Capaci, 23 maggio '92: la Puglia perse gli agenti Dicillo e Montinaro


NICOLA ZUCCARO -
Sabato 23 maggio 1992. Alle ore 17.57, nei pressi di Capaci (sul territorio dell'Isola delle Femmine in provincia di Palermo), un potente ordigno pari a 500 kg di tritolo esplode sul tratto dell'autostrada A29, mentre vi transitava sopra il corteo della scorta composto da 3 Fiat Croma. In quella di colore bianco vi era a bordo il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo (anche lei giudice). 

Oltre a Giovanni Falcone e la sua consorte (morti in ospedale nella tarda serata del 23 maggio), morirono anche gli agenti della scorta Antonio Montinaro (nato a Calimera in provincia di Lecce) e Rocco Dicillo, nato a Triggiano in provincia di Bari. Entrambe pugliesi, e in forza alla Polizia di Stato, perirono con il collega-poliziotto Vito Schifani (originario di Palermo), a bordo della Fiat Croma Azzurra. Vi furono 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capruzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza. 

La strage di Capaci, così definita nella sua semplificazione storico-giornalistica, fu un attentato di stampo terroristico-mafioso compiuto 30 anni fa da Cosa Nostra e progettato dalla stessa organizzazione criminale tra il settembre e il dicembre 1991, nel corso di alcune riunioni della "Commissione interprovinciale" presieduta dal boss Salvatore Riina e nelle quali vennero individuati anche altri obiettivi da colpire.

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