I cibi? Raccontano le storie

FRANCESCO GRECO - Sapevate che il gattò nacque a Napoli, alla Corte di Ferdinando di Borbone? Quale era il pranzo offerto dal principe Fabrizio ai signori d Donnafugata, su cui si intrattiene Tomasi di Lampedusa nel “Gattopardo”? E come si farcisce il tacchino che gli americani portano a tavola il Giorno del Ringraziamento, sin dal 1621? Che D’Annunzio stupiva gli ospiti con “ricette sorprendenti, accostamenti sontuosi, bizzarre varietà cromatiche…”?.   

I tempi sono volgari, tant’è che i burocrati di Bruxelles, abituati a bere spazzatura che brucia le budella, stavano per dichiarare velenoso il nostro vino pregiato, quello che piaceva agli dei e a Cesare nelle Gallie. 

Se avete dimestichezza con i cibi d’oggi, formattate tutto. Altrimenti sarete considerati degli eretici. Non usate, in società, nei salotti che contano, alla fermata della circolare rossa di slow-food, di street-food, scordate i dettami  della cucina vegetariana, quella vegana è ritenuta peccato mortale, e che non vi salti in mente di parlare di molecolare. 

Non parlate di queste religioni del mondo e globale: almeno non in presenza della Giovanna, che vi considererà blasfemi e potrebbe inseguirvi per tutta la campagna d’attorno a colpi di mestolo. E farebbe anche bene, perché cucinare è un rito per iniziati, una fede che non accetta eresie né relativismi, perché il cibo trasmette sentimenti, emozioni, echi di mondi lontani perduti ma ritrovati ogni giorno. 

Ma che non vi venga in mente di parlare, in sua presenza, di microonde, quell’aggeggio infernale dove scaldiamo la sbobba giusto per non mangiarla fredda: la giurista con la passione della cucina vi prenderebbe a calci.

Un piatto deve avere una storia, raccontare il suo ricco background, dov’è nato, la sua terra, l’identità e soprattutto, dice la sacerdotessa, essere preparato con tempi lenti, come i filosofi di un tempo ad Atene quando la sera ricevevano i colleghi per discutere della bellezza, la felicità, la verità. 

E’ la scuola di pensiero di Giovanna Visintini in “I menu di un weekend in campagna” (Ricette di casa all’insegna dell’eccellenza e dei tempi lunghi nella preparazione al contrario del “presto e bene”, Pacini Editore, Pisa 2022 (collana “Racconti fatati” diretta da Giuseppe Fatati), pp. 152, € 18,00, raccolta delle ricette di Francesca De Marini, apparato grafico di Gianluca Ghirardi. 

 E’ uno di quei libri forte e potente, che cambiano la tua idea di cibo e di riflesso della vita. Che relativizzano quasi tutto quel che vediamo in tv, dove cucinano quasi sempre robaccia indigesta per gente che ha fretta e ingoia ogni cosa e non sa che “mens sana in corpore sano”. E diremmo, parafrasando i Latini, anche la mente sana. 

I tempi che attraversiamo purtroppo teorizzano l’esatto contrario: il tramezzino ingoiato a volo e il cibo-killer che provoca tante patologie. Un suicidio quotidiano. Per gli uomini e la civiltà.

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