunzia di cristianesimo operante (proibito da Diocleziano), il processo durante il quale la ragazza si strappò gli occhi, la condanna alla decapitazione ma, prima, al rogo (di qui l’uso, in molti luoghi, dei “fuochi” alimentati da fascine devotive) che non la bruciò.

Altra leggenda riferisce che Lucia, promessa sposa, da parte dei genitori, ad un magnate della città e, obbediente ai loro voleri, non si era opposta. Ma, dopo alcuni anni di ‘fidanzamento sulla carta’, Lucia scoprì che il suo promesso era un convinto pagano. Immediatamente essa si ribellò alla promessa e fece sapere a tutti che, per nulla al mondo, essa avrebbe sposato quell’infedele. Questo si vendicò e la denunciò a Diocleziano perché cristiana professante. Nel processo (giudice Pancazio o Pancasio) Lucia rispose difendendosi con parole della Sacra Scrittura. Quando essa disse “Dio soccorre chi ha gli occhi a terra… i miei occhi si spengono nell'attesa del mio Dio”, il giudice le chiese “come si spengono i tuoi occhi?”. Essa, prontamente, se li cavò, offrendoli all’inquisitore. Ma, subito, gli occhi “rispuntarono”. Ciò nonostante, la condanna non le fu risparmiata e fu decapitata. Prima che il capo cadesse, essa disse: “Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra, ma nulla ti potrà colpire”.

Il corpo della Santa è nella chiesa di San Geremia, a Venezia, nei pressi della stazione ferroviaria. Nel 1955, il corpo fu trafugato da ignoti armati ( nel 1981 patriarca di Venezia era il futuro papa Giovanni XXIII). Febbrili le ricerche, senza esito fino al 13 dicembre dello stesso anno quando - a distanza di 36 giorni dal trafugamento e in coincidenza con la data della festa liturgica della Santa - il corpo tubato fu trovato in una laguna.

Un ricordo personale: Per almeno 25 anni consecutivi, su invito del Comitato del Karolinska Institutet, sono stato, a Stoccolma, in occasione della consegna dei Nobel di Medicina che si svolgeva nei primi giorni di dicembre ( prossimi al 13). Un paio di volte ci fu coincidenza con il 13. In Svezia, quel giorno, si festeggia la ‘festa della luce’ (da noi si dice che ‘il giorno aumenta una zampa di gallina’) e, in “processione” sfila una ragazza, primogenita, vestita di bianco (purezza) con un gran velo color rosso (martirio) e, in testa, una corona con sette candele (fuoco del martirio).

Una di quelle sere, fui invitato a cena in casa di un professore del Karolinska. Ci andai insieme al mio ospite che mi condusse in un signorile stabilimento di sauna prima di andare a casa dove trovai moglie e 2 figlie con le corone con candele, accese, in testa.

Affettuoso abbraccio, Nicola Simonetti".

Nicola grazie del tuo contributo sulle tante leggende che riguardano Santa Lucia, mi permetto di aggiungere una delle poche cose che ho appreso da ragazzo e che, secondo colui che le ha riferite, sono testimonianza di fonte scritta.

Nel 1646 la Sicilia fu colpita da una profonda carestia tanto da indurre i devoti a pregare con devozione Santa Lucia; il 13 dicembre di quello stesso anno fu notata volteggiare nel Duomo di Siracusa, mentre era in atto una funzione religiosa, una quaglia che si posò sul soglio epistolare e qualcuno gridò ”è arrivato il bastimento carico di frumento”. Da mesi si attendeva tale evento e i fedeli attribuirono l’arrivo all’intercessione della santa.

Il famoso detto «Santa Lucia il giorno più corto che ci sia» risale ad un periodo antecedente al Calendario gregoriano (dal 4 ottobre 1582 secondo una bolla papale di GREGORIO XIII) quando si festeggiava in prossimità del solstizio d’inverno.

Il culto di Santa Lucia presenta affinità con quello di Artemide - per entrambe la quaglia è sacra - arcaica divinità greca venerata anch’essa a Siracusa (in Lucia e Artemide la luce impera: una nel nome, l’altra stringendo in mano due torce accese).

Grazie al sapere di Nicola, che ha citato papa Giovanni XXIII, sono andato a trovare degli appunti - una volta quello che oggi si chiama ‘rete’ era un piccolo quaderno rubricato in cui segnare notizie interessanti che potevano tornare utili nel tempo -che riguardano il cardinale Angelo Roncalli non ancora salito al soglio pontificio.

Quello da tutti ricordato come il ‘Papa buono’ nel 1953 fu creato cardinale da Papa PIO XII e pochi giorni dopo fu nominato Patriarca di Venezia; in questa veste nel 1955 affidò al noto scultore veneziano Marcello Minotto la realizzazione di una maschera d’argento per preservare dalla polvere il volto di Santa Lucia.

Nel 2004 e nel 2014 per brevi periodi le spoglie di Santa Lucia sono tornate a Siracusa (in verità nello stesso periodo anche ad Erchie in provincia di Brindisi dove vi è un magnifico Santuario dedicato alla santa. All’interno di questo piccolo capolavoro vi è una fonte naturale, alla profondità di circa 10 metri, da cui sgorga un’acqua ritenuta miracolosa per gli occhi) e pare vi sia stata una trattativa tra l’Arcivescovo di Siracusa Giuseppe Costanzo e il Patriarca di Venezia cardinale Angelo Scola affinché la reliquia tornasse definitivamente in Sicilia ( solo per la cronaca Scola attualmente è Arcivescovo di Milano).
 
Va ricordato che Tiepolo Giovanni Battista a Venezia ha dipinto un’opera che solo ammirandola di persona si possono trovare le parole per descriverla al meglio: La Comunione di S. Lucia; nella Galleria Nazionale di Arte Antica a Roma si trova un capolavoro di Luca Giordano dal titolo”Martirio di Santa Lucia”; Domenico Veneziano ha dipinto un’immagine di Santa Lucia nella tavola intitolata “Martirio di Santa Lucia” che dovrebbe trovarsi presso il Museo Federico di Berlino; nella Pinacoteca Capitolina vi è un dipinto di Bonifacio Veronese dal titolo “Madonna e Santi Lucia e Girolamo; Lorenzo Lotto ha dipinto Santa Lucia in una Pala della pinacoteca comunale di Jesi.
 
Ovunque nel mondo vi sono realizzazioni artistiche dedicate a Santa Lucia e proprio pensando alla biografia della santa mi è venuto in mente il capitoletto che Nicola Simonetti nel suo libro dedica “Alle bambine che mancano all’appello” e di cui vi riporto pochi passi:«Accertato, spesso ancora in utero, il sesso femminile, esse vengono condannate a morte. In India, nello spazio di tre generazioni, sono state sistematicamente sterminate perché colpevoli di essere femmine. Stessa anomalia criminosa in Cina. In India e in Cina si uccidono più bambine di quelle che nascono in America ogni anno. Infatti, nello spazio di tre generazioni, più di 50 milioni di persone (pari all’intera popolazione di Svezia, Austria, Belgio, Portogallo e Svizzera) sono state sistematicamente sterminate per l’unica ragione di essere femmine».
 
Nicola con grande naturalezza ci fa notare che l’opinione pubblica si sta svegliando in tutto il mondo e vi sono marce di protesta con cartelli “Una figlia è preziosa come un figlio”. Sembra incredibile che, mentre stiamo per tuffarci nel 2022, dobbiamo ancora ‘ragionare’ su quello che lo storico Eutropio pensava dell’imperatore Commodo “Hostis humani generis“ (Nemico del genere umano)…come se 1829 anni fossero trascorsi invano.

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